Lutto nel mondo dell’arte: addio a Nello Calandra, gran maestro coiffeur, artista, pittore ceramese trapiantato a Montevideo

Nello Calandra davanti a una sua opera
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Cerami ha appena perduto uno tra i suoi apprezzati talenti che, trasferitisi ormai da tempo all’estero, ricordano un legame stretto con le origini, inorgogliendo con la loro affermazione la terra da cui sono partiti.

Apprendiamo con vivo dolore della scomparsa di nello calandra, classe 1929, venuto a mancare, pochi giorni orsono in Montevideo (Uruguay), all’affetto della moglie, Estela Hernandez Garcia, dei figli, Gabriela, Fabio, Marcello e Mauro, del fratello Pippo e della sorella Lina, dei nipoti, parenti e amici.

Figura limpida, dinamica, maestro nella professione estetica e nella pratica pittorica, è stato e resterà un simbolo di operosità, di genialità, appassionato a tutto ciò che faceva senza limiti di tempo e di energie.

Pieno di ingegno, di merito, il suo talento artistico ha conosciuto, nel corso dei molti decenni per lo più vissuti in Uruguay, magnifici successi, dando rilievo ai valori della cosiddetta “italianità”.

Seguendo il padre, l’avventura del giovane emigrato, Nello Calandra, ha inizio nell’agosto 1951, quando dopo un lungo in viaggio a bordo di una nave, che allora poco aveva in comune con i moderni e veloci transatlantici, sbarca in Argentina.

Superate le ordinarie difficoltà iniziali incontrate all’estero, si è in seguito stabilito in Montevideo, aprendo un salone di bellezza estetico alla moda, frequentatissimo.

La sua preparazione, la sua abilità, il suo stile in termini di taglio e acconciature femminili hanno da subito dato i suoi frutti, imponendo l’armonia di un look strepitoso, bilanciando tonalità e contrasti, adeguato ai visi e alle sfumature della pelle al fine di esaltare la chioma delle belle uruguaiane.

Nello Calandra davanti ad una sua recente opera
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Le avvenenti donne di Montevideo dovevano prenotare con un mese almeno d’anticipo le forbici di Nello: il non plus ultra per le clienti smaniose e desiderose di curare le loro chiome, arricchire la loro apparenza e uscire più belle di prima.

Quale maestro “coiffeur”, fondatore e primo presidente “Intercoiffure Uruguay”, ha incorniciato di fascino e leggiadria le teste di molte attrici e nobildonne aristocratiche e di rango reale.

Partecipando a mostre e concorsi, ha incrementato il suo curriculum con ampi riconoscimenti a Montevideo, Londra, Madrid, Rio de Janeiro, Buenos Aires, vincendo coppe e titoli di campione della pettinatura. Poi, ancora, una medaglia d’oro per tecniche parrucchiere e l’onorificenza di Commendatore.

Senza volerlo, piuttosto tardi, ma con impulso giovanile, si è svelata e proiettata, negli ultimi decenni di vita, la vocazione pittorica di Calandra, nascosta dopo oltre 40 anni di strabilianti successi e soddisfazioni ricavate dal qualificato e riconosciuto esercizio professionale dedicato alle acconciature femminili.

Con voce calma, senza enfasi, ma piena di entusiasmo, Nello definiva la sua intrapresa attività pittorica come un “hobby”, un passatempo rivelatosi, però, in pochi anni motivo di interessamento, di opinione da parte dei giornali e della critica specializzata.

“Di Calandra, oggi giovanile ottantenne –si legge in una rivista– colpisce subito l’espressione pittorica di notevole bellezza creativa, la raffinatezza dei segni, delle linee, la scansione cromatica, dai caldi toni pregni della mediterraneità siciliana”. E ancora: “lo spessore delle curve e delle sue fenditure stabiliscono un contrappunto tra la forma e la materia di smalti e colori usati”.

“Il suo mondo -attestano i critici- è cromatismo puro. Lo dimostrano i suoi paesaggi lunari, le sue “quasi” nature morte, l’equilibrio geometrico, il ritmo e la dinamica di una tavolozza: elementi che nell’insieme caratterizzano il virtuosismo, la capacità del pittore Calandra, ammirata in musei, chiese, gallerie, nel suo atelier”.

Il suo estro artistico vibra solenne nel bel dipinto raffigurante sant’Ignazio di Loyola, esposto in una importante cattedrale di Montevideo. Ma non è solo.

 “Il quadro infatti –secondo quando è scritto nel quotidiano “La Gente d’Italia” del marzo 2007) – è in buona compagnia: tutta una serie di tele accarezzano un mondo metafisico, con mandolini che danzano con limoni appositamente deformati, un ritratto del celeberrimo Charlot con il bimbo monello, barche e volti in un azzurro che incanta”.

Tempo addietro, mentre era ancora in vita, abbiamo avuto modo di colloquiare in modo affabile al telefono con Nello, parlando della sua laboriosità, delle difficoltà superate, della sua intraprendenza, del suo tratto distintivo, del suo innato talento che ha marcato e riscattato la figura dell’italiano emigrante.

Difatti, non trascurava di parlare della Sicilia, dell’Italia, facendo riferimento alla storia, alle bellezze paesaggistiche e monumentali. Amava parlare dei grandi maestri della scultura e della pittura; decantare i quadri, le opere d’arte viste e ammirate a Firenze, a Parigi, in Spagna, “tenendo in serbo –ci confessa il suo intimo– il desiderio recondito di spingersi in futuro a maneggiare colori e pennelli: inclinazione e ambizione svelatasi, raggiunta la Terza età, una vera e propria vocazione artistica”.

Forte l’attaccamento al suo paese natio di cui sentiva ancora gli odori, i profumi, i sapori, i suoni, l’idioma, le cadenze, i canti e le musiche, gli orizzonti della propria terra lasciata.

Nella nostalgia, la più volte meditata “capatina” (come lui esprimeva) al suo paese d’origine, il ritorno sognato, rimasto incompiuto (causa l’età ormai avanzata) da quando, ancora ventunenne, nel lontanissimo 1951, partì, da Cerami con destinazione Argentina, dove integratosi nel nuovo Paese insieme all’intero nucleo familiare, ha iniziato e visto realizzarsi le aspirazioni economiche, sociali, culturali e professionali, favorite da un crescendo di successi.

La notizia della morte di Nello, uomo per bene, brillante, di grande talento, ci rattrista.

Rimane la testimonianza di un illustre artista che la terra ceramese ha saputo esprimere.

Grazie Nello.  Le più sentite nostre condoglianze alla famiglia.

Carmelo Loibiso


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