Legambiente scrive a presidente e rettore Kore: “A Gela territorio devastato dal petrolchimico, l’Università di Enna receda dall’accordo

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L’università Kore di Enna receda dall’accordo di collaborazione con Eni per avviare e rinnovare il corso di Laurea Magistrale in Ingegneria per l’ambiente e il territorio presso la sede distaccata di Gela, per gli anni accademici 2021/2022 e 2022/2023.  Questa la richiesta avanzato oggi in una lettera inviata al presidente, Cataldo Salerno, e al rettore, Gianni Puglisi, dal presidente nazionale di  Legambiente, Stefano Ciafani, e dal presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna.

Nella lettera, Ciafani e Zanna, sottolineano che l’Eni si conferma uno dei maggiori “nemici del clima”, un’azienda il cui profitto si fonda sull’estrazione e lo sfruttamento di fonti fossili e che è nota a livello nazionale e mondiale per le sue pratiche inquinanti e di greenwashing.

Ricordano a presidente e rettore che il territorio di Gela è stato, com’è noto, fortemente compromesso proprio dall’attività di Eni. Qui, infatti, fin dagli anni sessanta il polo petrolchimico del colosso italiano ha inquinato l’aria, il suolo, le falde e la città, danneggiando fortemente la salute delle cittadine e dei cittadini. E la situazione resta tutt’ora difficile a causa delle bonifiche che procedono a rilento.

Non è un caso che recentemente una nuova inchiesta giornalistica pubblicata dall’Espresso abbia denunciato che – esaminando i dati raccolti da uno studio del professore Sebastiano Bianca, genetista dell’ospedale Garibaldi di Catania, e dal dottor Fabrizio Bianchi, responsabile dell’unità di ricerca epidemiologica del Cnr di Pisa, tra il 2003 e il 2008 – a Gela sono nati 222 bambini con malformazioni. Inoltre, la nuova bioraffineria, presentata come la svolta in chiave di sostenibilità per i carburanti, usa in larga misura l’olio di palma come materia prima per la produzione del biocarburante, il cui sfruttamento provoca gravi danni all’ambiente a causa della deforestazione e della perdita di biodiversità che avviene spesso a monte della sua coltivazione.

Eni è anche titolare del pozzo di estrazione di idrocarburi tra Ragusa e Modica, che nella primavera del 2019 ha dato luogo per lungo tempo a perdite di petrolio mettendo a rischio il fiume Irminio, e del Centro Oli di Viggiano in Basilicata, al centro di 2 procedimenti giudiziari per sversamento illegale di prodotti e rifiuti petroliferi.

Per Legambiente è arrivato il momento di dire all’Eni: ”Basta!” e chiede alla Kore di non essere accondiscendente, di lanciare un forte segnale di rottura, per contribuire a non farsi più schiacciare dagli interessi economici di pochi a dispetto del futuro di migliaia e migliaia di giovani siciliani che hanno il sacrosanto diritto di vivere in un’isola pulita, bella e felice.

 


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