A Nicosia un primo brainstorming tra “cervelli nostrani” per riflettere sul futuro della città

Nicosia Rinascerai
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Sabato 23 settembre si è svolta presso l’aula Magna dell’ex-Liceo Classico a Nicosia la conferenza Rinascerai? Brainstorming tra “cervelli nostrani”.

Promossa e organizzata da Piergiacomo La Via e Michela Zingone, la conferenza ha rappresentato un primo momento di riflessione sul futuro della nostra città, proponendo un focus sul tema dello sviluppo locale sostenibile e un confronto di testimonianze e punti di vista da parte di nicosiani espressione del fenomeno dei “cervelli in fuga”.

In apertura dei lavori i saluti della professoressa Alessandra Messina, Dirigente Scolastico del II circolo didattico San Felice che ha evidenziato come organizzare questo tipo di incontro proprio dentro una scuola significa riconoscerne il valore come principale agenzia educativa con un ruolo fondamentale nel costruire una società educante. “E’ nostro dovere – ha affermato la Dirigente, consegnare alle generazioni future un luogo ricco e accogliente dal punto di vista culturale, sociale ed economico, luoghi dove i giovani possono vedere il loro futuro senza necessariamente dover andare via”.

Come evidenziato dai promotori, l’incontro è stata una prima occasione per avviare una riflessione sul futuro della città di Nicosia, per focalizzare l’attenzione su nuovi e possibili percorsi di sviluppo, fondamentali per evitare declino e spopolamento, capaci di rendere il territorio attrattivo nei confronti dei suoi talenti, così da impedirne la fuga verso regioni del nord o addirittura fuori dall’Italia.

Michela Zingone, docente a contratto presso il Dipartimento Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna, ha sottolineato la necessità di moltiplicare iniziative di questo tipo, con vocazione alla divulgazione e all’approfondimento, capaci di rafforzare lo spirito critico e aumentare la consapevolezza della cittadinanza su tematiche di stringente attualità. Tra gli esempi citati l’empowerment femminile, il lavoro e l’occupazione giovanile, l’intelligenza artificiale, i cambiamenti climatici, insomma tematiche ormai entrate a far parte integrante del dibattito pubblico e strettamente connesse con la vita dei singoli e delle città.

In questo senso l’incontro del 23 settembre è stato sola la prima sperimentazione di un format che si potrà replicare.

La prima parte della conferenza ha proposto un approfondimento sul tema dello sviluppo locale considerando le dimensioni politica, sociale e culturale.

Il primo intervento è stato quello di Patrizia Messina, nicosiana, docente presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Internazionali dell’Università di Padova, impegnata da anni sui temi dello sviluppo locale, pianificazione strategica del territorio, processi di governance e politiche dell’Unione europea per lo sviluppo locale.

“Sono passati quarant’anni ma nessuno mi ha mai chiesto di parlare di questi temi a Nicosia, forse bisognava toccare il fondo per dire cominciamo a parlarne” – così ha esordito la docente sottolineando subito dopo la necessità di definire una strategia di sviluppo che sia locale, endogena, e prima di ogni cosa condivisa dai nicosiani partendo dalla consapevolezza dei punti di forza e degli aspetti di unicità della città.

Diversi gli spunti operativi emersi dal suo intervento: l’integrazione urbano-rurale, il ciclo-turismo, la costruzione di un marchio d’area, la finanza etica come alternativa ai finanziamenti pubblici, l’attivazione di un gruppo di lavoro operativo per lo sviluppo, una sorta di Stati Generali.

L’invito della docente è quello di attivare un circolo virtuoso e uscire da una “spirale di negatività”, di avere una maggiore fiducia nelle risorse e nel patrimonio. In tutto questo il ruolo della comunità cittadina è determinante perché serve innanzitutto un’assunzione di responsabilità da parte di tutti.

La comunità locale co-protagonista dei processi di sviluppo nell’intervento di Giulia Li Destri Nicosia, assegnista di ricerca presso il Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, esperta in metodi e strumenti di attivazione civica e apprendimento istituzionale nei processi di pianificazione territoriale e sviluppo locale.

“I processi di sviluppo locale non sono mai legati a problemi di finanziamento, perché i soldi ci sono” – sottolinea la dottoressa Li Destri. Una delle prime questioni chiave è passare dal piano delle azioni al piano del processo. A tal fine è necessario rispondere ad una domanda semplice ma che richiede una risposta complessa e che riguarda proprio la “visione” che si ha della città per i prossimi dieci, venti, trent’anni. La risposta dovrebbe venire proprio dai giovani. Sono loro a doversi assumere la responsabilità di proporla, attivarla, innovarla.

I processi di sviluppo locale sono processi di apprendimento, pertanto occorre cambiare approccio, imparare a collaborare, ad attivare e mobilitare la gente, perché la visione deve essere condivisa. Nessuno scommette su una visione che non condivide, che non è la propria.

Altro elemento fondamentale è un patto di collaborazione: società civile e istituzioni devono riuscire a collaborare tra di loro. A tal fine è anche necessario il coinvolgimento di persone con le competenze adatte per gestire un tavolo partecipativo o processi di co-progettazione. Non si può improvvisare, occorre coinvolgere degli esperti.

La cultura può essere volano di sviluppo, se al centro di pratiche di promozione e marketing territoriale adeguatamente pianificate, è la sintesi dell’intervento di Nino Arrigo, critico letterario e dottore di ricerca, autore di numerosi saggi e pubblicazioni scientifiche.

Un video, una carrellata di esempi visual e citazioni dal mondo letterario per sottolineare la potenza narrativa del mito e la funzione dello storytelling.

Arrigo ha poi citato una serie di iniziative realizzate negli anni scorsi – tra cui Odissea dei sapori – grazie alle quali il territorio è stato protagonista di collaborazioni tra più atenei, sede di convegni internazionali, oggetto di pubblicazioni scientifiche. Tutti esempi di marketing culturale, riprese anche dalla stampa nazionale, e fondamentali per la contemporanea valorizzazione del territorio.

La pratica dello storytelling – oggi tanto ambita e utilizzata dai maggiori brand – può e deve essere utilizzata per raccontare e far conoscere un territorio e le sue risorse culturali.

Quando ti penso, vorrei tornare?: è a partire da questa domanda che la seconda parte della conferenza ha aperto una finestra sul mondo per dare voce a professionisti, imprenditori e manager nicosiani con esperienze fuori dalla Sicilia e all’estero.

Prendendo spunto da un passaggio del celebre brano di Casadei, vero inno d’amore e nostalgia per la propria terra, è stato aggiunto un punto interrogativo per provare a stimolare una riflessione utile ad avere uno sguardo più ampio sul tema dei giovani che lasciano Nicosia e in generale i paesi del meridione.

“Per quali ragioni si lascia la propria terra? Che cosa si impara vivendo fuori? Che cosa possiamo importare nella nostra città? Come viene percepita Nicosia da chi ha avuto modo di sperimentare altre realtà?” –  da queste e altre domande ha preso forma l’idea di coinvolgere professionisti nicosiani che si sono trasferiti altrove, ha spiegato Michela Zingone, lanciando un invito a considerare anche chi si trova fuori come una “risorsa” che – seppur da lontano – può dare un contributo allo sviluppo della propria comunità locale d’origine con le proprie competenze, visioni e idee. Un’occasione di ascolto – ha continuato la giovane docente dell’Alma Mater – che ha suscitato diffidenza tra alcuni concittadini, ma che invece deve essere vista come una grande opportunità di confronto e apprendimento, che può rivelarsi arricchente e stimolante”.

Nel primo intervento, in collegamento da Modena, Giuseppina Vitale, storica dell’arte contemporanea e docente di lettere, ha posto l’accento sull’importanza di investire in cultura.

Partendo dall’esperienza di Modena, città di grande effervescenza culturale dove i cittadini vivono di “cultura riflessa” grazie ai tanti eventi promossi e offerti in città, la maggior parte dei quali gratuitamente, la professoressa Vitale ha ricordato come anche Nicosia abbia dimostrato più volte di avere una cittadinanza con una bella sensibilità di fondo alla cultura. “E allora, sottolinea -perché non investire anche politicamente sulla cultura? La cultura è un investimento politico. A proposito di visione: una visione di accrescimento culturale sia anche una scelta politica, questo favorisce l’aumento di cittadini più consapevoli, maggiormente informati e istruiti”.

L’accento è stato poi posto sul ruolo delle biblioteche come luoghi di condivisione. Che fine ha fatto la biblioteca di Nicosia, si chiede.

