Come associazione dei consumatori il 28 luglio 2017 presentammo una denuncia presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Enna. Una denuncia-querela nella quale si chiedevano gli eventuali accertamenti sulla gestione del servizio idrico integrato. Brevemente ritenevamo e riteniamo, ancora oggi, l’illegittimità della richiesta del gestore del pagamento di un deposito cauzionale di € 25.00 a tutti i cittadini-utenti che avevano pagato già il deposito cauzionale ai precedenti gestori: Comuni, EAS, Consorzi ed Asen per il comune di Enna. La deliberazione dell’ARERA non era ordinativa per il gestore, infatti la norma così recita: “Il gestore può trattenere a titolo di deposito cauzionale, effettuando i relativi conguagli….” orbene i conguagli non furono fatti ed i cittadini sono stati costretti a pagare due volte una prima volta ai precedenti gestori ed una seconda volta al nuovo gestore Acquaenna. Lecito? Questo chiedevamo alla Procura.
Contestualmente si chiedeva se, le così dette partite pregresse 2005/2010 inserite dal gestore in bolletta dal luglio 2014, fossero dovute viste che erano mancati guadagni avuti dal gestore per la difformità dei presunti consumi previsti nel piano d’ambito con gli effettivi quantitativi di acqua consumati dai cittadini-utenti. Già di per se stessa una richiesta fatta dopo cinque anni è prescritta, quantomeno per 4 anni dal 2005/2009 che non avremmo dovuto pagare; le difformità del piano per quanto attiene ai consumi di acqua dipende da chi ha presentato il piano d’ambito ai concorrenti nella gara di affidamento del servizio che certo non furono i cittadini bensì l’ATO oggi ATI, quindi, i sindaci per conto dei Comuni, non certo i cittadini che pagano un servizio a corrispettivo: tanti metri cubi consumi e tanti metri cubi paghi. Lecito? Questo chiedevamo alla Procura.
Inoltre, si chiedeva se il pagamento degli oneri di concessione che Acquaenna doveva pagare all’ATI fossero stati fatti regolarmente secondo quanto pattuito in un accordo bonario tra ATI e Gestore. Lecito? Questo chiedevamo alla Procura.
Infine, chiedevamo se il pagamento della depurazione delle acque reflue fossero dovute visto la non conformità dei parametri previste dalla legge 152/2006 e, quindi, se il pagamento fosse dovuto. Lecito? Questo si chiedeva alla Procura.
La Procura della Repubblica ha inteso assegnare ad uno dei suoi p.m. una inchiesta sull’inquinamento ambientale che dopo sette anni vede la luce con la seduta dell’11 giugno 2024 davanti al Gip, in cui ci siamo resi conto leggendo gli atti che la denuncia era stata esautorata nella sua essenza, indagando solo sull’inquinamento ambientale. Tralasciando gli altri aspetti, relativi alle illegittimità delle partite pregresse, del doppio pagamento del deposito cauzionale senza conguagli come prescrive l’ARERA e dei pagamenti degli oneri di concessione. Il Gip nell’udienza odierna (4 dicembre 2024) ha ritenuto di estromettere l’associazione e lo scrivente perché l’associazione non si occupa di inquinamenti ambientali che si erano dichiarati parti civili. Non essendo stata ammessa la richiesta di parte civile chi difenderà i cittadini? Qualcuno ha ritenuto opportuno indirizzare un iter giuridico e procedurale in difformità di quanto richiesto da una associazione che opera per difendere i diritti dei cittadini o è stata una svista? In ogni caso non è stata resa giustizia ai cittadini. Perchè?
Pippo Bruno
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