Rivoluzionaria filosofia manageriale basata sulla flessibilità e sull’autonomia del lavoratore, lo smart working è un fenomeno sempre più in crescita in Italia: anche detto “lavoro flessibile”, permette ai lavoratori da remoto di scegliere l’orario e il luogo del lavoro e di disporre di strumenti digitali da utilizzare per una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il fenomeno è diffuso nel 60% circa delle aziende medio-grandi, mentre è ancora piuttosto contenuto nel mondo delle piccole imprese, a causa della loro politica culturale-manageriale. Tuttavia, è in crescita (del 12%) in quelle che prediligono un approccio informale. Il ritardo nell’utilizzo dello smart working permane inoltre nelle Pubbliche Amministrazioni, 4 su 10 senza progetti di introduzione, il 7% delle quali poiché disinteressate e il 31% perché ancora incerte.
La motivazione si riscontra nel loro approccio, di mero adempimento normativo, rispetto a quello delle PMI e delle grandi aziende. Per quanto riguarda esse, in generale, l’Italia oggi sta sperimentando un aumento di maturità delle iniziative: abbandonato lo stato di sperimentazione, il lavoro flessibile viene infatti sempre più esteso a un maggior numero di lavoratori, che si trovano così a poter conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, a favorire la crescita della propria produttività. Con una popolazione aziendale media coinvolta passata dal 32% al 48%, oggi gli smart workers sono ben 570mila, in rialzo del 20%, e il 76% di essi è soddisfatto del proprio lavoro, contro il 55% degli altri dipendenti della stessa azienda. Numerosi sono infatti i principali benefici dell’adozione dello smart working: la maggiore motivazione dei dipendenti (35%) e il miglioramento dell’equilibrio fra vita professionale e privata (46%).
L’assenza di vincoli orari o spaziali e il worklife da remoto, inoltre, non impedisce al lavoratore di rimanere pienamente coinvolto nella realtà in cui opera, contro il 21% dei lavoratori tradizionali. Lo smart working può portare, tuttavia, ad alcune criticità: isolamento (percepito dal 35% degli smart workers), distrazioni esterne (21%), pianificazione delle attività, problemi di comunicazione virtuale con i datori o gli altri colleghi (11%) e di utilizzo delle tecnologie (11%). Ci sono tuttavia metodi, consigli e suggerimenti per affrontare queste problematiche nel migliore dei modi.
Come affrontare lo Smart Working
Si presume che lavoriate da pc, quindi c’è bisogno di avere a disposizione tutta l’attrezzatura del caso, sia per quanto riguarda il “mezzo”, sia per quanto riguarda l’accesso al web. Necessari sono dunque un buon pc e un’ottima connessione: il consiglio è quello di acquistare un computer portatile affidabile e di consultare le offerte per avere internet illimitato anche direttamente sui siti dei vari operatori, così da poter lavorare al meglio.
Una buona organizzazione degli spazi fisici e della postazione di lavoro vi impedirà di distrarvi dai vostri obiettivi. Una semplice to-do list di mansioni sarà sufficiente a massimizzare la gestione del vostro tempo, e grazie a essa si potrà anche aggirare il pericolo del multitasking continuo: la dispersione di concentrazione e di tempo è uno dei rischi dello smart working, e può essere superata iniziando un progetto solo dopo aver completato quello successivo.
Fondamentale è, inoltre, mantenere un flusso di comunicazione costante con i datori e i colleghi, in modo da poter rimanere sempre aggiornati e informati sulle ultime notizie. Perché anche se si lavora “da soli”, in realtà il concetto di team working vale sempre. Anche da remoto.
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