“Le biblioteche non sono luoghi demodé, sono luoghi che generano comunità, dove non si va solo a leggere e studiare, ma si possono attivare anche progetti di educazione alla lettura. Le biblioteche possono investire in progetti e attività. Questo luogo manca, non è passato di moda, è essenziale. Torno sempre molto volentieri – conclude, ma tutte le volte rientro anche con un sentimento di risentimento nei confronti della mia città, che ha sfornato tanti talenti. Un potenziale c’è: perché deve rimanere non espresso? Che cosa manca?”.

A seguire in collegamento da Londra, Salvatore Scellato, Senior Software Engineering Manager alla Google Deepmind, ha rimesso in discussione il concetto di rinascita, sottolineandone la complessità soprattutto in termini di previsione del futuro e rilanciando un nuovo interrogativo: che cosa possiamo fare?

Partendo dalla sua esperienza da manager di progetti, l’ingegnere Scellato ha condiviso con la platea un metodo basato sul cosiddetto “cerchio del controllo”, strumento utile per analizzare situazioni complesse. L’idea è quella di analizzare gli scenari che abbiamo di fronte distinguendo bene “cosa possiamo controllare” perché dentro la nostra capacità di azione, cosa non dipende solamente da noi e “possiamo solo influenzare” e infine “cosa ci preoccupa”, dimensione sulla quale non abbiamo nessuna influenza né controllo.

Partendo dai dati ISTAT, considerano come orizzonte temporale gli ultimi vent’anni, ha messo in evidenza come ci si trovi davanti un calo preoccupante della popolazione, con un divario crescente tra nascite e morti. C’è poi il tema della migrazione; Nicosia ha perso molte persone, ma non è l’unico centro ad essere interessato da questo problema, se si considerano i contesti regionale e nazionale.

A parer suo Nicosia negli ultimi vent’anni ha comunque utilizzato bene le risorse disponibili per rendere vivibile la città. Cita – tra le altre cose- la costruzione dei parcheggi, l’avvio della raccolta differenziata, l’efficiente organizzazione dell’assistenza sanitaria durante la pandemia e altri aspetti. Rimangono però grosse preoccupazioni sulle quali il singolo può avere poca influenza. Tre sono gli spunti condivisi sul finale: la necessità di distinguere ciò che possiamo controllare da ciò che non possiamo nemmeno influenzare; la consapevolezza che il continuo calo demografico rappresenta la minaccia maggiore; la constatazione che nonostante il buon governo e il senso civico siano necessari, ma purtroppo non sono sufficienti.

Collegato da Cracovia, Matteo Catania, financial analyst presso il dipartimento di Asset Management di UBS. Pura espressione della cosiddetta “generazione Eramsus”, Catania ha subito smontato lo stereotipo del fuorisede disinteressato, precisando che anche se si è lontani, si ha comunque interesse a partecipare e discutere questi temi. Nicosia, dal suo punto di vista, non è solo il paese di nascita, ma è in primis luogo che ha permesso ad ognuno di costruirsi determinati valori e diventare ciò che si è oggi.

Il giovane Catania racconta la sua esperienza di scambio e mobilità internazionale fatte dapprima in Francia e poi in Polonia mettendo l’accento sull’opportunità avuta di conoscere visioni e approcci diversi, in particolare con riferimento al mondo del lavoro.  La Polonia dove attualmente si è trasferito per lavoro è un buon esempio da guardare. Fa riferimento alla capacità di contare su una società ben organizzata, capace oggi di essere competitiva e di attrarre capitali stranieri. Un paese che ha ancora un costo della vita mediamente basso, rispetto per esempio a città come Milano, dove quindi è possibile avere una qualità della vita alta. Un contesto che attrae lavoratori free-lance da ogni parte del mondo, offrendo così opportunità di socializzazione e scambi multiculturali.

Il confronto quotidiano con queste persone – considerato il fascino e l’interesse con il quale molti stranieri guardano all’Italia – lo porta a pensare che anche una cittadina come Nicosia, dove a suo avviso il tenore di vita è molto elevato, potrebbe attrarre questi nuovi lavoratori, i cosiddetti “nomadi digitali”.

È troppo presto per pensare al suo futuro, ma chiara è la consapevolezza – anche ripensando alla sua infanzia e adolescenza – che sicuramente Nicosia rimane un luogo ideale dove poter crescere una famiglia, per questo le sue parole in chiusura sono state di speranza in un domani in cui Nicosia rappresenti per i giovani luogo dove restare e costruire un futuro.

