Agira, revocati gli arresti domiciliari al giovane accusato di maltrattamenti alla convivente nicosiana

Condividi l'articolo su:

Il Gip del Tribunale di Enna, Luisa Maria Bruno, ha emesso il 13 dicembre un provvedimento nei confronti di P.M. un giovane 29 enne di Agira accusato di maltrattamenti nei confronti della convivente e del figlio di un mese.

Il Gip ha accolto la tesi difensiva dell’avvocato Filippo Giacobbe e contrariamente al parere negativo del pubblico ministero, ha deciso di sostituire il provvedimento degli arresti domiciliari con il divieto di avvicinamento alla convivente e l’obbligo di dimora ad Agira.

La giovane convivente si è trasferita da Agira a Nicosia e di conseguenza con il nuovo provvedimento del Gip, che prevede l’obbligo di dimora ed il divieto di avvicinamento, viene meno per il giovane indagato, la possibilità di reiterare il reato.

Soddisfatto per il provvedimento emesso dal Gip il legale del giovane, l’avvocato Filippo Giacobbe: ”E’ stata ridimensionata l’ipotesi delittuosa. Confidiamo che il Tribunale del riesame il 20 dicembre possa rivedere positivamente tutta la situazione eliminando ogni altra misura nei confronti del mio assistito”.

Il 30 novembre, i Carabinieri della Stazione di Agira avevano sottoposto agli arresti domiciliari il 29 enne P.M.. L’arresto giungeva a seguito della querela presentata dalla convivente dell’indagato, esasperata dai comportamenti minacciosi e violenti posti in essere dall’uomo nei confronti della stessa donna e del loro figlio neonato di appena un mese, consistenti in minacce, percosse e ingiurie causate da futili, ma frequenti liti insorte all’interno del contesto familiare, a seguito delle quali la donna, esasperata, aveva deciso di cercare rifugio insieme al figlioletto, presso l’abitazione della madre del convivente. I militari dell’Arma di Agira, ricevuta la segnalazione da parte della querelante, avevano immediatamente svolto gli accertamenti di competenza, scavando nel passato della relazione, riuscendo a mettere in luce comportamenti violenti che risalivano addirittura al mese di aprile, quando la donna era ancora al quinto mese di gravidanza e giungendo, infine, alla ricostruzione di un quadro indiziario a carico del giovane, sufficiente a denunciarlo all’autorità giudiziaria competente.

 


Condividi l'articolo su: