Commissione Ecomafie a Enna. i senatori Trentacoste e Lorefice e la deputata Licatini: “Inquinamento diffuso, acque reflue non depurate correttamente, interi agglomerati urbani non serviti da depuratori. Con commissione massima attenzione alla tutela della salute e dell’ambiente”

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Si è conclusa il 14 febbraio la missione siciliana della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, durante la quale sono stati svolti sopralluoghi e audizioni sulla depurazione delle acque reflue nella Sicilia centro-meridionale, con riferimento alle province di Ragusa, Caltanissetta ed Enna. A margine, sono intervenuti i componenti della Commissione del Movimento 5 Stelle, il senatore Fabrizio Trentacoste, il senatore Pietro Lorefice e la deputata Caterina Licatini.

Inquinamento diffuso lungo i torrenti a causa delle acque reflue non depurate correttamente e interi agglomerati urbani o porzioni di questi non serviti da depuratori, – dice il senatore Trentacoste – questo è il quadro impietoso registrato durante le audizioni di questi giorni in Prefettura a Enna”. “Nella sola provincia ennese, ad esempio, il comune di Valguarnera non è servito da alcun impianto (e per questo i suoi abitanti sono esentati dal pagamento in bolletta del canone relativo alla depurazione delle acque), ma anche parte dell’abitato di Enna Bassa, dove mancano alcune opere di collettamento o di Nicosia, dove l’impianto di Contrada Mamma figlia non funziona; in altri comuni, invece, si ha il sottodimensionamento degli impianti. Abbiamo scoperto che la responsabilità delle acque torbide è maleodoranti del Torrente Torcicoda, a valle dell’impianto di depurazione, va attribuita ad altri scarichi illegali o non ancora intercettati. In questo scenario, ci ha stupiti la dichiarazione del sindaco Dipietro che ha affermato di non aver mai ricevuto notizia di criticità ambientali relative alle acque e di non avere, comunque, alcuna responsabilità in materia. Proprio a lui, che da sindaco è anche la massima autorità sanitaria del comune, chiediamo che si attivi immediatamente per ulteriori approfondimenti e per la risoluzione di questo problema”.

Durante l’audizione di questa mattina, – continua Trentacoste – AcquaEnna ha garantito di essere al corrente della situazione di ciascun comune e delle criticità degli impianti a cui sta lavorando. Inoltre, attraverso il “Progetto Conoscenza”, è stato possibile individuare quali porzioni di abitato sono collegate ai depuratori e quali no, provvedendo così a rimborsare gli utenti che non usufruivano del servizio di depurazione. Si è parlato dell’Impianto di Dittaino (ultimato e mai entrato in funzione) che verrà ceduto a breve ad AcquaEnna, per trattare le acque di reflue di Valguarnera e dell’area IRSAP (ex ASI) e sul vero numero dei depuratori presenti in provincia: AcquaEnna ne gestisce 18 (più quello di Dittaino, a breve), l’ARPA scrive di 27 impianti, la Procura di Enna indaga su 32 depuratori. Infine, abbiamo chiesto chiarimenti e ulteriore documentazione anche sul trattamento finale dei fanghi di depurazione, per cui vi è una specifica inchiesta da parte della Procura di Enna“.

In coro i senatori Trentacoste e Lorefice e la deputata Licatini: “Non dimentichiamo che la Sicilia è l’ultima regione d’Italia per quanto riguarda la depurazione, con oneri a carico di tutti i cittadini, stiamo parlando di 30 milioni di euro a semestre che paghiamo per le varie infrazioni. Per rendere l’idea del deficit di depurazione siciliano, forse vale la pena fornire qualche dato. Per esempio, in Trentino Alto Adige ogni milione di abitante produce 121.435 ton/anno di fanghi, mentre in Sicilia solo 6.693 ton/anno. Oppure, in valore assoluto, volendo confrontare due regioni con popolazioni paragonabili, mentre la Sicilia produce 33.843 ton/anno di fanghi, la Toscana ne produce 291.000. Ovviamente questi dati si riferiscono ai soli fanghi di depurazione urbana e che fotografano una regione in cui la stragrande maggioranza dei comuni non hanno un depuratore, quelli che ce l’hanno non sono attivi o non funzionano correttamente”.

 


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