È intervenuta anche Giulia Bellettati, medico di medicina nucleare e specialista in medicina estetica. A confronto con Milano, la città dove attualmente vive, Nicosia rappresenta per lei luogo dove ancora poter vivere in sicurezza, a differenza di una grande metropoli; un luogo dove poter fare tante esperienze circondati da una rete di persone con valori veri e profondi, dove il contatto con la natura è a portata di mano, a differenza di quanto accade ad un bambino che cresce a Roma, Napoli, Milano.

Le difficoltà per i liberi professionisti, la mancanza di collegamenti efficienti con le grandi città e di infrastrutture vengono tuttavia sottolineati tra le problematiche ancora da risolvere.

Cita lo slow living come tendenza che oggi sta portando molte persone a lasciare le grandi città e trasferirsi nei centri più piccoli: Nicosia, sottolinea la dottoressa Bellettati, avrebbe tutte le potenzialità per attrarre professionisti che oggi possono lavorare da remoto, ma non può pensare di farlo con le difficoltà che ancora oggi spesso si presentano quando si considerano rete internet e telefonia.

“Puoi essere bravo quanto vuoi, ma finché non lo fai sapere agli altri la bravura rimane solo con te” – parte da qui per suggerire maggiori investimenti in promozione e marketing, anche utilizzando i più moderni digital media. Perché questo sia possibile – conclude- è necessario che siano per i primi i nicosiani a volerlo e ad avere una forte motivazione.

In diretta dalla cittadina brasiliana di Nadal, Michele Castrogiovanni, imprenditore, ha esordito mettendo subito in evidenza la tranquillità che caratterizza la nostra cittadina. Facendo un confronto con molte realtà urbane brasiliane, siamo lontani dal dover temere quotidianamente assalti, rapine a mano armata, criminalità. È il primo ad esaltare questa percezione di tranquillità e sicurezza è in primis suo figlio undicenne.

Le realtà imprenditoriali di successo a Nicosia non mancano, afferma. Quello che serve è una diversa visione del lavoro, un rispetto maggiore per la dignità dei lavoratori, ad iniziare dalla definizione dei salari, elemento, questo, che giustifica la frequente fuga verso città del nord dove la stessa mansione viene pagata con il doppio del compenso, permettendo così a chi ha una famiglia da mantenere di poter avere uno stile di vita dignitoso.

Da questo punto di vista necessarie sono anche interventi di natura pubblica come borse studio-lavoro, centri permanenti per l’impiego, interventi che incentivino anche mansioni manuali di cui oggi c’è un grande bisogno a fronte di una scarsa disponibilità.

Presente in sala Carmen Contino, laureata in Comunicazione internazionale, oggi affermata operatrice olistica ed esperta di discipline bio-naturali.

“Sono partita, sono andata via da Nicosia come molti ragazzi per motivi di studio, motivi che poi sono diventati di lavoro, di ricerca personale, di esplorazione delle opportunità che la vita in altre aree geografiche poteva darmi”, racconta, precisando di essere rientrata ormai dai tre anni.

“Sono convinta che non sia vero che a Nicosia non c’è niente. In questi tre anni ho visto molto e sono felice e fiera”, afferma, sottolineando poi come nello stesso tempo bisogna essere consapevoli della mancanza di alcuni servizi urbani e alla persona, di cui cita anche degli esempi.

Propone poi alcuni spunti su verde urbano, fruibilità del patrimonio artistico e naturalistico e accoglienza turistica. Invita il mondo delle piccole imprese ad aprirsi al confronto con esperienze di successo, a lasciarsi ispirare per sviluppare pratiche capaci di supportare il raggiungimento dei propri obiettivi. L’attenzione si sposta poi sulla questione della “mentalità”, sull’avere un mindset aperto all’impegno, alla costruzione di una visione stessa della vita da perseguire.

Superare diffidenza, invidia, aspirare alla collaborazione. Questo è l’invito di Carmen Contino, convinta che Nicosia possa essere un bellissimo laboratorio dove sperimentare tutto ciò.

A concludere il brainstorming e il confronto di idee è stato Gianfranco Catrini, manager presso la WeBuildGroup spa, attualmente residente negli Stati Uniti.

