Franco Cannarozzo e Andrea Camilleri nell’Enna del 1946

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Franco Cannarozzo è stato un grande della letteratura poliziesca e di fantascienza, un “giallista” affermato, dotato di una vena narrativa straordinariamente feconda, tanto da essere definito il “Simenon italiano”. Erano chiamati “Gialli d’Arte” i polizieschi di Franco Enna, alias Franco Cannarozzo (Enna1921 – Lugano 1990), oggi diremmo “Gialli realistici”. Dalla sua penna uscì quasi per incanto Fefè Sartori, il commissario siciliano della fortunata serie televisiva fine anni ’60, combattente solitario, un po’ blasé ma tenace fino al sacrificio, un Montalbano ante litteram. Lo pseudonimo Franco Enna, gli fu imposto da Alberto Tedeschi, il dominus dei Gialli Mondadori, ma lui soleva dire: “In omaggio alla mia città natale”.

 Dopo quasi 30 anni dalla sua morte, dei suoi centocinquanta romanzi polizieschi pubblicati è quasi impossibile oggi trovare tracce nelle librerie, anche perché il nostro autore usò altri trentadue pseudonimi con nomi stranieri, per rendere i thriller più aderenti alle ambientazioni, quali i paesi americani e del medio oriente.

Una simpatica coincidenza fu l’incontro tra gli allora giovanissimi Cannarozzo e Camilleri.  Ce lo racconta lo stesso Andrea Camilleri nel suo volume, edito da Chiarelettere Narrazioni, uscito nel dicembre del 2015, dal titolo “Certi momenti”, dove sono riportatati, da pag. 97 a pag. 101, i ricordi dell’incontro ad Enna, nel lontano 1945. Tra i due nasce un particolare feeling ed è da considerare il suo primo amico ennese. “C’incontrammo casualmente al Belvedere, quando, spaesato e infreddolito, da poco catapultato nel capoluogo più alto d’Italia, mi fermai a guardare lo stupendo panorama. Ero solo, appoggiato alla balaustra, quando un giovane della mia età, alto, magrissimo, occhialuto, venne a fermarsi vicino a me.  Sentii il rumore di un aereo e alzai la testa per scrutare il cielo. Fu allora che il giovane al mio fianco, senza aprire bocca, mi diede un colpetto sulle spalle e col dito indice mi indicò di guardare non in alto, ma in giù. E infatti vidi l’aereo in volo, ma al di sotto di noi”. Si presentò: “mi chiamo Franco Cannarozzo”. Dal quel giorno e nei giorni seguenti, ricorda Camilleri, “fu la mia guida per conoscere la città e fare nuove amicizie”.

