Cerami si prepara a vivere una primavera archeologica per svelare i misteri della “Valle dei menhir”

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La graziosa Keramòs (antico nome di Cerami ereditato dai greci), incastonata tra meravigliosi spazi verde, sovrastata dall’imponente castello roccioso a mo’ di leone accovacciato, con la sua aura tratteggiata di culti antichi e arcaiche testimonianze, riserva di continuo qualcosa di magico, di misterioso ancora tutto da scoprire.

Da qualche anno è divenuta presidio di straordinario interesse archeologico astronomico, destinato a breve, sulla spinta di campagne di scavi e indagini, a svelare l’identità storica, affascinante e misteriosa, della cittadina.

Dirigenti Sovrintendenti, esperti di fama internazionale in archeologia, astrofisica, astronomia, geologia, ne hanno evidenziato considerazioni e segni d’interesse eccezionali per dei rinvenimenti antichi scoperti, quasi per caso, in terra ceramese.

La sorpresa avviene nel 2019, quando Ferdinando Maurici, prof. di Archeologia Cristina e Medievale, insieme ad un gruppo di ricercatori, hanno potuto scientificamente appurare e verificare che i fori ricavati, fin dall’antichità più remota, nella roccia dell’antico castello sono astronomicamente orientati, indicanti in realtà l’avvicendarsi delle albe e dei tramonti equinoziali e solstiziali.

Ancora più singolare e sorprendente l’altra scoperta, legata alla intuizione e segnalazione di due intrepidi giovani, Luca e Sebastiano Stivala i quali, da acuti osservatori, riferivano agli archeologi dell’esistenza di blocchi di pietre conficcate verticalmente su un’area rurale pressoché inaccessibile.

Davvero stupefacente il rinvenimento ai piedi del monte Mersi, poco distante dall’abitato di Cerami, dove è stato scoperto un gran numero (22) di monoliti preistorici, ognuno di varie dimensioni e altezze, disposti a semicerchio su due file, alcuni conficcati verticalmente sul terreno, altri giacenti al suolo in prossimità di rispettive fosse.

Sin dal primo approccio, rinomati studiosi ricercatori hanno ammesso trattarsi di un vero e proprio complesso di “Menhir” (men “pietra” e hir “lungo”), strutture in pietra grezza allungata di diverse fogge, ora di forma conica, ora a forma cilindrica, dimoranti, chissà da quanto tempo, come obelischi in area rurale incolta denominata “Sotto Mersi”.

Nonostante permangano molti vuoti di conoscenza, la serie di elementi acquisiti rimandano all’esistenza di un sito megalitico, unico in Sicilia, miracolosamente conservatosi per ampiezza, dimensione e concentrazione, giunto a noi da un passato ancora imprecisato ma molto remoto (possibilmente tra l’età del rame ed età del bronzo), i cui aspetti porterebbero a rivisitare ad aggiornare la preistoria siciliana.

In questo quadro, ancora molto complesso, si collocano anche i frammenti di ceramica reperiti sull’acrocoro del monte Mersi, con la presenza bucherellata di tombe sepolcrali a pozzo e grotticelle, che fanno indubitata fede della cultura del popolo che vi dimorò.

Ma le sorprese non finiscono qui. Le pietre lunghe che connotano il campo dei menhir di Cerami hanno una spiccata e ormai dimostrata orientazione astronomica, perfettamente allineate in corrispondenza dei punti in cui sorge e tramonta il sole, nei particolari giorni (solstizi ed equinozi) di sincronizzazione del mutamento stagionale.

È molto probabile che questi diversi momenti abbiano costituito i termini entro i quali si svolgevano le attività fondamentali delle popolazioni preistoriche, con la scansione dei lavori agricoli e la crescita dei raccolti, la celebrazione di feste e rituali.

Per fare luce su questo complesso megalitico unico in Sicilia se n’è parlato mercoledì appena scorso, in una intensa giornata di studi, davvero speciale, intitolata “I Menhir di Cerami nel contesto del megalitismo siciliano” e ospitata presso il Museo archeologico “Antonino Salinas” di Palermo.

I LAVORI DEL CONVEGNO

Le ipotesi accreditate sul tavolo del congresso,  organizzato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Enna, dalla segreteria nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia e dal Comune di Cerami, sponsorizzato dalla Regione Siciliana, hanno visto i brevi interventi del direttore del Museo Archeologico Regionale “Salinas”, Caterina Greco, del Dirigente Generale del Dipartimento Beni Culturali, Calogero Franco Fazio, del Soprintendente ai Beni Culturali di Enna, Nicola Neri, del Sindaco di Cerami, Silvestro Chiovetta, insieme ad altri rappresentati dell’amministrazione comunale, Giuseppe Lombardo, Michele Schillaci, Domenico Proto, della dirigente scolastica, Viviana Ardica.

Sul punto in rilevanza, l’Assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà, ha ipotizzato “che si possa trattare di un’area sacra di epoca preistorica che, anche in relazione ad altri ritrovamenti nella Sicilia orientale, amplierebbe di molto le conoscenze storiche archeologiche sul megalitismo mediterraneo”.

Ad illuminare, attraverso filmati, video conferenze, parallelismi con i menhir in terra di Sardegna, i lavori del convegno si sono propagate le analisi dei chiarissimi relatori intervenuti: Ferdinando Maurici (Soprintendenza del Mare, prof. in archeologia Cristina e Medievale), Alberto Scuderi (vicedirettore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia), Andrea Polcaro (ricercatore, archeologo dell’Università di Perugia), Alfio Bonanno (Istituto Nazionale di Astrofisica), Nicola Bruno (Soprintendenza del Mare, preistorico e archeologo subacqueo), Barbara Trovato, (geologa). E poi ancora, Rosalba Panvini (Università di Catania), Fabrizio Nicoletti (Soprintendenza BB.CC. Catania), Massimo Cultraro (C.N.R.), Orazio Palio (Disfor/Università di Catania), Maria Turco (Soprintendenza di Catania), Maria Grazia Melis (Università di Sassari), Paola Basoli (già direttore Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro).

Come messo in luce, ora occorre evitare che la scoperta, unica e di inestimabile valore storico, archeologico culturale, avvenuta a Cerami, si risolva in una visione soltanto accademica.

Ragionando lungo questa direttrice, l’ormai famosa “Valle dei menhir di Cerami” è destinata a sprigionare una campagna di ricognizione, di indagini approfondite, di scavi, di operazioni scientifiche per svelarne i misteri, precisare le caratteristiche, le funzioni, le datazioni dei monoliti ritrovati.

Il che potrebbero dare un contributo non indifferente in termini di promozione, di attrattività al paese di Cerami che nell’alternarsi dei secoli ha già di per sé mostrato testimonianze storico-culturali particolarmente importanti, i segni di una civiltà iniziata all’epoca dei Siculi, dei Sicani, a cui subentrarono Greci, Arabi, Normanni.

Una squadra di esperti, di luminari, ricercatori, la Soprintendenza per le Antichità, i Gruppi archeologici, il comune di Cerami, il volontariato ceramese, l’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica), l’università di Perugia sono pronti ad offrire, con entusiasmo, il loro apporto operativo.

L’evento ha anche annoverato il saggio concertistico degli alunni dell’Orchestra Keramos dell’Istituto Comprensivo “Don Bosco/E. Majorana”, distaccamento di Cerami, con buffet e specialità della cucina tradizionale ceramese.

Carmelo Loibiso 

 


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