Enna e suoi eroi immolatisi nella Grande Guerra del 15-18

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“La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915, e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta, è Vinta!”

Così inizia il “Bolletino della Vittoria”, diramato dal comando supremo delle forze armate italiane, del 4 novembre 1918. Il testo intero è scolpito sul marmo del Vittoriano di Roma e anche su lastra bianca di Carrara posta nella parete di mezzogiorno del nostro Municipio, firmato dal generale Armando Diaz. Sono trascorsi 100 anni dalla sua conclusione ed è ricordata come “La grande guerra”, dove una moltitudine di giovani combattenti morirono.

Furono 207 i cittadini ennesi caduti sui campi di battaglia della guerra 1915-1918. Ventinove i morti tra sergenti e caporali, sei sottotenenti, due tenenti ed un capitano; le rimanenti 169 vittime erano soldati semplici. Svariate le cause del decesso: colpiti dal fuoco nemico e nei combattimenti alla baionetta; per i postumi delle ferite riportate; per le malattie contratte durante i lunghi mesi di trincea; per la pandemia influenzale, che poi prese il nome di “spagnola”, verificatasi durante l’ultimo anno di guerra. Altri ancora perirono di stenti e malattie durante gli anni di prigionia. Un gran numero di ex combattenti, al rientro nelle loro case, vennero iscritti nell’ “albo” dei mutilati ed invalidi di guerra.

Enna festeggiò i reduci con pubbliche manifestazioni patriottiche e con la partecipazione delle vedove di guerra, vestite di nero, che sfilarono con un fazzoletto tricolore annodato attorno al collo. Nella ricorrenza del 1° decennale, nel 1928, una grande lastra di marmo fu posta sulla parete laterale del Municipio, dove è stato integralmente trascritto il “Bollettino della vittoria”, a firma del generale Armando Diaz, diffuso il 4 Novembre 1918, giorno della vittoria. Nel 1925 venne inaugurato il monumento ai caduti posto nel Piazzale delle Rimembranze a ridosso delle mura del Castello di Lombardia, opera dell’architetto Ernesto Basile. “Enna ai suoi figli caduti sui campi di battaglia a consacrazione del martirio, del sacrificio e della gloria che vinceranno i secoli” è scritto su una delle facciate in marmo del monumento, mentre sulle altre sono scolpiti i nomi di tutti i caduti. Un Viale è stato intitolato al generale della vittoria, Armando Diaz, mentre diverse strade cittadine sono state intitolate agli ufficiali e sottufficiali ennesi immolatisi per la Patria. La strada che costeggia la villa torre di Federico, che va dal quadrivio monte alla Piazza Europa, sin dalla sua inaugurazione, è stata intitolata alla storica data: IV Novembre. Molte aule del liceo classico sono state dedicate ai valorosi concittadini caduti in guerra. Al civico 211 di via Roma, nei pressi di piazza San Tommaso, si trova il palazzo dei “Combattenti e reduci” dove hanno sede le associazioni combattentistiche. Infine, nella seconda metà degli anni Cinquanta la secentesca chiesa di Santa Chiara è stata trasformata in “Sacrario dei caduti” di tutte le guerre dove nell’annuale ricorrenza del 4 novembre, festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, vengono celebrate solenni funzioni con la partecipazione di autorità civili e militari. Una moltitudine di cittadini italiani e stranieri hanno visitato negli anni questo sacro luogo. Un buon numero di soldati ennesi, facenti parte dei “battaglioni dei soldati-bambini”, i cosiddetti “Ragazzi del ‘99”, furono chiamati al fronte negli ultimi mesi di guerra, all’età di 17 anni. Durante la guerra, la città accolse umanamente un gruppo di prigionieri di guerra ungheresi, la maggior parte contadini, che vennero adibiti ai lavori dei campi, ed ospitò fraternamente numerosi profughi del Friuli dopo la disfatta di Caporetto. “Enna ha partecipato con slancio e con spirito patriottico alla grande guerra mondiale, offrendo in olocausto il sangue dei suoi figli migliori” fu scritto in un articolo del 1919 su “La Baionetta”, organo ufficiale dei combattenti e reduci al quale collaborò Enrico Longi, letterato ennese, insignito di medaglia d’argento al valor militare.

Salvatore Presti


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