Risale al 1783 la fondazione di Villarosa ad opera del duca Placido Notarbartolo

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Tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento Enna si oppose decisamente alla nobile famiglia Notarbartolo (che non faceva parte dell’oligarchia cittadina) per il suo progetto d’insediamento, nel territorio ennese, di una nuova città feudale. Fu infatti a Francesco Notarbartolo, palermitano, capostipite dei Duca di Villarosa che venne negata la “licentia populandi”. Inoltre la potente famiglia, nel 1694, fece richiesta del “mero et mixto imperio”, ovvero il riscatto e la piena autonomia fiscale da Enna. Tale richiesta venne motivata dal fatto che il casato dei Notarbartolo era già esente, per antico privilegio concesso dal Sovrano di Spagna, di qualsiasi imposta, presente e futura, sul vasto territorio ad esso appartenuto e delimitato dai fiumi Salso e Morello, posto all’interno del territorio demaniale della città di Enna.

La famiglia reiterò, nel 1731, la richiesta dopo avere acquistato il feudo di ‘Bombunetto’, all’interno del quale vi erano antiche vestigia di un Casale, d’epoca medievale, fondato nel 1299 sotto Federico d’Aragona e raso al suolo a seguito del terremoto del 1693. Ma fu solo dopo venticinque anni, nel 1757, ormai in piena dinastia borbonica, che il nuovo duca di Notarbartolo, Placido, aggirando l’ostacolo e motivando la nuova richiesta nella volontà di ripopolare l’ex Casale, appartenuto alla famiglia Grimaldi Petroso di Enna, barone di Bombunetto, che ebbe partita vinta.

Ad avvalorare tale insediamento, fu detto nella supplica al Sovrano, le ricadute positive per il pubblico erario dovuto all’incremento demografico del nuovo borgo. La “licentia populandi” venne finalmente concessa nel 1762 e, per addolcire il “pesante” provvedimento, che andava contro la volontà di una città demaniale, Enna, il vicerè, accogliendo l’istanza dei delegati ennesi fatta in Parlamento, convocato a Palermo in quell’anno, impose alla famiglia Notarbartolo il pagamento delle gabelle arretrate con l’obbligo che la nuova cittadina si costituisse Università feudale autonoma, soggetta al pagamento dei donativi e con il divieto assoluto di accogliere, come nuovi abitanti, i cittadini provenienti da Enna. Ciò al fine di non spopolare la città degli Erei, già decimata da ricorrenti carestie e dal colera.

La nuova città, il cui anno di fondazione risale il 1763, prese il nome di Villarosa in quanto la famiglia dei Notarbartolo avevano acquisito il titolo di Duca di Villarosa.  Ebbe un rapido sviluppo, dato il notevole impegno finanziario dei Notarbartolo. Nei primi anni, tra il 1763 e il 1770, oltre alle case dei nuovi vassalli furono costruiti il palazzo ducale, la chiesa e il carcere. Nel 1798, la nuova cittadina contava già 2265 abitanti, acquisiti a scapito di Caltanissetta e San Cataldo, nel rispetto della clausola vicereale di non accogliere cittadini ennesi. Il maggior sviluppo demografico l’ebbe tra il 1901 e il 1911 del secolo scorso quando sfiorò i dodicimila abitanti.

Salvatore Presti

 


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