Il 22 maggio, presso l’auditorium Vincenzo Nisi dell’IIS Fratelli Testa di Nicosia, si è svolta la celebrazione della “Giornata della legalità e dell’antimafia”, un evento che ha visto la partecipazione di numerosi studenti, docenti e autorità civili, insieme ai comandanti delle forze dell’ordine presenti sul territorio.
La professoressa Vilma Fiore, nel suo intervento introduttivo, ha ricordato il significato profondo di questa ricorrenza nazionale che si celebra ogni 23 maggio per commemorare le vittime di tutte le mafie. La data rievoca in particolare la Strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anch’essa magistrato e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L’intervento ha voluto onorare anche altre vittime di stragi mafiose, mantenendo vivo il ricordo nella memoria collettiva.
Alcuni studenti hanno contribuito alla commemorazione leggendo brani che ripercorrono la storia di quella strage, testimoniando come il suo ricordo rimanga indelebile nella memoria di tutti noi.
Un dibattito articolato con esperti del settore
Il confronto, moderato da Giancarlo Rossino che ha presentato i singoli relatori, ha visto protagonisti professionisti di diversi settori uniti dall’impegno nella lotta alla criminalità organizzata.
Il giornalista Josè Trovato, corrispondente di Live Sicilia e TeleMistretta e autore di numerose pubblicazioni sul fenomeno mafioso nell’ennese, ha condotto le interviste sottolineando le difficoltà del mestiere giornalistico nel raccontare la mafia e le sue implicazioni sul territorio.
Centrale è stato l’intervento di Santi Roberto Condorelli, procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, che ha analizzato l’evoluzione del fenomeno mafioso nell’ennese dagli anni ’90 ad oggi. Il magistrato ha illustrato come cinque famiglie mafiose, attive principalmente a Enna, Calascibetta, Villarosa, Barrafranca e Pietraperzia, abbiano mantenuto ramificazioni e contatti con la mafia catanese, prima di essere smantellate attraverso diverse operazioni di polizia che oggi ne ostacolano la ricomposizione.
L’esperienza diretta della politica
L’onorevole Fabio Venezia ha portato la sua testimonianza diretta di amministratore che ha sfidato la criminalità organizzata. Come sindaco di Troina, Venezia sottopose a verifica i contratti di affitto degli oltre 4.000 ettari di boschi comunali, tradizionalmente affidati ad allevatori dei Nebrodi. Scoperto che i titolari degli affitti appartenevano a famiglie mafiose, sottrasse loro tutti i terreni, diventando così un bersaglio della criminalità organizzata e dovendo vivere sotto scorta. Attualmente parlamentare regionale del Partito Democratico, è componente della Commissione regionale antimafia.
Gli aspetti tecnico-giuridici
L’avvocato Giuseppe Greco, cassazionista e penalista, componente del comitato scientifico della Camera penale di Enna, ha fornito contributi tecnici di particolare rilevanza. Tra questi, ha approfondito il reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, spiegando come dal punto di vista formale non si tratti di una fattispecie autonoma, ma rientri nell’ambito del concorso di persone nel reato base previsto dall’articolo 416-bis del codice penale italiano.
Un approccio formativo per le nuove generazioni
Il dibattito si è rivelato particolarmente efficace nel suo intento educativo verso le giovani generazioni, offrendo una panoramica completa del fenomeno mafioso attraverso le prospettive di un magistrato, un avvocato, un giornalista e un politico. Questo approccio multidisciplinare ha permesso di esplorare le diverse implicazioni che ciascuna professione comporta nell’affrontare e contrastare la criminalità organizzata, fornendo agli studenti presenti strumenti di comprensione e riflessione su una realtà complessa che continua a caratterizzare il territorio siciliano.
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