Operazione Lua Mater: 17 anni di carcere al capo della famiglia mafiosa di Regalbuto

Operazione Lua Mater
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Il Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Caltanissetta ha emesso lo scorso 21 luglio una pesante sentenza di condanna nell’ambito dell’operazione “Lua Mater” condotta dalla Polizia di Stato di Enna. Il verdetto colpisce duramente la famiglia mafiosa operante nel territorio di Regalbuto, con la condanna a 17 anni e 2 mesi di reclusione per Antonio Arcodia Pignarello, riconosciuto come referente di Cosa Nostra nella zona.

L’indagine della Squadra Mobile

L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e condotta dalla Squadra Mobile di Enna insieme al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Leonforte, ha ricostruito il tentativo di Antonio Arcodia Pignarello di riaffermare la propria egemonia criminale sul territorio. L’uomo, già condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso, una volta tornato in libertà dopo aver scontato la pena, ha cercato di riprendere il controllo del territorio regalbutese.

Le indagini hanno evidenziato come Antonio Arcodia Pignarello si sia riproposto come punto di riferimento di Cosa Nostra non solo nella provincia di Enna, ma anche all’esterno, mantenendo stretti rapporti di collaborazione con il clan Santapaola di Catania e con articolazioni criminali operanti nell’hinterland catanese.

La rete criminale e le condanne

Sfruttando la sua fitta rete di conoscenze criminali, Antonio Arcodia Pignarello ha messo in atto estorsioni e pestaggi per riacquistare il controllo territoriale, potendo contare sulla collaborazione di uomini fidati. Anche questi sono stati raggiunti dalla giustizia: Giuseppe Cantarero è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per estorsione aggravata in concorso, mentre Angelo e Giuseppe Rundo hanno ricevuto entrambi la condanna a 4 anni di reclusione e 1.000 euro di multa per rapina aggravata, per aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa.

L’arsenale da guerra

Uno degli aspetti più inquietanti emersi dalle indagini riguarda il rinvenimento di un ingente arsenale custodito nell’interesse dell’associazione. La custodia delle armi era stata affidata ad Francesco Arcodia Pignarello, cugino del boss, che per questo è stato condannato a 5 anni di reclusione e 6.000 euro di multa.

All’interno di un magazzino di un bar situato nel comune di Regalbuto, il personale della Squadra Mobile di Enna e della Squadra di polizia giudiziaria del Commissariato di Leonforte ha rinvenuto e sequestrato un vero e proprio arsenale da guerra composto da un kalashnikov, tre fucili, due pistole semiautomatiche, un revolver e oltre 250 munizioni di diverso calibro, comuni e da guerra.

La scoperta di questo armamentario testimonia la pericolosità dell’associazione criminale operante sul territorio regalbutese e l’enorme forza di intimidazione che Antonio Arcodia Pignarello era riuscito a esercitare, confermando la gravità del fenomeno mafioso nell’area e l’importanza dell’operazione “Lua Mater” nel contrasto a Cosa Nostra.



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