Sant’Agata: Il legame storico tra Palermo e la santa martire catanese

celebrazione Sant Agata Palermo 1
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Celebrata anche a Palermo la festa di Sant’Agata, che, va ricordato, l’agiografia, vuole sia nata a Palermo, per poi trasferirsi a Catania, dove fu martirizzata. E Palermo l’ha venerata, nel passato, anche come compatrona della città.

Il culto della santa è celebrato nella chiesa di Sant’Agata La Pedata, nei pressi della Stazione,  chiamata così perché vi è un sasso che sarebbe stato, secondo tradizione, calcato dal piede della Santa.

celebrazione Sant Agata Palermo 2Proprio qui, ieri sera,  il vicario episcopale del secondo vicariato, fr. Salvatore Zagone ha presieduto, affiancato dal parroco, don Jaroslaw Andrzejewski la solenne liturgia eucaristica. Durante l’omelia il frate cappuccino ha detto, che  “proprio guardando a Sant’Agata noi impariamo a renderci conto che ci sono delle scelte che vanno fatte mentre altre scelte vanno messe da parte, e  siamo chiamati a chiedere il dono del discernimento che ci porti a valutare la vita alla luce della fede della speranza e della carità”. E difatti,  secondo chi scrive, ma riteniamo, umilmente, che ciò possa essere condiviso dai nostri lettori, Sant’Agata, di scelta ne ha fatto una e una soltanto: quella di Cristo, senza abiurarlo, preferendo per suo amore, il martirio.  E il frate non ha mancato di parlare del tema del giubileo, tanto trattato da Papa Francesco, ovvero la  virtù teologale della “Speranza”, che in questo periodo di guerre e tribolazioni, ad avviso, sempre di chi scrive, è unica àncora cui ogni uomo può e deve aggrapparsi e a maggior ragione il cristiano. E la Speranza in Cristo, come ha detto lo stesso Papa, riprendendo San Paolo, non può assolutamente deludere.

La Speranza è legata indissolubilmente alla Fede in Cristo Gesù e, ovviamente alla Carità, cioè all’Amore che è infinita Misericordia. E Sant’Agata si è fatta portatrice della Speranza, perché fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo anelito di vita ha sperato nel suo unico sposo, il Cristo, colui che mai l’avrebbe delusa e l’avrebbe condotta, verso la gloria del suo Regno e condurrà ciascun uomo che crede, spera e ama, verso la stessa gloria. E per raggiungere questa gloria, bisogna chiudere metaforicamente gli occhi e lasciarsi andare nella dolce “Follia” della Croce, alla quale si lasciò andare Agata e come lei, tanto per parlare di martiri del nostro tempo, i Beati Pino Puglisi e Rosario Angelo Livatino. Avremmo bisogno tanto, di imitare, nel nostro tempo, questi martiri per cambiare questa terra di Sicilia e forse anche il resto d’Italia.

Mario Antonio Filippo Pio Pagaria



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