Nicosia, giornate FAI d’autunno: torna visitabile la Villa Speciale di Monte Oliveto

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ll 17 ed il 18 ottobre, in occasione delle due giornate “FAI d’autunno“, sarà possibile visitare la suggestiva e incantevole Villa Speciale di Monte Oliveto.
Faranno da ciceroni alcuni studenti degli istituti superiori Alessandro Volta e Fratelli Testa,  preparati dal FAI, dai proprietari e dagli insegnanti, coordinati dal prof. Nino Contino.
La villa conserva l’antica denominazione nobiliare, ma da tempo è proprietà della famiglia Giaconia – Longo e degli Ajroldi di Palermo
Un’oasi di verde e di pace, un parco-giardino d’alberi secolari e viali fioriti, un villino stile liberty e un’antica torre di guardia, lunghi viali alberati, i resti di una “storica” pineta plurisecolare scampati alla cementificazione selvaggia, un querceto ed un bosco naturale con alberi maestosi,  insomma quasi un lembo di “paradiso terrestre”.
Villa Speciale sorge nella contrada Monte Oliveto di Nicosia, occupata in origine da una bella pineta e da una serie di grotte e insediamenti rupestri.
La costruzione originaria della villa è da situare tra la fine XVIII e l’inizio del XIX secolo quando venne realizzata e usata come “chalet” di caccia dalla famiglia Speciale dei duchi di Valverde.
All’interno della villa sono presenti ancora delle feritoie usate per mirare e colpire le prede (e forse anche… ladri e briganti).
La famiglia, di cui ritroviamo lo stemma sia nella facciata della casa, che nello storico e monumentale cancello di Piazzale Croce,  discende da Niccolò Speciale, Viceré di Sicilia (1423-24), uomo di fiducia di Alfonso d’Aragona.
Suo figlio Pietro, barone di Alcamo e di Calatafimi, fu anch’egli uomo politico e pretore di Palermo.
Ma Pietro è famoso soprattutto per aver lasciato una traccia nella storia della scultura siciliana. Un suo famoso ritratto a bassorilievo (di cui ha parlato anche Leonardo Sciascia) è esposto nel Tesoro della Chiesa di Santa Maria della Stella di Militello val di Catania, ed è stato attribuito al grande scultore dalmata Francesco Laurana (Dalmazia 1430 – Avignone 1502: in Sicilia per alcuni anni dal maggio 1468, assieme a Domenico Gagini).
Un altro busto scultoreo del pretore eseguito da Domenico Gagini (Bissone ? – Palermo 1492), anche se da molti attribuito allo stesso Laurana, è conservato a Palermo.
Un bel calco in gesso di questa scultura (realizzato per l’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92) è custodito nella villa.
Ricordiamo infine il bellissimo sarcofago di Antonio Speciale, figlio del pretore, conservato nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Palermo, anch’essa opera di Francesco Laurana.
Il ramo nicosiano degli Speciale risale a Matteo Speciale, fratello del viceré Niccolò, cui a Nicosia è dedicata la “piazzetta Niccolò Speciale viceré” antistante il maestoso prospetto barocco di Palazzo Speciale La Nova, alla Colletta. Matteo fu nominato (dal fratello viceré) Capitano di giustizia prima a Piazza Armerina, poi a Castrogiovanni ( Enna dal 1926) e, infine, a Nicosia nel 1428- 29, come documentato nel “Liber gratiarum” custodito nella Biblioteca Comunale.
Matteo mise radici a Nicosia perché sposò Garita (Margherita) Muzzicato dei baroni di Sisto, della cui famiglia è famoso l’arciprete “Don Ioannes Mucicatu”, che, per primo, commissionò opere d’arte alle botteghe degli scultori gagineschi di Palermo per la chiesa di S. Nicola (oggi Cattedrale): il Portico protorinascimentale (1498), la “Cona del Sacramento” (1501), ora collocata dietro il bellissimo Fonte battesimale, attribuito ad Antonello Gagini e commissionato dal già citato arciprete Giovanni Muzzicato, il cui nome e stemma sono incisi proprio ai bordi del Fonte.
