Sin dalle prime ore del 3 giugno, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Enna, Vittorio La Placa, su richiesta della locale Procura della Repubblica, la Polizia di Stato ha proceduto all’arresto, con contestuale sottoposizione al regime degli arresti domiciliari, di tre soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di una violenta rissa con feriti commessa nell’area commerciale del sito Unesco della villa romana del Casale. Si tratta del 64 enne pluripregiudicato Benedetto Lo Presti detto Benito, del 26 enne Francesco Lo Presti, figlio di Benedetto e del 26 enne Francesco Lo Presti, nipote di Benedetto.
Nello scorso mese di aprile, i poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Piazza Armerina si recavano presso il sito archeologico della villa romana del Casale, poiché diverse chiamate giunte sul 112 segnalavano una violenta rissa in atto tra diverse persone. In particolare venivano segnalati “tavoli scagliati in aria e ceramiche di varia natura rotte”.
I poliziotti, giunti sul posto in presenza di una apparente calma (nessun commerciante infatti lamentava alcunché), notavano che uno dei commercianti presentava il viso stravolto, sudato, con dei lividi e delle evidenti escoriazioni (successivamente, lo stesso, sottoposto alle cure dei medici, riportava 8 giorni di prognosi). Nell’immediatezza, il commerciante riferiva ai poliziotti che le ferite erano state causate da una accidentale caduta sulla ghiaia, davanti la propria bancarella. A breve distanza, gli operanti notavano anche un altro commerciante, Francesco Lo Presti di Valerio che, come il primo, presentava anch’egli dei lividi al viso ed appariva, inoltre, claudicante. Anche lui, interpellato dagli agenti, forniva risposte vaghe, negando ogni tipo di disordine (successivamente, ricorso anche lui alle cure dei medici, riportava 5 giorni di prognosi).
In corrispondenza della postazione commerciale di Francesco Lo Presti, gli agenti osservavano una moltitudine di oggetti in ceramica, ormai in frantumi. I poliziotti armerini notavano altresì, sui luoghi, la presenza di Francesco Lo Presti di Benedetto, anche questi presentava i segni di una recente lotta, con un vistoso rigonfiamento al viso e una ferita allo zigomo, oltre che lesioni e delle evidenti macchie di sangue sulla t-shirt che aveva indosso. Anch’egli, con un atteggiamento del tutto contrario alle evidenze, riferiva di essere caduto sulla ghiaia (successivamente, ricorso anche lui alle cure dei medici, riportava una prognosi di 6 giorni).
Sul versante opposto agli stand occupati dai citati commercianti, si identificava un terzo commerciante, anch’egli con i postumi di una recente lotta: presentava infatti lividi sul viso, ecchimosi alla testa ed altre varie escoriazioni sul corpo (lo stesso, infatti, riporterà 7 giorni di prognosi). Quest’ultimo commerciante, diversamente dagli altri, nell’immediatezza dei fatti dichiarava di non voler avere dei “grattacapi con certa gente”, lasciando intendere con ciò una sorta di timore, per temute ritorsioni, nel caso avesse “parlato”. Tuttavia, dopo l’esitazione iniziale, l’uomo raccontava agli investigatori armerini che già dalla giornata precedente aveva avuto contrasti con tale Benito Lo Presti in merito alla collocazione di alcuni tavoli mobili che, a detta del dichiarante, erano stati collocati in prossimità dei suoi stand espositivi, occupando abusivamente il suolo pubblico, stante l’assenza di alcuna autorizzazione.
In virtù di tale situazione, il commerciante, stanco della condotta tenuta dai Lo Presti, prendeva a sua volta un ulteriore espositore e lo collocava accanto a quello dei concorrenti commerciali. Ciò determinava la reazione di Benito Lo Presti che prendeva di peso i tavoli dei concorrenti e li scagliava per aria, facendo rovinare a terra tutti i souvenir in ceramica riposti, così scatenando la violenta rissa che si consumava anche mediante l’utilizzo di una spranga di ferro e di bastoni di legno.
Anche grazie all’ausilio dei testimoni presenti sui luoghi, i poliziotti riuscivano a ricostruire la vicenda apprendendo che, subito dopo la fine della violenta rissa e prima che gli agenti raggiungessero il sito, il noto Benedetto Lo Presti si era già allontanato a bordo di un ciclomotore.
La totale noncuranza, da parte degli indagati, delle regole poste a presidio del sito Unesco e dell’incolumità dei numerosi turisti presenti, unitamente all’altissima probabilità di reiterazione dei gravi fatti per i quali si procede, con contestuale grave pericolo per l’ordine e la sicurezza di tutti i fruitori dell’area archeologica, determinava la locale Procura della Repubblica ad avanzare la richiesta di applicazione di misura cautelare per tre dei soggetti coinvolti nella rissa (mentre per gli altri protagonisti della colluttazione si procede in stato di libertà), richiesta che veniva prontamente e integralmente accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Enna.
I poliziotti del Commissariato di P.S. di Piazza Armerina, pertanto, ricevuto l’ordine di esecuzione delle misure cautelari, arrestavano i soggetti destinatari, collocandoli al regime degli arresti domiciliari, attraverso un’articolata operazione a cui hanno preso parte decine di poliziotti.
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