È interessante constatare di essere andato via da anni e di non aver ricevuto mai da nessuno questa domanda. Oggi è una bellissima occasione per esprimere la mia opinione”, afferma, ribadendo di sentire di non essere in realtà mai andato via da Nicosia.

Il contatto costante con una rete estesa di parenti, il mantenimento della sua casa, l’attivazione di alcuni business e la previsione di avviarne altri. Tornare però è un altro discorso, ammette.

“Io mi occupo di business e giro il mondo a 360 gradi. Il mondo non è necessariamente meglio fuori di come lo vedete da Nicosia. È stato interessante ascoltare il buon Michele dal Brasile: ci ho passato un anno e andavo in giro con la macchina blindata. E lui, infatti, ha fatto tanti bei commenti sulla sicurezza. Nei paesi come il nostro viene dato per scontato che nessuno ti ruba la macchina, nessuno ti viene a rubare a casa tua. In Brasile passi e ti può capitare di essere derubato tre volte nella stessa strada nell’arco di un’ora”, racconta.

La gente va via per disperazione, per amore, per ambizione e per scelta, dicono i dati. E se è vero che ambizione e amore non li risolvi, parlando di disperazione il mondo invece è cambiato un attimo.

“Nessuno ha più bisogno di andare via per disperazione. Lo dico perché la mia società che è quella che dovrà fare il ponte di Messina, ha lavori per 5 miliardi di euro e non trova gli operai; quindi, la questione interessante è che il lavoro c’è, le persone non lo trovano o forse non lo cercano, o forse non si riesce a mettere nella relazione giusta domanda e offerta”.

Per scelta la gente rimane se la qualità della vita che gli offre Nicosia è simile a quella che trova fuori. Il mondo in cui viviamo, sottolinea, è ormai un’economia globale, la gente si muove liberamente. In Europa, per esempio, puoi trasferirti e lavori tranquillamente da qualsiasi posto.

Il Covid ci ha insegnato che siamo in grado di gestire un paese intero per due anni stando seduti in camera da letto, a casa. Quindi in questo mercato globale il problema non è solo di Nicosia, ma di competere con un mercato di milioni di persone.

Cosa ha Nicosia rispetto agli altri e come faccia a competere in una situazione del genere? Bisognerebbe fare i conti di quelli che sono i nostri asset e i nostri loyalty, afferma il manager nicosiano.

Sul perché rimanere a Nicosia ha proposto una lista che parte dalle relazioni.

Partire significa spesso perdere quasi tutto: allontanarsi dai familiari, perdere amici e conoscenze. Nessuno va via a cuor leggero. Cita poi il clima, la storia, la geografia, la sicurezza, la cultura.

Si complimenta per quanto si è riusciti a fare in paese nel settore dello sport.

Le infrastrutture restano invece una la nota dolente, una nota a suo parere assurda nel 2023.

“Arrivare a Nicosia è una tragedia, per non parlare dell’aeroporto di Catania che secondo me è una vergogna nazionale”, afferma che probabilmente andrebbe davvero ricostruito da un’altra parte, suggerisce facendo riferimento a dimensioni, mancanza di manutenzione, pulizia e servizi non adeguati alla portata annuale di passeggeri in transito.

Catrini sottolinea poi il ruolo della scuola come percorso di crescita fondamentale per i giovani, ricorda poi con stima e gratitudine alcune sue insegnanti delle superiori, della ragioneria di Nicosia. Cita Ina Di Figlia e la professoressa Muratore: “docenti straordinarie alle quali devo tantissimo perché è grazie a loro se oggi faccio quello che faccio. La cultura, gli insegnamenti, le ispirazioni che questa gente ci ha dato, oggi mi permettono di fare quello che faccio nella vita”.

“Quindi, fatta tutta questa conta di attivo e passivo, cosa bisognerebbe fare? Perché qui fare la lista di cosa non funziona è facilissimo, ma nel business impari che devi guardare le cose che puoi fare. Intanto come ha detto qualcuno dobbiamo usare meglio quello che abbiamo. Dobbiamo investire in maniera corretta e non investendo cattedrali nel deserto che non servono a niente; dovremmo attrarre investimenti nuovi; io sono stato recentemente a Troina e sono rimasto entusiasta di quello che ho visto. Bene, tutte queste belle cose come le fai? Come qualunque cosa: con ambizione, con visione, con disciplina e metodo” –  afferma con fermezza Catrini.

