Coronavirus. L’Umberto I di Enna torna ad essere un ospedale covid con 80 posti letto, non sono esclusi ulteriori posti letto in altro ospedale della provincia

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Il direttore generale dell’Asp di Enna, Francesco Iudica, illustra le misure stabilite  per fronteggiare la crescita dei contagi e la necessità di assicurare posti letto.

La crescita esponenziale dei contagi rende ormai necessario che anche nella nostra provincia vengano attrezzati posti letto per ammalati covid, essendo quelli programmati in Sicilia e nel bacino Catania/Enna  ormai insufficienti a far fronte ai ricoveri sempre più necessari.

Nel prendere la decisione su dove allocare tali posti letto ci ha guidati il dovere di garantire, insieme e senza ledere nessuno di essi neanche parzialmente, il duplice, inalienabile diritto alla miglior cura del covid e, nel contempo, al mantenimento del diritto di accesso dei nostri concittadini alle cure diverse da quelle del covid.

Difformemente da quanto accadde nella prima fase, in cui la cura delle altre patologie fu sacrificato al travolgente esplodere della pandemia, stavolta tutti e nessuno escluso, ammalati di covid e ammalati di altre patologie debbono poter avere riconosciuto il loro diritto alla cura.

Per contemperare tale duplice diritto, abbiamo ritenuto di immaginare due fasi.

Nella prima fase, l’Umberto I manterrà l’attività ordinaria di tutte le specialistiche  e, dunque, per esempio, non verranno più sospesi gli interventi chirurgici delle diverse specialità e verrà mantenuta la funzione della Rianimazione per i ricoveri diversi da quelli covid e a tutte le attività ordinariamente erogate verranno confinati, isolati, nel sesto piano e con percorsi che ne garantiscano la piena sicurezza, aggiunti 60 posti letto ordinari di covid, 10 di semintensiva e 10 di intensiva.

Se dovesse rendersi necessario reperire ulteriori posti letto, saremo costretti ad allocarli in altro Presidio Ospedaliero della provincia che individueremo sulla base di criteri di maggior tutela della salute dei pazienti. Non potremo, infatti, reperire tali ulteriori posti letto all’Umberto I perché tale scelta comprometterebbe la possibilità di erogare le altre prestazioni agli altri ammalati che hanno un uguale diritto di accesso alle cure.

Speriamo, anche per il comportamento responsabile dei cittadini, che tale seconda fase non si renda necessaria. Se così dovesse, purtroppo, essere, allargare ad altri ospedali il contributo all’organizzazione aziendale nella risposta alla cura del covid rappresenterebbe il solo modo per garantire a tutti diritto alla salute ed equità.

Equità nel fare ciascuno la propria parte per evitare che il peso ricada solo su una comunità. Ed equità per evitare che alcuni ammalati, quelli di covid, possano curarsi, ed altri debbano rinunciare alla cura”.

 


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