Piazza Armerina, arrestati i tre giovani italiani che rapinarono e picchiarono un gambiano durante la visita del Papa – VIDEO

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All’alba del 23 novembre, la Polizia di Stato e, in particolare, il Commissariato di P.S. di Piazza Armerina, in collaborazione con la Squadra Mobile di Enna, a conclusione di un’articolata attività investigativa, coordinata brillantemente dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna, ha proceduto ad arrestare, tre giovani, indagati, a vario titolo, per rapina aggravata e lesioni aggravate perpetrate ai danni di un giovane gambiano. Uno di essi, anche per aver minacciato un altro extracomunitario al fine di farsi consegnare dello stupefacente. I fatti si sono svolti all’interno della villa comunale di Piazza Armerina lo scorso 15 settembre, giorno della visita del Papa a Piazza Armerina.

Nella serata del 15 settembre 2018, si presentava presso il Commissariato di P.S. di Piazza Armerina un giovane di nazionalità gambiana per denunciare che, poco prima, era stato aggredito e rapinato, all’interno della locale Villa Garibaldi, da parte di tre giovani di nazionalità italiana che, dopo averlo riempito di calci e pugni, procurandogli la perdita di due denti dell’arcata superiore, si impossessavano del suo telefonino cellulare e del suo cappellino di colore nero, recante una vistosa scritta. I poliziotti, viste le evidenti precarie condizioni psico-fisiche del giovane, allertavano (tramite il 118) i soccorsi sanitari i quali, dopo le prime cure, conducevano il ferito presso il locale nosocomio per l’assistenza del caso.  Venivano quindi avviate, nell’immediatezza, le attività di indagine.

La profonda conoscenza del territorio da parte degli operatori della squadra di polizia giudiziaria del Commissariato, supportata dalla collaborazione dei colleghi della Squadra mobile ennese, consentiva di addivenire quasi nell’immediato all’individuazione del primo componente del branco: infatti, grazie alla descrizione fornita dalla vittima, ad una attenta ed immediata attività di individuazione fotografica ed altri atti di accertamento, gli investigatori risalivano immediatamente ad Ambrogio Tagliarino, assiduo frequentatore della villa (così come emerso in altre indagini in materia di contrasto allo spaccio di stupefacenti, tra cui la recente Operazione “Marijuana Park”), nonché noto da tempo per la sua indole violenta.

Questo importante spunto investigativo, poi, trovava ulteriore riscontro in un’altra denuncia proveniente da un connazionale della persona aggredita, che quella stessa sera, poco prima del brutale pestaggio ai danni di quest’ultima, era stato a sua volta  minacciato all’interno della Villa Garibaldi da tale “Ambrogio” il quale, con tono minaccioso, assumendo la posizione di boxeur e minacciando di prenderlo a pugni, gli aveva intimato di consegnargli la marijuana in suo possesso, per poi, però, desistere e allontanarsi dopo che il giovane gambiano, affermando di non avere droga con sé, aveva assunto la corrispondente posizione di difesa, alzando le braccia per difendersi (verosimilmente il Tagliarino era rimasto spiazzato dalla reazione poco accondiscendente del giovane gambiano, dotato, tra l’altro, di una certa prestanza fisica).

A questo punto, appariva altamente probabile che i due eventi potessero essere collegati tra loro, avuto riguardo alla corrispondenza di almeno uno degli autori, e cioè il menzionato “Ambrogio”.

Questo primo “tassello” investigativo induceva i poliziotti a ricercare i complici del brutale pestaggio tra le abituali amicizie del Tagliarino. Decisiva, in tal senso, l’individuazione, da parte degli investigatori, di soggetti che avevano assistito sia alla prima minaccia da parte del giovane, che alla successiva e brutale aggressione da parte del branco.

Grazie, quindi, alla pronta e dettagliata opera di acquisizione di informazioni testimoniali, all’attività di analisi e sviluppo delle informazioni reperite anche sulla nota piattaforma social di “Facebook”, a precise individuazioni fotografiche e ad altri accertamenti, nonché all’analisi dei dati dei tabulati di traffico telefonico dei protagonisti della vicenda, gli investigatori riuscivano ad individuare in Salvatore Calì ed Emanuele Barrile gli altri due componenti del gruppo resosi autore della selvaggia aggressione.

Le indagini portate avanti dal Commissariato di P.S. di Piazza Armerina e della Squadra Mobile di Enna, sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna, hanno fatto emergere come l’episodio fosse da ricondurre a contrasti insorti nell’ambito di un tentativo di controllo della piazza di spaccio.

Com’è noto, infatti, il parco comunale “Villa Garibaldi” del centro armerino è stato spesso luogo di spaccio di marijuana ed hashish, come tra l’altro confermato dalla recente operazione di polizia «Marjuana Park» – svolta proprio dalla Squadra Mobile di Enna e dal Commissariato di P.S. di Piazza Armerina, che ha consentito di debellare una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti, portando ad indagare 23 soggetti, italiani ed extracomunitari, di cui diversi all’epoca sottoposti a misure cautelari.

Il pubblico ministero titolare delle indagini, valutati gli esiti dell’attività investigativa, avanzava richiesta di ordinanza applicativa di misure cautelari al Gip presso il Tribunale di Enna, che accogliendola, disponeva la misura coercitiva degli arresti domiciliari a carico del 21 enne Ambrogio Tagliarino, del 28 enne Salvatore Calì e del 24 enne Emanuele Barrile.

Gli arrestati, dopo gli adempimenti di rito, venivano collocati agli arresti domiciliari, come disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna che ha coordinato brillantemente le indagini, nella persona del procuratore, Massimo Palmeri e del sostituto procuratore Orazio Longo.

 


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