Assemblea sulla presenza di alluminio nell’acqua a Nicosia, Acquaenna e Siciliacque non chiariscono la provenienza – VIDEO

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Il Movimento per la Difesa dei Territori ha organizzato nella serata del 14 aprile un’assemblea pubblica aperta ai cittadini nicosiani per discutere della vicenda che a cavallo del mese di febbraio e fino alla metà del mese di marzo fece emettere al sindaco di Nicosia diverse ordinanze di divieto d’uso dell’acqua a fini potabili, dopo che l’Asp di Enna aveva rilevato, attraverso delle analisi a campione, la presenza di alluminio nell’acqua potabile, creando un allarme sociale tra i cittadini nicosiani.

Presso la sede del Mdt in via fratelli Testa sono stati invitati i rappresentati dei tre enti che in qualche modo hanno gestito e sono stati protagonisti della vicenda: Siciliacque, società che si occupa in tutta la Sicilia della captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione dell’acqua, dai bacini idrici fino alle reti dei comuni.  Acquaenna il gestore idrico integrato per la provincia di Enna, che si occupa della distribuzione dell’acqua nelle reti dei 19 Comuni dell’ennese e l’Asp di Enna, che con il Sian (servizio igiene degli alimenti e nutrizione), controlla attraverso dei prelievi periodici la qualità dell’acqua potabile. All’incontro si sono presentati sia i rappresentati di Siciliacque che di Acquaenna, mentre non c’erano rappresentati dell’Asp d Enna. Presente anche il sindaco di Nicosia Luigi Bonelli.

L’incontro è stato moderato dall’avvocato Giuseppe Agozzino, socio del Mdt, che ha introdotto il tema della serata ed i singoli interventi.

Graziano Li Volsi, socio del Mdt, ha presentato la rete idrica che porta l’acqua fino a Nicosia, partendo dal potabilizzatore, alla distribuzione dai punti di prelievo previsti in città.

Fabio Bruno, presidente del Mdt, ha chiesto nelle settimane scorse, attraverso un accesso agli atti i dati relativi ai prelievi nei primi mesi dell’anno ai tre enti, dopo aver chiarito il ruolo di Siciliacque, Acquaenna e Sian e come avvengono i prelievi e con quali frequenze, ha presentato i risultati riassumendo la vicenda. Il 12 febbraio l’Asp di Enna dopo un prelievo rilevò la presenza di batteri fecali, il 16 febbraio il sindaco di Nicosia emise la prima delle ordinanze di divieto d’uso dell’acqua a fini potabili. Il 26 febbraio durante un altro prelievo l’Asp rilevò la presenza di alluminio nell’acqua con un valore di quasi cinque volte superiore (969 micro-grammi per litro), ben oltre il limite consentito dalla legge (200 micro-grammi per litro), l’1 marzo il sindaco emise un’ordinanza di divieto, revocata il 2 marzo. Lo stesso avvenne con il prelievo del 12 marzo con un dato di 744 micro-grammi per litro, l’ordinanza di divieto del 14 marzo e la revoca del 16 marzo. In quello stesso periodo a Troina addirittura il dato di oltre 1400 micro-grammi per litro superò di oltre sette volte il limite massimo consentito.

I dati dell’Asp di Enna non combaciano per nulla con i dati presentati da Siciliacque e da Acquaenna, che negli stessi periodi non hanno rilevato dal potabilizzatore fino al punto di consegna (Siciliacque) e nella rete idrica (Acquaenna) quei valori fuori scala.

Per Acquaenna è intervenuto a più riprese il responsabile dell’ufficio tecnico, Alessandro Dottore, che ha spiegato che a Nicosia l’acqua oltre ad arrivare dall’Ancipa proviene anche dalle sorgenti del Campanito, l’acqua d queste fonti è ritenuta la migliore e può essere consumata senza problemi in quanto ritenuta ottima.

Per Siciliacque sono intervenuti gli ingegneri Maurizio Curmona, che si occupa della potabilizzazione dell’acqua ed Emilio Argento, che si occupa di gestione degli acquedotti. In 12 anni Siciliacque non ha mai rilevato questi valori di alluminio.

I tecnici hanno sostanzialmente spiegato le tecniche di potabilizzazione dell’acqua, come il prezioso liquido arriva a destinazione i controlli e le tecnologie adottate, ma non hanno saputo dare una spiegazione ai valori fuori scala di alluminio nell’acqua nei diversi prelievi effettuati all’inizio e a metà marzo, considerando che i loro dati interni, analizzati da istituti certificati, smentiscono le analisi effettuate dall’Asp di Enna.

E’ chiaro che qualcosa non torna tutti i dati e le analisi effettuate da Siciliacque, Acquenna e Asp di Enna sono da ritenersi veritiere, rimane in piedi l’interrogativo più importante, non si comprende come si sia generato il problema, che tra l’altro sparisce nell’arco di qualche giorno e non conoscendone la causa non si è in grado di capire se si ripresenterà in futuro.

 


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