Matteo Speciale è, quindi, il capostipite degli Speciale di Nicosia, che qui divennero baroni di S. Maria La Nova (1650 ca) e anche baroni perpetui della Regia Secrezia (1593): ufficio che aveva sede nel già citato Palazzo Speciale La Nova, dove si riscuotevano le varie tasse: “regi donativi” e “collette”, che gli Speciale La Nova incassavano per conto dei re e dei viceré di Sicilia e che divenne la fonte principale della loro ricchezza e del loro potere (del superbo palazzo sopravvive soltanto il prospetto barocco con stemma, abbruttito da 2 bastioni in cemento armato; l’interno è stato interamente distrutto, compreso il loggiato e l’ufficio della Regia Secrezia!).
In seguito ad abilissime e oculate politiche matrimoniali, gli Speciale acquisirono i feudi ed i titoli e le baronie di S. Andrea, Mallia, Valverde, Vaccarizzo (poi Marrigo) e costruirono ben 5 palazzi maestosi, tutt’ora esistenti, sebbene scempiati e “rimodernati”.
La Villa Speciale è,  assieme al Baglio S. Pietro, una delle due ville sopravvissute di questo antico e potente casato.
Nel 1818,  un anno dopo la creazione della Diocesi avvenuta il 17 marzo 1817, retta fino ad allora dal Vicario don Francesco La Motta di S. Silvestro,  fu nominato primo Vescovo Gaetano Maria Avarna dei duchi di Belviso, per il quale il Comune (che non aveva ancora fornito né il Palazzo Vescovile né il Seminario) affittò la villa Speciale.
Mons. Avarna fece costruire a sue spese la strada che congiunge Monte Oliveto al centro della città e che prese il nome dal prelato, cioè via Belviso.
Nel 1903 la villa subì un’importante trasformazione, in occasione delle nozze tra Ludovico Speciale e Maria Cirino. Il quadro commemorativo, che riassume le storie delle due famiglie, appeso all’ingresso della casa, ricorda quest’avvenimento.
L’arredamento della casa da allora non è più cambiato, mentre la villa fu utilizzata da questo momento, oltre che per la caccia, anche per la villeggiatura.
L’ultimo Speciale proprietario della villa fu Francesco, figlio della coppia che sposa la cugina Pierina Cirino.
Oggi la villa è di proprietà degli eredi di quest’ultima.
L’esterno della villa è molto semplice e ricalca la struttura dell’originario casino di caccia. L’intonaco rosa è stato restaurato recentemente come l’interno della casa, mantenendo l’aspetto e gli arredi originari, tipici delle dimore di campagna dell’epoca.
Le volte del tetto a botte, come lo spessore dei muri sono stati realizzati per mantenere una temperatura costante nei mesi caldi della villeggiatura.
Le camere da letto contengono i mobili e perfino la biancheria d’origine, come originali sono anche gli interruttori e i lumi della casa.
Il salotto-sala da pranzo della villa è arredato con dei divani da conversazione (con tappezzeria art nouveau) ai quattro angoli dell’ambiente, tipici delle dimore signorili siciliane.
Sopra il pianoforte e alle pareti sono esposte delle foto e ritratti di famiglia.
Conclude l’arredo un imponente lampadario di cristallo di rocca.
Anche il giardino, il vero cuore della casa, è stato mantenuto dagli attuali proprietari nello stato e nello spirito originario: sono presenti essenze di vario genere ed alberi secolari, tra cui spiccano senza dubbio gli enormi pini che caratterizzano da sempre il paesaggio di Nicosia.
Da ricordare la vasca sempre adornata di fiori, e, adiacente, un bel gazebo costituito da quattro colonne sormontate da antiche teste di mori in terracotta.
Intorno alla villa e al giardino sorge l’antico oliveto che dà nome alla contrada; mentre un boschetto di querce, lungo un’antica mulattiera, fa ombra e cinge da un lato l’intera proprietà.
Da notare in basso, sotto la casa, un suggestivo pozzo circondato da colonne di pietra, disegnato nel dopoguerra dall’architetto palermitano Pietro Airoldi, durante un suo soggiorno nella villa.
Numerosi i manufatti rupestri presenti: il grande palmento, interamente scavato nella roccia, con le vasche (“pigiatoio” e tina) per pigiare l’uva e raccogliere il mosto; la cisterna dell’acqua e un’altra caverna, testimonianze del passato antichissimo di Nicosia.
Nino Contino e Giorgio Longo

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