Nebrodi, l’associazione FAI antiracket di Troina è parte civile nel processo contro i presunti mafiosi

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Il Presidente Gaetano Catania chiede ai colleghi di denunciare ogni forma di reato

Si è tenuta oggi l’udienza preliminare sulla mafia dei Nebrodi con la richiesta di rinvio a giudizio di nove persone che erano state arrestate il 18 febbraio dello scorso anno dai Carabinieri del Ros di Catania e del Comando provinciale di Messina nell’ambito di indagini per tentata estorsione a proprietari terrieri nelle zone di Cesarò e San Teodoro, in provincia di Messina.

Al centro dell’inchiesta della Dda della Procura di Catania l’azione di due clan che avrebbero minacciato allevatori e agricoltori per entrare in possesso dei loro terreni e ottenere contribuiti dell’Unione europea, aggirando così il “protocollo Antoci” che prevede la presentazione di un certificato antimafia. Tre gli imputati per associazione mafiosa, tra cui i presunti capi dei due gruppi.

L’avvocato Mario Ceraolo del Foro di Messina ha curato la costituzione di parte civile dell’associazione FAI di Troina che è stata ammessa. L’associazione è presieduta da Gaetano Catania il quale ha detto che “questa inchiesta ha decapitato quelli che gli inquirenti ritengono i vertici del gruppo criminale che agiva sui Nebrodi ed è importantissima. Adesso bisogna guardare oltre facendo uscire i nomi di chi agiva per conto loro. Chi sa questi nomi può farli attraverso la nostra associazione: si rivolga a noi con fiducia e noi faremo in modo di aiutarli sostenendoli in tutte le fasi“.

Il Presidente dell’associazione di Troina sottolinea che nessuna vittima di racket o altri reati sarà lasciata sola nel momento in cui decide di denunciare: si assicura il massimo riserbo per evitare qualsiasi situazione di pericolo o di possibile esposizione.


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