Messina: un altro femminicidio, un’altra vita spezzata. E ora basta

Omiciidio Campanella
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Ancora una volta, siamo qui a raccontare l’orrore. Ancora una volta, una giovane donna di 22 anni è stata brutalmente uccisa dal suo ex compagno perché aveva deciso di voltare pagina, perché aveva avuto il coraggio di dire basta. Ma in una società che ancora giustifica, minimizza e permette che tutto questo accada, il suo rifiuto si è trasformato in una condanna a morte.

Il femminicidio non è un delitto improvviso, non è il frutto della rabbia momentanea, come troppo spesso leggiamo nelle cronache. È l’ultima e più atroce espressione di un sistema che continua a considerare le donne proprietà, corpi da controllare, vite da spezzare quando osano decidere per sé.

La criminologa Samanta Signore, che è stata anche studentessa fuori sede in quella città, non ci sta a restare in silenzio: “Questa non è una tragedia privata, è un problema collettivo. Il patriarcato non è finito, la cultura del possesso è ancora qui, e noi continuiamo a perdere vite. Non si può più ignorare.”

Sara non ha sbagliato. Sara ha avuto coraggio. Il vigliacco è stato lui, che ha deciso di trasformare il proprio fallimento in un atto di violenza irreparabile. Lui, che non ha saputo accettare che una donna non gli appartenesse. Lui, che ha preferito uccidere piuttosto che accettare la libertà di un’altra persona.

Basta simboli, vogliamo azioni.

Le panchine rosse sono ovunque, le commemorazioni riempiono le piazze. Ma di cosa abbiamo bisogno davvero? Leggi che funzionino, giustizia che protegga, educazione che cambi le menti prima che sia troppo tardi. Abbiamo bisogno di strumenti che impediscano questi crimini, non solo di fiocchi e parole di circostanza.

La criminologa lo dice chiaramente: “Non basta l’indignazione, serve un cambiamento radicale. Serve una rivoluzione culturale. Dobbiamo insegnare agli uomini che il rifiuto non è un affronto, ma un diritto. Dobbiamo proteggere le donne PRIMA che sia troppo tardi.”

Perché la verità è semplice e potente: siamo nate donne e dobbiamo essere libere. Libere di scegliere, di vivere senza paura, di costruire il nostro futuro senza il peso di una cultura che ancora oggi tenta di controllarci.

Messina piange un’altra vita spezzata. Ma il dolore da solo non basta più. È tempo di agire. È tempo di dire basta.



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