Crisi Ancipa: una catastrofe annunciata tra incompetenza e indifferenza

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A seguito della tardiva decisione della Cabina di Regia e dell’Autorità di Bacino, il Movimento per la Difesa dei Territori torna nuovamente a farsi sentire. Dopo aver più volte, e in diverse occasioni, segnalato la catastrofe imminente, il Movimento presenta l’ennesima istanza alle autorità provinciali e regionali, richiamandole a un confronto urgente per affrontare una crisi idrica senza precedenti.

Quella della riserva idrica Ancipa non è una crisi imprevista, ma un disastro annunciato, frutto di anni di gestione approssimativa, decisioni tardive e colpevole indifferenza da parte delle autorità competenti. I numeri sono impietosi e raccontano una realtà che avrebbe potuto essere evitata con un minimo di competenza e programmazione.

Al 25 novembre 2024, il volume residuo dell’invaso Ancipa era ridotto a 288.000 m³, con un consumo giornaliero medio di 21.550 m³ nella settimana precedente. Facendo un semplice calcolo, si prevede il raggiungimento del limite minimo di 218.000 m³ entro il 29 novembre 2024, alle 5:21 del mattino. Questo limite, determinato dalla necessità di preservare la fauna ittica e i residui di fondo, era noto da tempo. Eppure, l’ente preposto al controllo e la cabina di regia per la gestione della crisi idrica sembrano essersi svegliati solo quando l’acqua era ormai vicina all’esaurimento.

Le dichiarazioni di Siciliacque su una presunta riduzione graduale dei prelievi a partire dal 3 novembre si sono rivelate una beffa: dai 22.200 m³ giornalieri di ottobre si è passati a 21.550 m³, una riduzione del 3% appena, una misura ridicola rispetto all’urgenza della situazione. È lecito chiedersi: dov’erano le autorità di bacino, la protezione civile e tutti gli enti preposti mentre la crisi si aggravava?

Solo grazie alle proteste dei sindaci e di un deputato locale si è giunti, nella giornata del 28 novembre, a una tardiva decisione della Cabina di Regia: sospendere immediatamente l’erogazione per il consorzio di bonifica e per tutti i comuni, eccetto Nicosia, Troina, Gagliano, Cerami e Sperlinga. Ciò ha portato a una drastica riduzione dei prelievi, da 22.000 m³ a circa 3.000 m³ giornalieri. Ma questo intervento, tardivo e insufficiente, non cancella i gravissimi ritardi che hanno caratterizzato la gestione di questa crisi.

Una catena di fallimenti

Questa vicenda è una dimostrazione lampante di fallimento su più fronti:

  • Tecnico: Lo svuotamento di un bacino idrico è una vergogna per qualsiasi ingegnere idraulico. Possibile che nessuno abbia saputo pianificare meglio le risorse disponibili?
  • Politico: Lasciare interi territori senza acqua potabile è un atto di irresponsabilità politica di proporzioni inaudite.
  • Istituzionale: Gli enti preposti al controllo e alla gestione della crisi non hanno ascoltato per mesi le istanze di cittadini e amministratori locali, mostrando totale disprezzo per le loro necessità.

Impatto e futuro

Ora, con una riserva praticamente esaurita e previsioni meteorologiche tutt’altro che incoraggianti, si prospetta un inverno drammatico per la popolazione. Le autobotti, proposte come soluzione emergenziale, rappresentano un’ulteriore presa in giro, soprattutto nel periodo invernale: come pensano di distribuire acqua fredda e trasformarla in acqua calda? Ai fornelli?

La gestione della crisi idrica dell’Ancipa è l’emblema di un sistema che fallisce su tutta la linea. E mentre i cittadini pagano le conseguenze di questa incompetenza, i responsabili restano al loro posto, incapaci di assumersi le proprie responsabilità e di dimettersi, come sarebbe logico dopo un tale disastro.

L’acqua non si esaurisce da sola, ma per incuria e incompetenza di chi dovrebbe gestirla. Ancipa è un monito per la Sicilia intera: senza un cambiamento radicale nella gestione delle risorse idriche, i futuri disastri saranno inevitabili. Ai responsabili chiediamo: quanto ancora deve peggiorare la situazione prima che vi decidiate a intervenire con serietà?


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