Il Museo archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo ha fatto da cornice, sabato 21 giugno, alla seconda edizione dei premi “La mia arte per cambiare il mondo”, riconoscimento dedicato quest’anno alla memoria di Iano Monaco, architetto e figura centrale della scena culturale palermitana recentemente scomparso.
Tra i progetti premiati spicca “Invisibilia”, docufilm che ha ottenuto una menzione speciale nella categoria progetto culturale. L’opera, diretta dalla regista nicosiana Clelia Parisi e prodotta da Sabina Zappalà, rappresenta un coraggioso viaggio nell’universo complesso di Librino, quartiere periferico di Catania che da decenni porta con sé il peso di stereotipi e pregiudizi.
Un quartiere tra visioni architettoniche e realtà sociale
Invisibilia non è solo un documentario, ma un manifesto etico che riaccende i riflettori su una porzione di città abitata da 60.000 persone. Il progetto cinematografico si distingue per la sua capacità di coniugare rigore documentaristico e sensibilità sociale, esplorando l’architettura come protagonista dei processi di trasformazione urbana.
Il docufilm ripercorre le visioni originarie di grandi maestri dell’architettura come Luigi Piccinato e Kenzo Tange, progetti ambiziosi che nel tempo hanno subito trasformazioni non sempre fedeli alle intenzioni progettuali iniziali. Attraverso una narrazione articolata in tre parti, l’opera restituisce la complessità di un territorio che racchiude in sé le contraddizioni dell’urbanistica italiana del secondo Novecento.
Tre prospettive per raccontare Librino
La struttura tripartita del documentario offre altrettanti punti di vista sul quartiere catanese. La prima sezione si concentra sugli aspetti tecnici della progettazione architettonica, ricostruendo le intenzioni originarie dei progettisti. La seconda parte svela invece “la realtà invisibile” di Librino, portando alla luce l’umanità che si cela dietro la cattiva reputazione: le donne che curano gli orti urbani, le scuole di danza e musica, lo skate park che anima la vita giovanile del quartiere.
La terza e ultima parte assume un tono provocatorio, rivolgendosi direttamente alla politica e alle istituzioni, chiamate a rispondere delle mancanze e delle opportunità sprecate. Un approccio che non si limita alla denuncia, ma indica “importanti direzioni per il futuro di questo brano di città”.
Il laboratorio permanente di Sabina Zappalà
La produttrice Sabina Zappalà, nata a Catania nel 1955 e laureata in Architettura a “La Sapienza” di Roma, ha dedicato la sua intera carriera professionale a Librino, trasformandolo in quello che lei stessa definisce il suo “laboratorio permanente”. Tornata a Catania nel 1982, ha lavorato stabilmente sul quartiere con S.T.A. Progetti, società che amministra dal 2015.
La sua ricerca di laurea era già incentrata su Librino, un interesse che nel tempo si è trasformato in missione di vita. Zappalà ha collaborato con istituzioni prestigiose come il CIAC, la Triennale di Milano e l’ILAeUD, portando sempre con sé l’esperienza maturata in questo angolo di Sicilia che considera paradigma “tragico e nel contempo estatico” dei fenomeni urbanistici, architettonici e sociali dell’Italia contemporanea.
Un team creativo d’eccellenza
La regia di Clelia Parisi, regista nicosiana, si avvale di un team tecnico di alto livello. Il direttore della fotografia Gianfranco Stracuzzi firma le immagini, mentre la voce narrante è affidata ad Andrea Fichera. Le musiche, curate da Gianluca Rando, accompagnano il racconto visivo, con la collaborazione di Davide Proietto.
Il progetto assume anche una valenza di conservazione storica, puntando a preservare materialmente e nella memoria collettiva l’archivio Kenzo Tange, testimonianza preziosa di una stagione architettonica che ha segnato il volto della Sicilia moderna.
Il premio e la sua missione
Il riconoscimento “La mia arte per cambiare il mondo”, nato da un’idea del critico d’arte Annamaria Orsini, è promosso dal Centro Studi sulla Comunicazione Anghelos, attivo a Palermo dal 1997 nella promozione di eventi culturali che coniugano arte, architettura e scienza con una nuova visione ‘spirituale’ dell’uomo.
Il premio si rivolge ad artisti, architetti, studiosi, promotori culturali, istituzioni e cittadini – siciliani o attivi sul territorio siciliano – che attraverso il proprio impegno contribuiscono a generare cambiamento mediante cultura, creatività e innovazione. Una filosofia che trova in “Invisibilia” un esempio concreto di come l’arte possa diventare strumento di trasformazione sociale e culturale.
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