Coronavirus. Il Mdt chiede ventilatori a doppio circuito per il Basilotta di Nicosia e tutti i presidi dell’Asp di Enna

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Il Movimento per la Difesa dei territori ha invitato nelle scorse ore una nota alle autorità nazionali, attualmente in prima fila per la lotta nell’emergenza coronavirus. In questa lettera aperta il Mdt chiede la distribuzione die ventilatori a doppio circuito per il Basilotta di Nicosia e per tutti i presidi ospedalieri dell’Asp di Enna.

Il ventilatore polmonare a doppio circuito permette la ventilazione di due pazienti contemporaneamente con un singolo dispositivo. E’ stato ideato grazie all’intuizione del professor Marco Ranieri e del suo collega Antonio Pesenti e attualmente in produzione alla Intersurgical di Mirandola. Le agenzie stampa titolano che “sono già in produzione 5.000 ventilatori a doppio circuito per tutto il Paese”. In pratica questo dispositivo potenzialmente raddoppia il numero di pazienti che potrebbero essere trattati nelle terapie intensive degli ospedali italiani (senza ovviamente considerare altri vincoli logistici quali i posti letto e il personale medico e paramedico).

Il Movimento per la Difesa dei Territori è preoccupato per l’evolversi dell’epidemia e giustifica questa richiesta sciorinando una serie di dati statisti e di previsioni, scrive Fabio Bruno (presiemnte Mdt): “Al momento in Italia possiamo contare su circa 5300 posti di terapia intensiva (con un tasso di utilizzo medio del 48%), che si spera di portare a 7000 posti nelle prossime settimane. In particolare per la Regione Sicilia si contano 440 posti e si pensa di aggiungerne altri 200.

Applicando dei semplici calcoli statistici, basati sull’attuale tasso di crescita dei contagi giornalieri e considerando la tempistica delle misure di contenimento applicate, probabilmente si arriverà a un totale di 250-300 mila casi positivi in Italia nelle prossime 4 settimane, prima che l’epidemia inizi a frenare sensibilmente, e di questi, parecchie migliaia di casi in particolare si verificheranno nella Regione Sicilia.

Ma anche nella migliore delle ipotesi che il piano di contenimento messo in atto dal Governo e l’aumento delle temperature riescano a calmierare più rapidamente e con un minor numero di casi questa epidemia, è fuor di dubbio che ne vedremo un nuovo picco, probabilmente anche più grave nel prossimo inverno; picco che probabilmente sarà più marcato nelle Regioni che in questo momento sono meno colpite (per il famoso effetto dell’immunità di gregge).

Quasi superfluo sottolineare che 7000 posti di terapia intensiva non sono ancora sufficienti per trattare il 5% di pazienti affetti da COVID che potrebbero averne bisogno; infatti il 48% dei preesistenti circa 5000 posti letto di terapia intensiva erano normalmente utilizzati per altre patologie, e anche dimezzando il potenziale utilizzo, per via del lockdown imposto, che ridurrà anche gli incidenti, dobbiamo comunque per lo meno tenere da parte un migliaio di posti. Ne rimangono quindi non più di 6000 (4350 al momento) utilizzabili per l’emergenza COVID, a dispetto del 5% dei potenziali 250 mila nuovi casi positivi delle prossime 4 settimane (ovvero 12.500 nuovi pazienti da sommarsi a quelli attualmente in cura). Questo è solo uno dei possibili scenari, ce ne saranno forse di migliori, ma gli addetti del mestiere sono sicuramente a conoscenza di scenari ancora più critici”.

 


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