Cerami, votata all’unanimità la proposta di tutela e valorizzazione delle tradizioni locali da iscrivere tra i beni culturali immateriali riconosciuti dal-la Regione e dall’Unesco

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Con voto unanime, il consiglio comunale ha dato mandato alla Giunta municipale, guidata dal sindaco Silvestro Chiovetta, di inoltrare domanda, completa di carteggio, per iscrivere nell’apposito “Registro delle eredità immateriali siciliane” (Reis) il patrimonio demo-etno-antropologico del paese.

E’ importante – ha detto nel suo intervento il proponente consigliere Domenico Proto – che la comunità ceramese ottenga un dovuto riconoscimento delle proprie tradizioni, scrigno di secoli di storia e di cultura da preservare e tramandare, sotto il riconoscimento e la tutela della Regione e dell’Unesco, alle generazioni future. L’accoglimento della richiesta consentirà all’ente comunale, ai gruppi, agli individui, di poter beneficiare dei molti stanziamenti e incentivi di tipo regionale, comunitario e internazionale che vengono concessi per lo sviluppo sostenibile dei territori”.

Scopo del “Registro delle Eredità Immateriali” è quello di identificare, classificare, salvaguardare e promuovere appartenenze culturali soggette a un forte rischio di estinzione. Nel catalogo dei beni immateriali tradizionali trovano posto una lingua, un idioma, espressioni artistiche e musicali, canti popolari, culture letterarie locali, pratiche artigianali, consuetudini sociali, riti e feste inclusi.

Secondo questi crismi, la proposta votata dal consiglio comunale mette in campo una serie di peculiarità culturali tradizionali, vanto della cittadina, meritevoli di tutela e annotazione nell’Elenco delle Eredità Immateriali siciliane (Reis).

Tra i beni immateriali da registrare spiccano:

1) I Canti Popolari o “Lamentanze” che in dialetto ceramese distinguono la drammatizzazione della Passione di Cristo, resa struggente da una prima voce solista, due seconde, cui fanno eco le voci del gruppo dei cantori (“cantatùra”, almeno quattro), con l’accompagnamento dei bassi. La tradizione ha destato l’interesse e desta la curiosità e l’interesse di molti studiosi che arrivano a Cerami per ascoltare e registrare dal vivo la singolarità dei canti popolari;

2) A “Bannera u Lauru”, una enorme costruzione, fatta di rami d’alloro assemblati a ventaglio, che portata con fatica, tra discese e salite, sulla testa dai devoti viene offerta al protettore San Sebastiano;

3) “U Circu”, formato da una struttura di legno conica, rivestita di rami di alloro e interamente guarnita di arance e “cuddùri” (ciambelline di pane a forma di corona) che, a mo’ di albero della cuccagna, giovani baldanzosi fanno a gara per accaparrarsene;

4) Il tipico suono dei tamburi locali che in ogni festa cadenzano le processioni. Ogni ritmo ha un significato particolare che riecheggia nelle sfilate dei cortei in onore di San Michele Arcangelo, dell’Incontro, di Sant’Antonio Abate, di San Sebastiano, della Madonna del Carmine e della Lavina.

Carmelo Loibiso

 


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