Celebrato nel duomo di Enna il Giubileo delle Confraternite

Giubileo delle confraternite ennesi 1
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Celebrato in duomo il Giubileo delle confraternite. I confrati, con a capo tutti i rettori, il cui Collegio è rappresentato da Giovanni Zodda, si sono mossi in processione dalla chiesa di San Michele. La celebrazione è stata presieduta da monsignor Enzo Murgano nella qualità di assistente spirituale delle confraternite ennesi. “Iniziamo questo cammino- ha detto p. Murgano- riflettendo su Gesù che inizia il suo ministero pubblico nella sinagoga di Nazaret, dove si reca secondo il ‘suo solito’. Per il parroco del duomo , ogni singola parola del Vangelo ha un profondo significato e, in particolare, ha spiegato che i fedeli imitano Gesù nell’ ordinarietà, compiendo ciò che fa parte del “loro solito” ovvero ascoltando la Parola di Dio.

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Il discorso programmatico di Gesù è fondamentale nella celebrazione del Giubileo perché il Giubileo stesso serve a ricordare , come appunto dice Gesù, l’anno di grazia del Signore, che non è un anno di 365 giorni, bensì un tempo di conversione, di cambiamento e di perdono, in cui si incontra il Cristo nell’accoglienza dell’altro. Ed è chiaro che in questo percorso, Maria, ricopre un ruolo trainante nell’accompagnare gli uomini verso il suo Figlio.

“Cominciamo questo cammino con Maria, donna della speranza, ”ha aggiunto p. Murgano.?“E’ bello radunarsi in questo luogo e in questo tempo- ha detto p. Enzo ai confrati e ai loro familiari. “Stiamo vivendo il nostro Giubileo in questa esperienza di grazia e di speranza. Il perdono del Signore ci rende sempre più vivi e vitali, come alberi buoni capaci di dare frutti buoni” . “In questo contesto- ha proseguito- la misericordia di Dio salva e lo Spirito Santo ci spinge verso l’incontro salvifico con il Risorto”. Il sacerdote ha spiegato, inoltre, commentando la vicenda di Abramo, uomo anziano, chiamato dal Signore, che gli dà un figlio e gli promette di essere padre di una grande nazione, che “in ogni esperienza ecclesiale, l’iniziativa è di Dio”. Dio dá ad Abram il ‘totalmente altro’ e si caratterizza nel rivelarsi a lui, e poi a Maria e Giuseppe, con l’espressione “

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‘Non temere” E loro non temono, ma si fidano e si affidano, insomma, credono incondizionatamente. Questa è la caratteristica di tutte le grandi vocazioni: l’abbandono totale al Padre. E sulla base di ciò bisogna testimoniare come ha fatto Abramo “nostro padre nella fede perché egli credette al Signore ”. “E noi – ha concluso Murgano- siamo qui a rispondere al Signore che chiede a noi tutti, e alle confraternite di essere suoi testimoni. Quel Gesù che voi avete messo a morte,  Dio lo ha risuscitato. Questa è la nostra fede e questo è quello che dobbiamo testimoniare” E va da sé che non si può andare a testimoniare se non si rimane nell’attesa di una parola che sempre interpella e chiama all’azione, solo nella misura in cui ogni cristiano sa stare nel cenacolo ed essere perseverante nella preghiera a Maria donna della speranza. “Affidiamo le nostre speranze perché possiamo portare frutti di vita eterna. 

La liturgia è stata animata dalla corale “Stabat Mater” diretta da Tiziana Di Mattia.

Mario Antonio Filippo Pio Pagaria 

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