Dottoressa Samanta Signore (criminologa): “Sul femminicidio, il vero fine pena mai è per chi resta”

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Per analizzare in maniera chiara il fenomeno e fare informazione sul tema interviene la dott.ssa Samanta Signore, criminologa.

Impegnata nel sociale, in varie associazioni è tra i soci fondatori dell’Associazione Athena nata a Troina per aiutare concretamente chi è vittima di violenza.

L’attenzione pubblica nelle ultime settimane si è concentrata su femminicidi e violenze sulle donne, ennesimi episodi che scatenano la rabbia collettiva e il dolore che non accenna a fermarsi.

Una premessa che ritengo fondamentale è quella che parte dagli stereotipi di genere. Non possiamo pensare di contrastare questo tipo di fenomeno solo appellandoci al contrasto in sede giudiziaria, dobbiamo lavorare in una maniera molto più profonda e dobbiamo proprio arrivare a cambiare i modelli di ruolo di genere.

La componente criminologica purtroppo non permette di individuare le caratteristiche in qualche modo sufficientemente precise sugli autori di femminicidio, hanno un profilo molto ampio gli autori di queste tipologie di reati.

Non è necessario solo attuare leggi ma attuare un monitoraggio che sia concreto e professionale sul fenomeno. Servirebbe una strutturazione sia dal punto di vista legislativo e anche dal punto di vista della sicurezza della persona, della presa in carico di ogni singolo caso che parta da una conoscenza assolutamente accurata del fenomeno.

La violenza di genere erode la fiducia in se stesse

Il messaggio da dare a queste donne è che non sono sole, la solitudine li rende prigioniere rispetto questa relazione perché poi sono molto connotate da un fortissimo senso di colpa e responsabilità rispetto alla violenza che subiscono.

L’associazione si propone di esserci indipendentemente da quello che queste donne decidano di fare, entrare in contatto con i centri antiviolenza o le associazioni nel territorio non implica fare una denuncia, sono luoghi di accoglienza, di ascolto, in cui si può trovare sostegno psicologico, orientamento e assistenza legale.

Quando parliamo di misure cautelari a tutela di una donna che denuncia un reato di stalking, vuol dire che già tardi, qualcuno si è reso protagonista di condotte aggressive nei confronti della vittima.

Dieci anni fa l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul, che opera sulla base di 4 pilastri contro la violenza sulle donne e contro la persona in generale: prevenzione, protezione e sostegno delle vittime, repressione e politiche integrate. Da allora sono cambiati innumerevoli Governi, tante leggi sono passate al vaglio della politica, innumerevoli appelli di vittime e famiglie devastate dall’orrore della violenza contro le donne sono arrivati ai media e alla popolazione civile.

Nella convenzione gli obiettivi non sono posti a caso, ma in ottica progressiva e interdipendente. La convenzione mette al primo posto tra gli obiettivi la prevenzione, prosegue con la protezione e, solo in ultimo, parla di repressione. Il motivo per il quale nonostante i numerosi interventi a carattere repressivo, la violenza di genere continua a far registrare numeri sempre più alti sta nel fatto che il contrasto al fenomeno non può essere affidato solo alla funzione deterrente della pena.

Si punta poco alla prevenzione

Se vogliamo veramente dare una risposta incisiva all’elevato numero di vittime dobbiamo interrogarci su come possiamo agire sul prima, non basta un inasprimento delle pene ma occorre prendere consapevolezza del fenomeno come un fenomeno di matrice culturale.

Non si educano più i figli alla ricerca di se stessi ma a essere i migliori secondo alcuni canoni imposti dalla società. Non si educano i figli a normalizzare i “No” della vita. Non si educa alla sana ambizione ma alla semplice competizione con l’altro, che nel momento in cui minaccia il nostro sistema di perfezione diventa un potenziale nemico da eliminare.

Non c’è bisogno di fissarsi su nessuno, se qualcuno non vuole stare con voi, liberissimo di lasciarvi e voi liberissimi di rivolgervi altrove cercando migliori occasioni. Non costringete nessuno a stare in una relazione che non apprezza, non lasciatevi costringere dal senso di colpa a rimanere in relazioni che non vi nutrono. Quello è il vero inferno. Non fatevi ricattare dal punto di vista emotivo, nessuno ha il diritto di trattenervi dove non volete stare o dove sentite di non essere apprezzati”.



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