Scommesse clandestine tra Sicilia e Campania, 15 arresti e 6 agenzie sequestrate

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PALERMO – Quindici arresti a Palermo per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo delle scommesse, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori. L’operazione, denominata ‘All In – Si gioca’, ha visto impegnati gli uomini del Comando provinciale della guardia di finanza che ha sequestrato preventivamente anche sei agenzie di scommesse a Palermo e in provincia di Napoli per un valore complessivo di circa un milione di euro.

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo è coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e ha fatto saltare una rete commerciale illecita che generava volumi di giocate di almeno 2,5 milioni di euro al mese. Dei 15 arrestati, sei sono finiti in carcere e nove ai domiciliari. Impegnati un centinaio di militari delle fiamme gialle in forza ai reparti di Palermo, Napoli e Salerno che stanno effettuando anche numerose perquisizioni in Sicilia e Campania. Gli arresti di oggi sono figli del prosieguo delle indagini che nel giugno 2020 portarono all’operazione ‘All In’, quando dieci persone finirono nella rete della procura e indagati per partecipazione e concorso esterno con Cosa nostra, oltre che per riciclaggio e trasferimento di valori. In quell’occasione furono sequestrate cinque imprese che avevano acquisito le concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive. Da qui si è sviluppato un secondo filone di indagine che ha permesso di ricostruire una complessa e articolata rete che si occupava di gestire la raccolta illegale delle scommesse.

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Due le organizzazioni scoperte dalla Dda di Palermo, entrambe “facenti capo”, spiegano dalla guardia di finanza, a Salvatore Rubino, 59enne finito in carcere; questi è considerato “promotore” delle attività illecite dei due gruppi e sarebbe anche il “destinatario” di una parte dei proventi. Il primo gruppo sarebbe stato capeggiato da Vincenzo Fiore e Christian Tortora, di 42 e 44 anni, entrambi finiti in carcere. Il gruppo era composto anche da Salvatore Barrale, Maurizio Di Bella, Pasquale Somma e Giovanni Castagnetta, che si trovano ai domiciliari. I sei, secondo l’accusa, “sovrintendevano” all’operatività di una rete di agenzie, ognuna delle quali riconducibile a soggetti di fiducia. Anche la seconda organizzazione gestiva centro scommesse attraverso i quali “operava” la raccolta illecita: in questo caso le figure “di rilevo” sarebbero state quelle di Rosario Chianello e Michelangelo Guarino, di 48 e 43 anni, con la collaborazione del 46enne Giovanni Di Noto: tutti sono in carcere. Di questo gruppo avrebbero fatto parte anche Davide Catalano, Giacomo Bilello, Pietro Montalto, Antonio Inserra e Salvatore Lombardo, finiti ai domiciliari.

La raccolta illegale delle scommesse avveniva attraverso lo schermo di agenzie operanti regolarmente in forza di diritti connessi a concessioni assegnate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. I gestori delle agenzie abilitate alla raccolta delle scommesse, “in accordo” con i due gruppi criminali, avrebbero “alimentato parallelamente un circuito illecito – è la tesi delle fiamme gialle – accettando scommesse in contanti dai clienti che venivano convogliate su ‘conti gioco’ intestati a terzi mediante l’uso di piattaforme straniere illegali”. Ne sarebbe nato un “circuito vorticoso di flussi finanziari privi di qualunque tipo di tracciabilità” e sottratti quindi al totalizzatore nazionale delle Dogane e dei Monopoli: in questo modo veniva eluso il Fisco e venivano aggirate le norme in materia di antiriciclaggio.



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