Preceduta dalla Santa Messa, presieduta dal parroco del duomo monsignor Enzo Murgano, con la solita intensa presenza di popolo, si è conclusa, dopo quasi due mesi, la festività di Maria Santissima della Visitazione. Dopo la sacra liturgia, difatti, i confrati Ignudi, guidati dal rettore Mimmo Valvo, al forte grido di “Evviva Marí”, che non è emesso soltanto dalle corde vocali di ciascun confrate, ma viene dal profondo del suo cuore, hanno traslato, il simulacro di Maria Santissima della Visitazione, dall’altare centrale alla cappella dei marmi.
La traslazione è stata preceduta dal solenne canto delle Litanie Lauretane, accompagnate dalla corale Maria Santissima della Visitazione, diretta dal maestro Santino Cancaro. Non sono mancati, come sempre, i momenti di emozione e, molte persone, nel salutare Maria, che è stata presente tra gli ennesi , suoi figli, per ben 18 giorni a Montesalvo e 10 giorni in duomo, non sono stati scevri da lacrime.
Il Sacro simulacro, al canto della Salve Regina, è stato riposto, nella nicchia che lo contiene durante l’anno e, va ricordato, sarà riaperto per la venerazione dall’ 8 al 12 settembre, nella Cappella dei marmi, e dal 16 dicembre all’11 gennaio nell’Altare Centrale e a Pasqua del 2026 nuovamente nella Cappella dei marmi, per essere poi nuovamente traslato solennemente presso l’altare centrale , il 29 giugno del medesimo 2026.
È una festa che ogni ennese vive con “gli occhi del cuore”. È la “Festa delle feste” È “A Festa a Madonna”, davanti alla quale ogni ennese, anche coloro che lavorano all’estero, fa di tutto per esserci. È un’occasione per “far pace”, la Pace di Cristo di cui ha parlato Papa Leone il giorno della sua elezione , ed è un’occasione per attuare la “Misericordia” , simbolo del papato di Francesco. Va ricordato che durante il periodo della festività ovvero dal 2 giugno al 27 luglio, la chiesa Madre e quella di Montesalvo, sono state erette, per decreto del vescovo mons Rosario Gisana, a chiese giubilari. Ciò ha dato, a tante persone che non potevano andare a Roma , la possibilità di poter partecipare anche loro al Giubileo della Speranza. Dunque, i tuoi sacerdoti, i tuoi confrati, il tuo popolo, ti salutano o Mamma Celeste e ti chiedono la grazia di poterti rivedere il prossimo anno. “E chiamamu a cu n’aiuta: “ Evviva Marí”.
Mario Antonio Filippo Pio Pagaria
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