Nicosia, presentato lo studio sull’epigrafe araba presente sul monte Altesina – VIDEO

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L’Ecomuseo Petra D’Asgotto con il patrocinio del Comune di Nicosia ha organizzato mercoledì 26 giugno, presso l’aula consiliare del palazzo municipale, una conferenza di presentazione dal titolo “L’epigrafe in arabo e l’insediamento del Monte Altesina nel corso dei secoli”.

I contenuti della conferenza sono stati illustrati dalla presidente dell’Ecomuseo Petra D’Asgotto di Nicosia, Pina La Giusa. Il sindaco di Nicosia, Luigi Bonelli, ha salutato tutti gli intervenuti accompagnato dal vice sindaco Annamaria Gemmellaro.

La prima relazione è stata curata da Filippa Marchese, dirigente della sezione dei beni archeologici presso la Soprintendenza ai Beni culturali di Enna. La funzionaria ha illustrato l’importanza del sito archeologico del monte Altesina, ricordando la serie di campagne di scavi avviate dal 1951 e proseguite negli anni 80 e 90 e l’ultima nel 2007. In questi scavi sono state ritrovate testimonianze risalenti all’età del bronzo, interessanti ritrovamenti ellenistici risalenti al IV e V secolo avanti Cristo. Testimonianze di traffici in età bizantina e soprattutto ritrovamenti durate l’occupazione araba quando il monte Altesina divenne il centro trigonometrico per le tre valli in cui fu divisa la Sicilia. La dottoressa marchese ha auspicato la riapertura di una nuova campagna di scavi con la firma di un protocollo d’intesa tra il Comune di Nicosia, la Soprintendenza, l’Ecomuseo Petra D’Asgotto e l’Università francese di Bordeaux.

La seconda relazione è stata curata da Giovanni D’Urso, appassionato di storia locale e membro del comitato tecnico-scientifico dell’Ecomuseo Petra D’Asgotto di Nicosia. Il dottore D’Urso ha fatto un escursus storico che riguarda la zona del monte Altesina, in epoca romana chiamato monte Aereus, dal quale deriva l’odierno toponimo dell’intera catena degli Erei. Nel periodo normanno prenderà il nome di “Artesina”, nome presente anche sulle cime novaresi e quindi conseguenza dell’emigrazione dei coloni lombardi in Sicilia. In seguito divenne un feudo con la baronia passata dai Ventimiglia di Geraci ai D’Onofrio-Grimaldi. Nel 1816-17 con l’abolizione dei diritti feudali passò al territorio della Comarca di Nicosia facente parte dell’Intendenza di Catania.

La relazione finale è stata tenuta dall’archeologo Giuseppe Labisi, dell’Università di Parigi, che ha conseguito il dottorato di ricerca in archeologia islamica congiuntamente alla Sapienza Università di Roma e all’Università Panthéon-Sorbonne di Parigi. Sull’ingresso di un piccolo ipogeo, situato sul monte Altesina è visibile una epigrafe incisa sulla superficie della parete rocciosa molto erosa, costituita da caratteri arabi arcaici in cufico. Nonostante essa sia molto danneggiata per effetto dell’erosione, Labisi è riuscito ad interpretare la scritta, ovvero una professione di fede islamica, una “sciadda” (shahāda), la cui traduzione in italiano è: “Non v’è Dio al di fuori di Dio Maometto è il profeta di Dio”, databile secondo una ricostruzione effettuata, comparandola con le monete dirham della stessa epoca coniate in Sicilia, intorno alla metà del IX secolo, durante la conquista araba della Sicilia iniziata nell’827 dopo Cristo. Una parte della scritta con il tempo è andata distrutta, esiste solo una testimonianza datata con una foto illeggibile, realizzata per una tesi universitaria dall’archeologo nicosiano Gaetano Scarlata. L’archeologo Labisi si è poi soffermato sulla storia della conquista della Sicilia, riconoscendo come lo stesso monte Altesina fu utilizzato dagli arabi, così come i predecessori greci e bizantini, come postazione strategica da cui ancora oggi è possibile visionare l’attuale roccaforte inconquistabile di Enna, Calascibetta, Nicosia e Sperlinga.

Alla luce di questi ritrovamenti, appare necessaria la riapertura di una campagna di scavi che possa finalmente valorizzare il sito archeologico del monte Altesina, che come è stato evidenziato in questa conferenza, rappresenta una fonte fondamentale per la secolare storia siciliana.

 


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