Ribadisce dunque la necessità di difendere e mantenere i servizi ancora presenti citando per primo l’ospedale.

Insiste sull’importanza di attenzionare le infrastrutture, anziché abbandonarle al loro destino. “Un esempio per me è quello del castello che frequentavo da bambino. Milioni di euro spesi per fare una struttura ricettiva, se ci vai sembra una discarica”, afferma.  Il collegamento della nord-sud è fondamentale, forse bisognerebbe incatenarsi per chiedere il completamento.  È assurdo che in questo momento – giusto per darvi un’idea – in Italia stanno spendendo 100 miliardi in infrastrutture e non si riescono ad avere pochi duecento milioni di euro per una strada che taglia la Sicilia in due”.

Suggerisce anche di rivedere i progetti formativi, di iniziare a proporre percorsi didattici più in linea con il mercato attuale del lavoro, cita l’esempio dell’economia digitale, del commercio digitale, delle competenze che oggi ti permettono di lavorare da remoto.

Un sostegno andrebbe dato anche agli artigiani rimasti. Grandi investimenti meriterebbe anche l’agricoltura.

Gli anziani, a suo avviso, rappresentano un’altra bella partita. Anziché abbandonati a sé stessi, sono una enorme risorsa. Cita l’esperienza eccellente dell’oasi di Troina, un posto così piccolo ma capace di generare migliaia di posti di lavoro. Porta l’esempio della Florida dove un intero stato di 40 milioni di persone vive esclusivamente dell’indotto che si genera attirando tutti i pensionati d’America.

Parlando di turismo, tema sul quale dal suo punto di vista si fa sempre un gran parlare, ammette di non aver creduto nella grande capacità ricettiva di Nicosia. “L’unico turismo per ora possibile è quello mordi e fuggi, afferma – Obiettivamente non puoi competere con altre realtà siciliane che hanno il mare, la montagna, l’Etna o altro. Qui hai qualcosa da offrire per uno che viene 48 ore. E’ inutile farsi grandi illusioni”.

Interessante anche il punto di vista sugli emigranti: “risultano 3mila nicosiani iscritti all’AIRE, l’anagrafe italiana dei residenti all’estero. Ci sono 3 mila signori come me nati a Nicosia che vivono in qualunque angolo di mondo: in 32 anni mai nessuno mi ha chiamato, scritto una lettera, mandato due righe per incentivarmi a visitare Nicosia,  a ritornarci. Zero!”

Si sofferma infine sugli gli immigrati perché dice parliamo sempre di gente che va via e non di gente che potremmo portare. “Sono una risorsa se attrai quelli giusti, ovviamente.

Se attrai il cinese che apre il business, l’indiano che si apre la società di IT, l’artigiano che vuole restare a Nicosia, questo sicuramente è una bella risorsa” – conclude.

“Alcune volte paradossalmente mi verrebbe da dire che il motivo per cui Nicosia è bella forse è perché in qualche maniera non c’è stata la maniera di distruggerla. Lo dico dopo aver girato molto e visto realtà come Gela, Acerra, dove ho anche vissuto. Incredibilmente il fatto di essere remoti, di essere in mezzo al nulla, è quello che ha salvato la cultura. Penso spesso al dialetto nicosiano che resiste da mille anni: questo ti da l’idea di qual è l’identità del paese. Di cose buone se ne possono fare, ma bisogna farle con i fatti e non con le parole”.

In chiusura dei lavori l’Avvocato La Via ha sottolineato con gratitudine la qualità, lo spessore e la metodica di tutti gli interventi. Per la prima volta, persone diverse, molte dall’estero, hanno avuto voce dando vita a quella che definisce una grande “produzione ideica”.

Dalla produzione di idee occorre passare alla realizzazione, alla concretizzazione e questo è compito anche della politica, responsabile dei processi di trasformazione di una città.

Certamente questa produzione di idee deve continuare – prosegue La Via.

“Le idee si possono mettere insieme in una sorta di mosaico, e puzzle e tutte le idee messe insieme formano un progetto. Se l’idea resta isolata, non diventa organica verso un modello di sviluppo locale sostenibile. Se riusciamo a fare un progetto allora ci vorrà qualcuno che lo porti avanti, una classe dirigente all’altezza di realizzarlo. La politica non è uno dei tanti sistemi per cambiare la società, è l’unico percorso possibile.”


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