Ma mentre questi fatti sono noti, perché più volte raccontati dallo scrittore empedoclino in occasione d’interviste giornalistiche e televisive, nelle cinque pagine del racconto si arricchisce ancor di più per dei particolari molto accattivanti. Infatti, altri avvenimenti e circostanze s’affacciano alla memoria del giovane forestiero, avvenimenti che rasentano l’inverosimile. “Mi riuscì subito simpatico”, ricorda Camilleri dopo il primo incontro. “Ci demmo appuntamento nel pomeriggio al Caffè Centrale. [forse il Caffe Marro o il Caffè Rosso (NdA)]. Quando arrivai Franco era in compagnia di altri due giovani che mi presentò: Arnoldo Farina e Turiddu Pasqua. Da quel momento diventammo un quartetto inseparabile. I tre miei nuovi amici erano anche loro dei buoni lettori e quindi gli argomenti di conversazione non mancavano”. Una volta Turiddu propose all’amico Andrea di fargli da guardaspalle, perché doveva andare ad “amoreggiare…a distanza” con una ragazza in zona periferica, dove lei abitava. Da lì passò un vecchietto con sulle spalle un sacco colmo di verdura e prima di allontanarsi, su una lamiera scrisse cinque numeri: 18, 27, 35, 72, 85. Di solito erano numeri fortunati che se giocate subito al lotto potevano anche uscire. “Però – dice Camilleri nel suo racconto – c’era una difficoltà: a quel tempo non esisteva ad Enna un botteghino per il gioco del lotto, bisognava andare a Palermo entro il venerdì. Mentre discutevamo con Salvatore arrivarono Arnoldo e Franco. Avevamo raggiunto in quattro la somma di cinquecento lire, che allora erano tante”. Franco, dovendosi recare a Palermo, si fece carico di puntare i numeri, che uscirono… ma lui non aveva fatto la giocata perché aveva perso tutto a poker. Successe il finimondo volarono schiaffi e pugni. “Mi ricordo – aggiunge Camilleri – che Arnoldo addirittura prese una sedia e quasi gliela spaccò addosso. Poi la ragione ebbe il sopravvento e mentre Franco ripeteva a voce bassissima per le botte ricevute: avete ragione…avete ragione… avete ragione, l’amicizia ebbe il sopravvento. Fu così che Franco restò un caro amico. Io me ne andai da Enna e non ebbi più notizie di lui. Finché un giorno non mi capitò in mano un romanzo della collezione di fantascienza “Urania” firmato da un tale Franco Enna. Nella nota dell’autore era scritto che quello era lo pseudonimo dello scrittore ennese Franco Cannarozzo. Nel giro di pochi anni il nome di Franco Enna divenne notissimo ai cultori della fantascienza e dei thriller dei gialli Mondadori.  Scrisse decine e decine di romanzi, tanto che alcuni dovette firmarli con pseudonimi diversi, generalmente di stampo americano. Una ventina di anni appresso mi arrivò una lettera dalla Svizzera. Il mittente era Franco Enna. Come aveva fatto a conoscere il mio indirizzo romano? Non l’ho mai saputo. L’aprii, c’era una lettera di poche righe: ‘Caro Andrea, ti rimetto una parte del mio debito. Un abbraccio affettuoso, Franco’. Assieme alla lettera c’era un assegno di ventimila lire”.

 Il libro “Certi momenti”, ancora in distribuzione nelle librerie di tutta Italia, ha avuto molto successo e vi si trovano raccolti i tanti incontri, specialmente quelli dei suoi anni giovanili. Nella prima pagina del libro scrive: “Alcuni riguardano momenti di una vita che hanno determinato in me una sorta di cortocircuito. Si tratta di incontri con nomi noti, ma assai più spesso con persone diciamo comuni, che hanno avuto in ogni caso la stessa valenza. Ma gli uomini, le donne che racconto hanno rappresentato per me delle scintille, dei lampi, dei momenti di maggiore nitidezza…”. Nelle pagine del libro, oltre a quello con Cannarozzo, troviamo incontri, quasi per caso, con personaggi noti quali: Antonio Tabucchi, Pier Paolo Pasolini, Salvo Randone, Stefano D’Arrigo, Carlo Emilio Gadda, poi l’editore Livio Garzanti, un incontro romano con Vittorini, un breve incontro con Primo Levi e infine la conoscenza, in una trattoria a Roma, con Benedetto Croce. Interessanti anche tutti gli altri personaggi del libro, cosiddetti minori, intramezzati gli uni con gli altri.

Salvatore Presti

[Andrea Camilleri è venuto a mancare il 17 luglio scorso, all’età di 93 anno suscitando il cordoglio di personalità del mondo culturale, politico e della società civile. Anche il sindaco di Enna, l’ha volto ricordare con una nota, dove ha rimarcato i suoi anni giovanili trascorsi ad Enna, città che l’ha insignito della cittadinanza onoraria nel 2014 mentre era sindaco Paolo Garofalo].

  [Su Franco Enna è uscito: un saggio critico letterario di Gisella Padovani “Esperienze culturali e itinerari creativi di un maestro del Giallo Italiano ”Edizioni Papiro, Enna,(1995); la casa editrice Sellerio, nel 1999 ha ripubblicato uno dei suoi più bei romanzi dal titolo “L’occhio lungo”, con protagonista il commissario Sartori; una pagina sulla figura e le opere del giallista è stata recentemente scritta da Salvatore Ferlita, docente di letteratura all’Università di Enna “Kore” (Google, sotto il nome di Franco Enna). E inoltre pagine di note biografiche sono pubblicate nel volume “I Protagonisti: dall’Apprezzamento del Prestigio al Riconoscimento dell’Esemplarità”, edito a cura del Kiwanis, (Il Lunario, 2005); nel 1986 il Kiwanis International Club di Enna ha conferito allo scrittore e sceneggiatore il Premio Euno, nella sua seconda edizione]

 


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