Questa è una storia che risale a ben 75 anni fa, ma che racconta dell’eroismo di un uomo nicosiano affinché rimanga sempre indelebile nella memoria.
Nel periodo dei festeggiamenti della Madonna dell’Aiuto, una festa molto cara al cuore dei nicosiani e che anche quest’anno da poco è stata celebrata, nel 1948 accadde un evento straordinario che avrebbe segnato per sempre la vita del giovane Calogero (per tutti Lillo) Caputo e della sua famiglia.
Lillo Caputo, che poi sarebbe divenuto noto come rispettato barbiere nella comunità, era solo un bambino di otto anni all’epoca, mentre sua sorella era ancora più giovane. La famiglia Caputo partecipò come ogni anno alla solenne processione in onore della Madonna dell’Aiuto, dimostrando la propria profonda devozione. Tuttavia, quel periodo era segnato dalle difficoltà del dopoguerra, quando la stessa sopravvivenza era una sfida quotidiana.
Il padre di Calogero, Benedetto Caputo, conosciuto come Benny, aveva lavorato come vigile del fuoco presso la caserma allora sita in Via Fratelli Testa, nel palazzo oggi sede dello studio del noto notaio Rizzo. Ma in quegli anni, il dopoguerra aveva un urgente bisogno di manodopera per la ricostruzione, e Benny, insieme ad altri soci nicosiani e un socio di Enna, aveva costituito una ditta edile.
Il lunedì successivo alla festa della Madonna dell’Aiuto, Benny Caputo si trovava in un cantiere insieme a diversi operai, lungo la strada provinciale che conduceva ad Agira, nella contrada nota come “della Mentina“. Le piogge di settembre avevano reso il terreno instabile, e Benny, nel suo ruolo di responsabile della ditta, si offrì di posizionarsi in una zona più elevata per controllare la stabilità del terreno e proteggere gli operai. Il suo istinto si rivelò fondamentale quando notò l’inizio di una frana imminente.
Con tempestività, Benny avvertì gli operai nella parte sottostante, che riuscirono a mettersi al sicuro proprio mentre la frana iniziava a crollare. Senza mezzi meccanici a disposizione, alcuni operai stavano trasportando pesanti massi a mano, ma riuscirono a mettersi in salvo grazie all’avviso di pericoloso. Tuttavia, Benny non riuscì a salvare sé stesso e venne travolto dalla frana.
Come tiene, però, a precisare il figlio, Caputo non perse la vita sul momento.
Soccorso dagli operai, fu caricato su un camion che casualmente passava per la strada provinciale. Venne trasportato all’ospedale di Nicosia, all’epoca gestito da suore volontarie, poiché mancavano medici e attrezzature. Nonostante le limitazioni dell’ospedale, un medico arrivò e diagnosticò fratture ossee, ma la situazione più grave sembrava essere un rigonfiamento addominale. Raccomandò il trasferimento urgente all’ospedale di Enna, ma l’ospedale di Nicosia non aveva un’ambulanza.
Un conoscente, autista di un negozio locale che commerciava stoffe, si offrì di accompagnarli. Tuttavia, nonostante gli sforzi dei medici di Enna, Benny non poté essere salvato. Alla fine, venne dimesso dall’ospedale perché non c’era nulla che potessero fare per lui. A soli 35 anni, Benedetto divenne una vittima del lavoro, morendo nella casa dei suoi genitori, circondato dall’affetto dei suoi cari.
A distanza di 75 anni, suo figlio Lillo ha deciso di fare di più che semplicemente far celebrare una messa in memoria del padre. Riflettendo su quanto accaduto, Lillo ha capito che suo padre ha compiuto un gesto eroico, che ha salvato molte vite. L’atto coraggioso e altruista di Benny Caputo merita di essere ricordato e onorato, perché ha dimostrato che anche un semplice gesto di preoccupazione può fare la differenza tra la vita e la morte per molte persone. La storia di Benny ci ricorda l’importanza di essere vigili e di prendersi cura gli uni degli altri, anche nei momenti più difficili.
Maria Teresa La Via

Maria Teresa La Via, giornalista nata a Nicosia, attuale direttore di TeleNicosia