“Dipinto Sull’Acciaio – Del Rapporto tra Heavy Metal e Pittura” è l’ultimo libro di Francesco Gallina

Dipinto SullAcciaio Del Rapporto tra Heavy Metal e Pittura
Condividi l'articolo su:

ASCOLTA QUESTO ARTICOLO

Nonostante la presenza massiccia di riferimenti intellettuali importanti al suo interno, il mondo dell’heavy metal è visto da fuori utilizzando la lente deformante del pregiudizio, che distorce e mortifica profondamente il significato della più larga parte di questa sottocultura. Invece, essa è connotata da riferimenti profondi a vari settori artistici basilari per definire l’identità di singole popolazioni o della razza umana nel suo complesso. Religione, filosofia, scienza, politica, storia, folklore e vari altri argomenti di interesse comune a ogni persona di cultura non sono troppo difficili da rintracciare al suo interno.

Dipinto SullAcciaio Del Rapporto tra Heavy Metal e PitturaCosì, risulta altrettanto naturale che si sia fatto e si faccia un massiccio uso del lavoro di grandi pittori per le cover di alcuni di questi e ancor più macroscopico come la percezione comune rispetto a una forma espressiva multiforme come quella in analisi, sia sbagliata. Puntualizzarlo può contribuire non solo a far capire meglio un mondo che è un vero giacimento culturale dai più sostanzialmente ignorato, se non deriso o denigrato, ma allo stesso modo a prendere o riprendere contatto con una parte importante della cultura europea e non solo.

I personaggi che hanno prestato la loro opera per il metal approcciando la materia con mentalità vicina a quella di alcuni artisti heavy sono così tanti, che ignorare questo aspetto della questione significherebbe fare un grave torto al mondo del sapere. Da pittori epocali come Hieronymus Bosch o il Goya fino a nomi molto vicini a noi come quelli di Giger e Beksiński, a una serie di illustratori moderni e contemporanei come Frazetta, Riggs, Girardi o Kantor, la semplice analisi superficiale della vastità dei riferimenti pittorici considerati basilari da ogni critico d’arte degno di questo nome che si osservano nel settore hm, dovrebbe indurre a riflettere meglio su come un intero universo musicale meriterebbe di essere considerato. Senza liquidarlo frettolosamente come pura e semplice espressione di vuota ribellione in quanto tale o peggio, come fenomeno pericoloso da combattere per mettere al riparo la società più rispettabile dall’influenza nociva di un pugno di satanisti, alcolizzati e drogati dediti al rumore, come moltissimi sembrano ancora pensare.

Dipinto Sull’Acciaio tratta inizialmente della presenza di opere pittoriche classiche negli artwork di album heavy metal e dintorni dividendolo in più parti. Nella prima prende a titolo di esempio una ristretta serie di autori importantissimi – i cosidetti “Totem” – i quali sono stati scelti massicciamente da gruppi metal, o che sono in ogni caso importanti per alcuni particolari dischi loro legati e pertanto risultano maggiormente conosciuti dagli ascoltatori del genere. O ancora, che per il loro particolare afflato pittorico e per il modo in cui hanno vissuto, sono da considerare come intrinsecamente heavy. Poi fa lo stesso per alcuni altri appartenenti a correnti pittoriche concettualmente metal come Romanticismo, Simbolismo e Preraffaeliti, ma in maniera più sintetica. Per chiudere la prima parte il libro fa una corsa dal Trecento al Novecento osservando alcuni pittori “cannibalizzati” da musicisti metal, per dimostrare come l’interesse dell’heavy verso la pittura attraversi un arco temporale enorme che, peraltro, avrebbe potuto essere trattato in maniera ancora più vasta e col black metal a marchiare la maggioranza dei passaggi. Nella seconda parte, invece, si occupa di alcuni illustratori/disegnatori che hanno prodotto copertine importantissime sia per il loro impatto estetico e spesso pure per la qualità dei dischi cui sono associate, indicando il loro rapporto con l’arte dei secoli passati e le influenze da questa provenienti, sconfinando ripetutamente nel mondo del fumetto. Stabilendo una volta per tutte che per veicolare cultura ai nostri giorni, ci vorrebbero probabilmente molti più Bruce Dickinson e Dave McKean e davvero meno Sfera Ebbasta e Myss Keta a stuprare le nostre cellule cerebrali. Da rimarcare la prefazione di Eliran Kantor e la postfazione di Steve Joester.

L’AUTORE

Francesco Gallina ha cominciato all’età di diciassette anni come speaker radiofonico e scrivendo inizialmente per la fanzine di Torino «Metal Fortress» poi diventata «Inferno Rock», la prima rivista dedicata all’heavy metal in Italia regolarmente diffusa in edicola. Dal 2005 scrive per la metal webzine «metallized.it», per cui ha pubblicato a oggi oltre 2000 tra recensioni, live report, articoli di approfondimento a sfondo sociale e culturale e interviste ad alcuni tra i personaggi più in vista della scena metallica internazionale. Ha pubblicato alcuni racconti brevi con Perrone Editore, è autore della prefazione della biografia «Rory Gallagher, il bluesman bianco con la camicia a quadri», di «Italian Thrash Metal Militia» e di «Benvenuti All’inferno». Una sua recensione è compresa nel volume «Italian Rhapsody. L’avventura dei Queen in Italia». Nel 2019 è uscito il suo volume «Donne Rocciose – 50 ritratti di femmine rock» e nel 2020 «Adepti della Chiesa del Metallo», ambedue per Arcana Edizioni.

 

Visited 1 times, 1 visit(s) today

Condividi l'articolo su: