Il senatore Trentacoste (M5S) risponde alle polemiche sul Bando Periferie nel decreto “milleproroghe”

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Il taglio dei fondi per le periferie previsto nel decreto “milleproroghe” è stato oggetto in questi giorni di polemiche da parte soprattuto dei sindaci. A chiarire la questione è il senatore ennese Fabrizio Trentacoste del Movimento 5 Stelle.

Qualche giorno fa commentavo il fatto che, grazie ad Internet, oggi è difficile che le dichiarazioni pubbliche, rilasciate in particolare da rappresentanti istituzionali, non possano essere verificate. 
Tuttavia, appare incomprensibile, non tanto il fatto che continuino gli slogan propagandistici contro qualsiasi atto posto in essere da questo Governo, quanto che a farlo siano le stesse forze politiche che hanno votato l’emendamento 13.2 che ha istituito il nuovo Fondo cassa per favorire gli investimenti delle città metropolitane, delle province e dei comuni, da realizzare attraverso l’utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti (emandamento votato all’unanimità da tutte le forze politiche, PD renziano compreso).

Lo slogan del giorno, quindi, riguarda i “tagli” ai fondi previsti dal Bando Periferie, relativi ai progetti locali, su cui Governo e Parlamento sono intervenuti, con il decreto milleproroghe, per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale n. 74 del 2018. Tale sentenza, infatti, ha rilevato l’illegittimità della gestione centralistica del Fondo, previsto peraltro per meno di 100 comuni, reputando che serva un’intesa con gli enti territoriali (le Regioni) nell’assegnazione dei fondi, non potendo intervenire solo su richiesta del Comune. 
Si è garantita, tuttavia, l’immediata finanziabilità per i primi 24 progetti che hanno ricevuto un punteggio superiore a 70/100. Ma, vista la necessità di rispettare la sentenza della Consulta, è stato necessario intervenire per analizzare i restanti progetti e valutare quali abbiano davvero una funzione di rilancio per le periferie. In ogni caso, le spese progettuali già sostenute verranno rimborsate. 
Si è perciò deciso di utilizzare le risorse stanziate per le convenzioni negli anni 2018 e 2019, non solo per alcuni dei progetti dei comuni capoluogo che hanno partecipato al Bando, ma per tutti i quasi 8000 comuni d’Italia, al fine di consentire alle tante amministrazioni comunali che hanno avanzi di amministrazione di potere utilizzare immediatamente quelle somme per investimenti in opere pubbliche, secondo un criterio di premialità e di equità e nel rispetto dei principi costituzionali.

In sintesi: non verranno a mancare, in alcun modo, i fondi destinati alle periferie, relativi a progetti locali che attualmente non hanno ancora i presupposti per poter essere approvati. Sono somme che, comunque, non verrebbero spese alla luce della citata sentenza della Consulta (n. 74/2018). Si andrà a realizzare una semplice rimodulazione dovuta al ritardo nell’elaborazione di progetti completi, e non certamente un taglio indiscriminato.
Infine, si sbloccano fondi che i Comuni potranno utilizzare da subito“.


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