Operazione Marifinga a Enna, eseguito un arresto ed emesse nove ordinanze cautelari per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione

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Nella mattinata del 26 ottobre, la sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato di Enna, ha eseguito l’ordinanza di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale di Enna, Luisa Maria Bruno.

Un provvedimento  di custodia cautelare in carcere  è stato emesso a carico della 44 enne Lucia Nefertaris Almonte.  Sei ordinanze cautelari di divieto di soggiorno a Enna, Gela, Nuoro e Cagliari sono stati emessi a carico della 27 enne Orquidia Amici, della  39 enne Rosa Elena Guzman D’Oleo, della 35 enne Alejandrina Guzman Garcia, della 33 enne Mariola Garcia Guzman, della 42 enne Nolis Misolidia Perez e della 31 enne Ludaymar Sanchez Mata. Tre ordinanze cautelari dell’obbligo di firma alla Polizia Giudiziaria sono state emesse a carico del 60 enne Vincenzo Melis, del 55 enne Vincenzo Sprone e del 67 enne Pietro Antonino Viola. Tutti gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, mentre, la sola Lucia Almonte, anche del reato di autoriciclaggio. Inoltre, sono indagate nello stesso procedimento altre cinque persone per favoreggiamento della prostituzione e per violazione della normativa sul riciclaggio di denaro.

L’attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Enna, Massimo Palmeri e dal sostituto procuratore, Stefania Leonte, è iniziata alla fine di agosto del 2017, dopo che personale della sezione di Polizia Giudiziaria aveva notato in città una notevole presenza di donne di chiara origine sudamericana, che venivano prelevate ed accompagnate al terminal degli autobus da una donna in seguito identificata proprio nella Almonte.

Preliminari approfondimenti da parte dello stesso organo di polizia hanno consentito di documentare la verosimile esistenza di case di prostituzione in diversi quartieri della città di Enna, per cui la Procura della Repubblica ha delegato una serie di attività d’indagine, comprendenti anche intercettazioni telefoniche, intercettazione di conversazioni tra presenti e video riprese, nonché innumerevoli accertamenti ed acquisizioni documentali presso istituti di credito, Poste Italiane ed agenzie di “money trasfer” internazionali.

All’esito di tale consistente attività d’indagine, compiuta anche con il supporto tecnico di personale del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica della Questura di Enna e con l’ausilio di un interprete, in quanto le conversazioni intercorse tra le indagate, tutte di origine dominicana ed i loro familiari sono avvenute nella loro lingua madre, è stato documentato un vasto giro di prostituzione gestito dai destinatari della misura cautelare, le cui donne, oltre a prostituirsi esse stesse, avevano organizzato in diverse città dItalia, tra cui Enna, Gela, Comiso, Carbonia, Cagliari, Nuoro, Oristano, Macomer, Vibo Valentia e Desenzano del Garda, delle case di prostituzione, ove facevano prostituire altre ragazze, dietro pagamento di rette settimanali di gran lunga superiori agli importi degli affitti corrisposti agli ignari proprietari degli immobili.

Gli uomini dell’organizzazione, invece, si occupavano di tutta la parte logistica, del reperimento degli appartamenti, del procacciamento di clienti, nonché di tutte le esigenze delle donne che si alternavano nelle case di prostituzione, provvedendo a prelevarle al loro arrivo e a riaccompagnarle alla partenza ed ottenendo in cambio prestazioni sessuali, denaro e regalie.

Nella sola città di Enna, nel periodo delle indagini, sono state individuate cinque case di prostituzione, dove si sono alternate le stesse indagate ed altre ragazze da loro reperite, che si prostituivano in giro per tutte le città in cui avevano acquisito “case di appuntamento”, stazionando in ogni luogo per non più di due settimane. Le attività nelle varie città venivano pubblicizzate attraverso specifici siti internet, la cui gestione era affidata principalmente ad uno degli indagati, A.M. abitante nel Lazio, il quale si occupava della realizzazione e della pubblicazione degli annunci, corredati da immagini e talvolta video espliciti, appositamente confezionati al fine di rendere più allettante l’offerta e di facilitare l‟approccio con un maggior numero di clienti. Al vertice di tale organizzazione vi era proprio la Almonte, la quale aveva anche organizzato una rete di canali finanziari per reinvestire nel suo Paese di origine i capitali illegalmente introitati, attuando una serie di trasferimenti di denaro a cascata, in modo da dissimulare la reale titolarità di tali movimentazioni, che poi ha reinvestito nell’acquisto di appartamenti ed in un‟attività imprenditoriale di cui è proprietaria a Santo Domingo.

È stato infatti accertato che la donna è titolare di una sorta di emporio con annesso centro estetico nella località caraibica, per il quale, oltre ad inviare denaro da investire per l’ammodernamento degli arredi, per il pagamento dei salari ai dipendenti e per l’acquisto dei prodotti, provvedeva anche ad inviare cosmetici ed articoli per la cura della persona, nonché capi di vestiario delle più esclusive marche italiane, che acquistava presso un famoso outlet della provincia e che spediva tramite una società che effettua trasporti marittimi tra l’Italia e la Repubblica Dominicana.

In particolare, la Almonte, ha eseguito innumerevoli operazioni di trasferimento di denaro sfruttando la compiacenza dei titolari di due attività commerciali di Enna, M.B. e S.C., presso i quali è possibile effettuare ricariche di carte di credito postali per via telematica; in tali circostanze, le operazioni venivano eseguite utilizzando i dati anagrafici di ignari soggetti, che i titolari delle rivendite avevano ottenuto in occasione di precedenti operazioni lecite. A tal riguardo, va evidenziato che, in sede di esecuzione dell’ordinanza del Gip e delle perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Enna, sono stati rinvenuti e sequestrati alcuni dei codici fiscali utilizzati dai commercianti. Con tali sistemi veniva inviato il denaro ad un‟altra attività commerciale avente sede a Desenzano del Garda, presso la quale è possibile effettuare operazioni di “money transfer” transnazionali, e la cui titolare, K.D. di origine nigeriana, provvedeva a trasferire il denaro su conti correnti intestati a familiari ed a dipendenti della Almonte residenti a Santo Domingo, utilizzando, a sua volta, i dati anagrafici di altre persone, tra i quali un ex socio della stessa Almonte.

La peculiare attività investigativa ha consentito di acquisire una mole consistente di dati concernenti tali trasferimenti di beni e denaro dall’Italia alla Repubblica Dominicana, procedendo quindi all’analisi dei relativi flussi finanziari ed incrociandoli con i riscontri ottenuti dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Nel solo periodo relativo al secondo semestre 2017, è stato documentato l’invio di denaro per circa 30.000 euro, oltre al valore dei beni materiali.

La sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato, delegata anche all’esecuzione delle ordinanze, si è avvalsa della collaborazione della Squadra Mobile delle Questure di Enna, Vicenza, Milano, Nuoro e Terni, nonché dei Commissariati di P.S. di Comiso, Carbonia e di Desenzano del Garda, nei cui rispettivi territori sono stati intercettati i destinatari dei provvedimenti.

 


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