Relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia: in provincia di Enna sono 5 le famiglie legate a cosa nostra

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È stata pubblicata la relazione sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2021, presentata al Parlamento dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Il documento è tato redatto dalla DIA, inquadrata all’interno del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ed è stato coordinato con il Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

Tra i vari territori abbiamo preso in considerazione la provincia di Enna.

Il territorio ennese vivrebbe la naturale espansione delle articolazioni di cosa nostra nissena, catanese e messinese. In particolare è significativa l’ingerenza dei gruppi catanesi che approfittando della minore forza dei sodalizi ennesi pervadono il territorio della provincia soprattutto stringendo rapporti di collaborazione con la criminalità locale. Aspetto confermato anche dal procuratore distrettuale antimafia di Caltanissetta, Gabriele Paci, il quale evidenzia che “…le ripetute ondate di arresti che hanno letteralmente decimato le famiglie ennesi, hanno negli ultimi anni favorito la progressiva “espansione” delle organizzazioni mafiose stanziate nella limitrofa provincia di Catania in ampie zone della zona nord-est del territorio”.

 In tale contesto criminale sono da attenzionare le ripercussioni che potrebbero registrarsi a seguito del decesso di uno storico boss ritenuto capo di cosa nostra operante nella Sicilia orientale il quale avrebbe formalmente posto un suo uomo di fiducia a capo di cosa nostra ennese attestandone la sua funzione di “cerniera” tra cosa nostra catanese e quella ennese.

Nella provincia cosa nostra risulta articolata nelle 5 storiche famiglie di Villarosa, di Calascibetta, di Enna, di Pietraperzia e di Barrafranca. Alle predette risultano collegati gruppi malavitosi che controllano i territori dei comuni di Piazza Armerina, Aidone, Agira, Valguarnera Caropepe, Leonforte e Centuripe, Regalbuto, Troina e Catenanuova.

Anche nel semestre l’operatività delle consorterie ennesi si è manifestata attraverso episodi di natura estorsiva, attività di gestione dello spaccio di stupefacenti, condizionamenti nell’assegnazione di appalti pubblici in particolare nel settore agro pastorale e della gestione dei rifiuti.

Al riguardo il 26 gennaio 2021 la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’operazione “Fire” nei confronti di 23 soggetti responsabili di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, minacce ed altri reati.

Il 21 aprile 2021 la Polizia di Stato ha eseguito l’operazione “Caput Silente” con l’arresto di 30 soggetti catanesi ed ennesi ritenuti responsabili, a vario titolo, di numerosi reati quali l’associazione per delinquere di tipo mafioso “specificamente di una articolazione della famiglia di Enna costituita a Leonforte, operante nei comuni di Leonforte, Agira, Assoro ed in altri centri della provincia… operanti unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano” aggravata dall’essere l’organizzazione armata per la commissione di estorsioni, danneggiamenti, traffico di stupefacenti “nonché per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi”. Il sodalizio criminale che si avvaleva della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza alla famiglia di cosa nostra di Enna operava in prevalenza nell’area nord della provincia (Leonforte, Agira, Assoro) imponendo il pagamento del “pizzo” e controllando in regime di monopolio il mercato della droga. Il rifornimento della droga avveniva a Catania per la successiva “commercializzazione” e distribuzione ad Enna. Inoltre venivano individuati i responsabili di numerosi episodi di danneggiamento.

Sempre alta resta l’attenzione nel contrasto all’indebita percezione di contributi comunitari per il sostegno allo sviluppo rurale soprattutto nel comparto agro-pastorale che nella provincia così come in tutto l’entroterra siciliano risulta essere l’unico fattore di traino per l’economia. Stante il perdurare della pandemia potrebbe essere ipotizzabile il tentativo delle consorterie di incrementare l’infiltrazione del tessuto economico-produttivo. Approfittando della crisi di liquidità di molti imprenditori e cercando di condizionare le scelte degli Enti locali. Nel dettaglio la criminalità organizzata potrebbe intercettare i finanziamenti pubblici che sono stati e saranno ulteriormente erogati per il sostegno dell’economia allo scopo di assumere il controllo delle imprese in crisi del territorio.

Con riferimento al contrasto ai patrimoni mafiosi la DIA di Caltanissetta il 30 marzo 2021 ha dato esecuzione ad un decreto di confisca il cui valore complessivo è stimato in circa 4,5 milioni di euro nei confronti di un imprenditore gravato da precedenti giudiziari. Successive indagini in materia finanziaria hanno consentito di accertare l’attribuzione fittizia di beni posta in essere dall’imprenditore a favore di altri soggetti a lui legati da rapporti di vario tipo. A seguito di tale attività è stato emesso un provvedimento di sequestro preventivo dei beni per un valore di circa 1 milione di euro alcuni dei quali già sottoposti alla citata confisca.

Nel semestre l’analisi della documentazione presentata dalle imprese per l’iscrizione alla c.d. “white list” o per la partecipazione a gare pubbliche di appalto ha consentito di emettere alcuni provvedimenti interdittivi antimafia.

Si segnala infine che nel semestre a seguito dell’accesso ispettivo disposto dal prefetto di Enna scaturito dalla citata indagine “Ultra” è stata istituita una commissione straordinaria per la gestione del Comune di Barrafranca poiché “all’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale”.

 


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