La Corte d’appello di Caltanissetta ha confermato le condanne in primo grado del processo antimafia “Discovery”. L’operazione di Polizia del 2015, coordinata dalla Dda di Caltanissetta, che disarticolò un clan di Cosa Nostra a Troina.
A processo finirono i componenti del clan, ma anche alcuni giovani di Cerami non legati ad alcuna organizzazione mafiosa, che per l’accusa erano dediti prevalentemente ai furti con il cosiddetto metodo del cavallo di ritorno.
La sentenza della Corte nissena, presieduta da Pasqua Seminara, ha confermato, in sostanza, il verdetto di primo grado, emesso nel 2018 dal Tribunale di Enna, presieduto dal presidente della sezione penale Francesco Paolo Pitarresi.
Confermata la condanna a 18 anni del cinquantunenne Davide Schinocca, ritenuto a capo del clan di Troina. Con accuse a vario titolo di associazione mafiosa, rapina, porto illegale d’armi, tentata estorsione, furto, incendio e reati minori sono state confermate le condanne a 13 anni per Salvatore Barbera, Domenico Sotera e Luigi Compagnone; a 4 anni 6 mesi e 600 euro di multa per Bruno Lombardo; a 8 anni e 12 mila euro di multa per Giuseppe Zitelli; a 9 anni e 9 mila euro di multa per Gaetano Sotera; a 10 anni e 10 mila euro di multa per Sebastiano Grasso; a 8 anni e 8 mila euro di multa per Cristian Modica; a 7 anni e 7 mila euro di multa per Sebastiano Foti; e a 1 anno 6 mesi e 3 mila euro di multa per Giuseppe Sotera.
Lombardo, condannato a 4 anni e mezzo di reclusione, è già a piede libero da tempo, perché, tra la misura cautelare e la cosiddetta “liberazione anticipata”, ha già pagato il suo debito con la giustizia. Per lui è caduta l’accusa di associazione, ma è rimasta solo l’ipotesi di favoreggiamento.
Da sottolineare la posizione del Comune di Troina, che si è costituito parte civile per volontà del sindaco Fabio Venezia, è assistito dall’avvocato Salvatore Timpanaro, che ha rappresentato l’ente nei vari gradi di giudizio; anche nel filone che si è svolto con giudizio abbreviato, già conclusosi con sentenza definitiva.
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