Nicosia, rappresentato al plesso San Domenico dalle classi quinte del II circolo San Felice lo spettacolo “A Spartenza”

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A conclusione dell’anno scolastico, è stata rappresentata il 10 giugno la commedia in dialetto galloitalico “A Spartenza”, composta dalla professoressa Maria Seminara e realizzata dagli alunni delle classi quinte del Plesso San Domenico, nell’ambito del Progetto PON “Movimento, gesti e parole” e con l’apporto organizzativo delle insegnanti Nuccia Guidara, Michela Lo Bianco, Pinì D’Alessandro e del professore Pino Fiscella quale esperto esterno e Nino Matarazzo referente per la valutazione.

La scelta di far realizzare agli alunni una rappresentazione teatrale ha avuto una duplice finalità: quella educativa-pedagogica e quella identitaria.

Un evento teatrale mette in gioco la sensibilità, l’affettività e il linguaggio del corpo, crea la spinta a lavorare insieme e ad usare tutte le proprie capacità e competenze.

Per tale motivo si è cercato di rendere i ragazzi protagonisti, soggetti attivi e partecipi alla realizzazione di un progetto condiviso al fine di accrescere l’autonomia, mantenere alta la motivazione, stimolare la ricerca e l’auto apprendimento.

L’approccio al teatro, si sa, permette di affrontare inibizioni e insicurezza tipiche del periodo adolescenziale.

Attraverso l’attività teatrale ciascun alunno ha messo in scena se stesso, i rapporti con i propri simili, con i propri insegnanti e genitori per dare espressione ai grandi temi della vita quotidiana; inoltre favorisce la spontaneità, la creatività e l’immediatezza delle relazioni interpersonali.

La seconda finalità che si è perseguita è quella identitaria.

Una cosa che ci identifica più di tutti è il nostro dialetto le cui origini risalgono al dodicesimo secolo, per cui la scelta della commedia dialettale non è stata casuale ma convintamente voluta.

Le lingue locali, in genere, compresa la nostra, tendono ad essere assimilate sia dall’italiano, sia dal siciliano. Il dialetto, che per noi è la lingua madre, va appreso nell’ambito familiare, a scuola si debbono fare tutte quelle attività che lo rafforzano e ne fanno prendere coscienza, appunto per non perdere l’identità che da molti secoli ci ha contraddistinto. Ed è proprio quello che, gli insegnanti, hanno voluto e fatto.

Il titolo “A Spartenza”, come spiega l’autrice nella nota introduttiva, è un termine che connota un duplice significato di partenza-separazione, nel nostro caso significa le partenze per l’America, partenze che hanno segnato e scandito la storia di molte famiglie sperlinghesi, nicosiani, e più in generale di famiglie italiane.

Nelle scene spiccano i due sentimenti contrastanti e contemporanei di Giuvanë, il protagonista della commedia; da un lato è felice per la partenza verso New York, dove, è certo che il suo futuro sarà più roseo, dall’altro lato il dispiacere di lasciare il suo paese e quindi tutti i suoi affetti, specie quelli familiari.

La rappresentazione è stata coinvolgente, rievocativa del nostro passato più recente ed intrisa di patos.

Gli insegnanti hanno definito la conclusione del ciclo della Primaria: “Come il distacco, appunto ‘A Spartenza’, dagli alunni è stato ed è un momento in cui il cuore piange …, anche se si parte per inseguire un sogno, anche se si parte con entusiasmo e la speranza di diventare ciò che maggiormente desideriamo di essere. Oggi come allora anche noi proviamo gli stessi sentimenti di allora, la tristezza per il distacco, e la gioia per avervi conosciuti e visti crescere. Vi raccomandiamo di impegnarvi sempre nello studio e di essere esemplari nella vita”.

Salvatore Lo Pinzino

 


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