Rinviato a giudizio il senatore Giarrusso accusato di diffamazione aggravata nei confronti del sindaco di Agira Maria Greco

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Il Gip presso il Tribunale di Catania, Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, ha disposto, accogliendo l’opposizione all’archiviazione proposta dall’avvocato Salvatore Timpanaro,  l’imputazione coattiva nei confronti del Sen. Mario Michele Giarrusso, che dovrà rispondere di diffamazione aggravata ai danni del sindaco di Agira Maria Greco.

Il senatore Giarrusso del M5S era stato già rinviato a giudizio dalla Procura di Enna per diffamazione, aggravata attraverso l’uso del web, “per avere offeso la reputazione di Greco Maria Gaetana, comunicando con più persone, ed in particolare pubblicando il 23 maggio 2015 sul blog www.beppegrillo.it, una dichiarazione a sua firma” nella quale si affermava che “…E’ inammissibile e intollerabile che nel 2015 sia ancora possibile esibire in maniera così plateale comportamenti e soggetti denotanti contiguità con gli ambienti mafiosi, per di più in una campagna elettorale”.

 Sul blog di Grillo era stato, infatti, pubblicato un articolo, a firma del Giarrusso, dal titolo “Ombre mafiose nella campagna elettorale del PD di Enna”.

 Il comizio del M5S nel Comune di Agira sarebbe  stato seguito, secondo il parlamentare del M5S, non solo da semplici cittadini, ma anche da “osservatori molto qualificati”, in odore di mafia. Secondo il Senatore Giarrusso questi elementi avrebbero addirittura seriamente inquinato la campagna elettorale nella provincia di Enna, per cui aveva richiesto all’allora premier, Matteo Renzi, nella duplice veste di presidente del Consiglio e di segretario del Pd, di intervenire immediatamente ritirando le candidature del Pd sia ad Enna che ad Agira, nonché facendo intervenire tutte le autorità preposte al fine di garantire un corretto svolgimento della campagna elettorale.

L’onorevole Maria Greco in relazioni alle gravi accuse aveva sporto immediatamente querela ed il senatore Giarrusso era stato rinviato a giudizio avanti al Tribunale di Enna.

All’udienza del 3 maggio 2017, l’onorevole Greco, difesa dall’avvocato Salvatore Timpanaro, si era costituita parte civile, dichiarando, tra l’altro, che le somme derivanti dalla condanna al risarcimento dei danni morali sarebbero state devolute in favore di associazioni aventi come finalità la tutela della legalità. Gli avvocati Cristian Petrina del foro di Catania e Filippo Cocco del foro di Rimini avevano eccepito l’incompetenza per territorio ed il Presidente del Tribunale, Paolo Pitarresi, aveva dichiarato l’incompetenza del Tribunale ennese in favore del Tribunale di Catania, sul presupposto che per i reati commessi sul web, nell’impossibilità di individuare il luogo dove è stato immesso nella rete il contenuto diffamatorio, la competenza è del Tribunale del luogo di domicilio dell’imputato e, quindi, Catania.

Rimessi gli atti a Catania, la Procura etnea il 27 luglio 2017, piuttosto che procedere, aveva invece richiesto l’archiviazione, ritenendo che si trattasse di esercizio del diritto di critica politica.

A detta richiesta di archiviazione si è tenacemente opposto l’avvocato Salvatore Timpanaro sostenendo, in primo luogo, che, essendo già stata esercitata l’azione penale, la richiesta di archiviazione andava respinta.

Il Gip ha dato ragione all’avvocato Timpanaro e, con ordinanza del 15 giugno scorso, ha dichiarato inammissibile la richiesta di archiviazione del pubblico ministero, ordinando allo stesso di procedere nei confronti del Giarrusso per diffamazione aggravata.

Soddisfazione è stata espressa dall’onorevole Maria Greco e dal suo difensore, avvocato Salvatoe Timpanaro, che si costituiranno nuovamente parte civile nel processo che sarà ora celebrato davanti al Tribunale di Catania.

 


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