Operazione “Capolinea”, sgominato dalla Polizia di Stato di Enna e Catania un gruppo criminale di stampo mafioso – VIDEO

Condividi l'articolo su:

All’alba del 9 marzo, la Polizia di Stato, a conclusione di articolata e complessa attività investigativa coordinata dalla Dda di Caltanissetta, ha eseguito l’arresto di sei soggetti, in esecuzione di Ordinanza Applicativa della Custodia Cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, a carico del 57 enne catanese Calogero Giuseppe Balsamo, detto “Pippo Balsamo”, del 65 enne ennese Salvatore La Delia, del 45 enne ennese Eduardo Mazza, del 53 enne ennese Antonio Salvatore Medda, del 51 enne catanese Angelo Tomaselli e del 33 enne calatino Antonio Privitelli.

Salvatore La Delia è accusato di far parte della “famiglia Cosa Nostra” di Enna fin dal 2001 ed in concorso con Mazza, Privitelli e Balsamo minacciavano un imprenditore che effettuava lavori di scavo e messa in opera della fibra ottica in sub appalto nei comuni di Noto, Augusta e Palazzolo Acreide, costringendolo a corrispondere la somma di 8.000 euro. Inoltre La Delia in concorso con Tomaselli e Medda minacciavano direttamente l’imprenditore-amministratore unico della ditta che effettuava i lavori di scavo e messa in opera della fibra ottica in sub appalto nei comuni di Catania e Santa Maria di Licodia, costringendolo a corrispondere mensilmente  la somma di 600 euro.

L’attività di indagine ha permesso di far luce sulla esistenza di collegamenti tra la formazione criminale “Cosa Nostra” della famiglia di Enna e le organizzazioni mafiose riconducibili ai clan “Cappello-Bonaccorsi” e “Santapaola-Ercolano” attive  nel catanese e nei paesi etnei.

Dal complesso delle attività investigative, svolte dalla Sezione Criminalità Organizzata e Straniera della Squadra Mobile di Enna, finalizzate a reperire elementi di riscontro in ordine all’attività di ricostituzione degli assetti delle “famiglie” mafiose attive nel territorio provinciale, emergeva come il prevalente interesse di “Cosa Nostra” ennese sia tuttora rivolto alle attività estorsive ai danni di imprenditori.

Specificatamente, le indagini venivano avviate, monitorando l’“uomo d’onore” ennese Salvatore La Delia. Fin da subito venivano registrati, tra l’altro, significativi contatti telefonici quest’ultimo, ritualmente affiliato alla “famiglia” mafiosa di Enna, ed un imprenditore ennese, amministratore unico della ditta assegnataria di lavori in subappalto per lo scavo e la messa in opera della fibra ottica, tra l’altro nei Comuni di  Noto, Palazzolo Acreide, Augusta, in alcuni vasti quartieri di Catania e, da recente, a Santa Maria di Licodia.

In particolare, La Delia collaborava nell’attività lavorativa dell’imprenditore, che fra l’altro, si rivolgeva all’uomo d’onore per qualsiasi problematica sorta nei cantieri, come la circostanza relativa al furto di alcuni mezzi di lavoro patito nella città di Augusta.

Risultava, pertanto, come l’assunzione del La Delia da parte dell’imprenditore, assicurava la “necessaria copertura” per potere eseguire in “tutta tranquillità” i lavori in quei territori laddove gli appaltatori sono storicamente soggetti a richieste estorsive da parte delle “famiglie” mafiose sia locali sia da quelle della limitrofa provincia di Catania.

Il La Delia, pertanto, a partire dal mese di ottobre del 2016 esercitava il ruolo di trait-union  con i referenti delle organizzazioni criminali mafiose del catanese ed in particolare dapprima con Calogero Balsamo associato al clan “Cappello-Bonaccorsi” di Catania e, dopo il suo arresto, con il figlio di questi Giuseppe Balsamo, per il tramite di Antonio Privitelli; successivamente il La Delia si interfacciava con Antonio Salvatore Meda per la “messa a posto” dell’imprenditore con i referenti del Clan “Santapaola”

In una fase dell’indagine, veniva individuato in Eduardo Mazza uno dei referenti di “Cosa Nostra” nel comune di Enna per la riscossione delle tangenti, strettamente legato tanto a Salvatore La Delia quanto a Calogero Balsamo, Mazza incassò, presso una stazione di servizio di Enna, una tranche da 8.000 della “messa a posto”, che rimetteva prima direttamente a Balsamo nella misura di 6.940 euro e successivamente a Privitelli. Successivamente, a partire dall’estate 2017, la messa a posto e la protezione venivano concordate da La Delia con Medda.

La veemente condotta estorsiva patita dall’imprenditore si palesava, tra l’atro, allorquando, mentre si trovava a bordo della propria autovettura, a Catania  veniva affiancato da un motoveicolo e Angelo Tomaselli lo minacciava aspramente.

L’estorsione ai danni dell’imprenditore proseguiva e veniva bloccata soltanto grazie all’arresto degli indagati, i quali prospettavano imminenti azioni violente nei confronti dello stesso poiché tardava ancora a corrispondere la tangente.

Le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Enna, attraverso le attività tecniche, completate da numerose e puntuali attività di riscontro, quali i servizi di osservazione sul territorio, hanno pertanto permesso alla Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, di avanzare la misura cautelare a carico dei sei soggetti per i reati loro ascritti, richiesta accolta dal Gip, che emetteva ordinanza di custodia cautelare per tutti gli indagati.

Dopo la perquisizione delle abitazioni degli indagati, gli arrestati sono stati condotti negli uffici della Squadra Mobile di Enna e tutti al termine degli adempimenti di rito venivano associati in diverse Case Circondariali dell’Isola, come disposto dall’Autorità Giudiziaria.

 


Condividi l'articolo su: