A Natale compriamo locale !

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Il primo amore, ovviamente, non si scorda mai. E in questi giorni mi riecheggia frenetico un articolo, forse il primo in assoluto, che scrissi con l’intento di scrivere su qualcosa che non riguardasse le mie attività. E fu da questa testata che, a inizio settembre del 2017, prendendo spunto dalla “spoliazione” della torre campanaria da quella sue orripilante veste che da decenni la rivestiva vietandoci di contemplare il suo splendore, mi venne naturale dare la mia sulla situazione economica Nicosiana. Una situazione che, come per tutte le micro territorialità di questo entroterra siciliano, non è molto florida, in un circolo vizioso che, attenzione, non dipende da questa o quella Amministrazione, ma dalla economia generale e da quegli scelerati tagli scientificamente studiati che vengono propinati dall’alto verso il basso. La conclusione a cui pervenivo, o meglio, cercavo di pervenire, era la seguente: bisogna intervenire sulla domanda. Mi permetto di riassumere il ragionamento che portava a tale conclusione.

Tutto partiva dal prendere il paese di Nicosia come modello e supporre, per facilitare i calcoli, una popolazione di 10.000 abitanti divisa in gruppi di 2000 famiglie composte da 4 persone (padre, madre e due figli) e i restanti 2 mila di famiglie senza figli o fatta di anziani. A questa ipotesi preliminare abbiamo aggiunto l’ulteriore ipotesi che il Comune disponga di una quantità di denaro che investe per i ragazzi da 0 a 18 anni (scuolabus, giochi, eventi giovanili…). Naturalmente questi soldi, usciti dalle casse comunali, rientrano nell’economia di Nicosia grazie sia alle tasse dirette versate dalle famiglie all’erario, ma anche e soprattutto dalle tasse indirette versate dai commercianti (assumiamo, per semplicità, che ci siano 1000 commercianti in paese) che, grazie ai consumi fatti da famiglie e ragazzi (anche con la cosa più stupida, ovvero col semplice panino per la scuola), guadagnano e mettono nelle condizioni, a chi volesse intraprendere la strada del commercio, ad affacciarsi nel mercato locale aprendo nuove realtà.

Aggiungiamo anche il fatto che, guadagnando, i commercianti “stanno bene”. Tutto procede per il meglio, senonché arriva il problema, ovvero quel momento in cui l’offerta formativa di Nicosia si ferma e quindi si innesca il processo, purtroppo inevitabile, migratorio. A 18 anni, infatti, spinti dal mito della laurea (come il sottoscritto), la quasi totalità dei ragazzi abbandona la propria terra per andare all’università. Così facendo, aggiungendosi anche una minore natalità e quindi una naturale sostituzione, diminuisce la domanda. Diminuendo la domanda di beni e servizi crolla letteralmente l’offerta (in quanto, soprattutto nel breve periodo, è anelastica, cioè che non riesce a rispondere “bene” a questo sensibile calo di domanda). L’amministrazione  continua ad investire perché, giustamente, ancora si fanno figli. Ma non certo lo stesso numero di 18 anni prima (lo vediamo). Quindi il comune continua a immettere la stessa cifra di denaro (serve uno scuolabus sia con 100 che con 70 ragazzi) trovandosi un ritorno minore che si traduce in deficit e quindi in debito. Il circolo vizioso è innescato e inesorabile travolge tutto. I commercianti stessi, al diminuire della domanda, vedono diminuire i loro profitti. Tutto ciò comporta a dover “stringere la cinghia”: l’Amministrazione si vede costretta a “tagliare” su alcune voci (ad esempio uno spettacolo in meno o più contenuto…) e i commercianti, abbassatasi la clientela, chiudono (da 1000 a 700) riducendo ulteriormente le entrate comunali.

Risultato? Da un lato si raggiunge un equilibrio temporaneo, ma questo equilibrio si traduce in una situazione peggiorativa, con meno appetibilità e possibilità, conducendo i cittadini (e non più quindi solo i ragazzi) ad emigrare (con la propria economia) in altri luoghi più prosperi. Quindi ulteriore migrazione che riporta il tutto ai punti precedenti e questo circolo vizioso si ripresenta determinando lo svuotamento e il fallimento delle piccole realtà in favore delle grandi. Fermo restando che, come ai tempi, abbiamo semplificato al massimo tutto e i fattori in gioco sono molto di più, anche questa volta, a maggior ragione che stiamo riportando il tutto per richiamare alla mente quanto detto, vale la stessa semplificazione. Perché ho voluto riportare tutto ciò adesso in questo periodo? Mi si potrà tacciare di campanilismo o di altro, ma è proprio in questo periodo che si può cercare o di abbattere o di far respirare la domanda. Perché le “grandi” a cui facevo e faccio riferimento non sono necessariamente aziende nicosiane che immettono denaro in paese e che alla fine ci farebbero piangere con un occhio. Le grandi possono anche essere le multinazionali che vendono via web come Amazon per prima.

In un periodo critico come questo per i consumi, è pacifico poter dire che ogni pacco Amazon (o altri) è una pugnalata a Nicosia ed alla sua economia. Perché i soldi usati per acquistare il determinato bene online sono soldi persi per un commerciante locale e che, attraverso le tasse e la propria esistenza nel Paese, reimmetterebbe nel tessuto economico locale. Se la domanda viene soddisfatta da enti estranei a Nicosia, l’offerta Nicosiana crolla, e si amplifica maggiormente tutto quel circolo vizioso di poc’anzi. 2 anni fa, con lo spunto della torre campanaria, era stato fornito implicitamente o esplicitamente, nel turismo una tra le tante fonti di ossigeno per la domanda. Fermo restando quelle posizioni, ora più che mai il motto “comprate locale” non è uno slogan di chissà quale bandiera, ma diventa qualcosa di ragionevole, soprattutto per chi crede in questo paese e non vorrebbe vederlo morire economicamente. Ben venga anche quindi il turismo natalizio, abbiamo anche la fortuna che, sfruttando le vacanze natalizie, i ragazzi partiti per il sogno della laurea tornano in paese, e quindi la domanda si anima di potenziali nuovi acquirenti. Ma se poi questi acquirenti spendono tutto via web, la presenza o meno di essi pesa ben poco, soprattutto in alcuni settori. Lasciamo al passato quel calati juncu ca passa la china e il gattopardismo che purtroppo permea tutto il territorio non soltanto Nicosiano. Abbiamo grandi potenzialità.

Abbiamo un tessuto economico fatto da commercianti e imprenditori che eroicamente operano in questa terra dando anche lavoro. Siamo in un paese dove ci conosciamo tutti. Anche con la scusa dello spirito natalizio bello sarebbe ritrovare l’unione e la fierezza della nostra identità, con la sempre più crescente volontà del rispetto e dell’aiuto reciproco. Perché siamo Nicosiani e dobbiamo far in modo di non far morire questa terra e di non, quasi come atto terroristico o come gufo, scoraggiare più i giovani, e tutte le forze paesane, a restare. Perché, altrimenti, questo può essere un triste Natale… e noi non lo dobbiamo permettere!

 

 


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