Relazione semestrale della DIA. In provincia di Enna presenti cinque famiglie mafiose radicate in 14 comuni

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È stata presentata, dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, alla Camera dei Deputati la Relazione semestrale della DIA relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del primo semestre 2022.

L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione documenta la tendenza, rilevata da diversi anni, circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno ormai raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.

Tale tendenza risulta sempre più diffusa in tutte le matrici mafiose in considerazione del vantaggio loro derivante dalla insidiosa mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a concludere i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti.

La criminalità organizzata, infatti, preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la pervasiva infiltrazione del tessuto economico-produttivo avvalendosi anche delle complicità di imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, formalmente estranei ai sodalizi. Un’indubbia capacità attrattiva è rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche dai noti finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

La provincia di Enna continua a rappresentare territorio di espansione per le organizzazioni di cosa nostra nissena, catanese nonché quella messinese. I provvedimenti restrittivi che negli anni hanno significativamente colpito le famiglie ennesi hanno favorito l’inserimento soprattutto dei catanesi che, approfittando della minore forza dei sodalizi locali e in assenza di una riconosciuta guida operativa, si sarebbero spinti nella provincia per stringere alleanze con la criminalità locale. Nel corso degli anni, si è così assistito ad una rimodulazione di assetti ed equilibri tra le famiglie di cosa nostra e sodalizi ennesi determinando una presenza criminale eterogenea e parzialmente diversa dagli assetti tradizionali delle famiglie mafiose attive nella Sicilia occidentale.

Sotto il profilo strutturale, cosa nostra ennese risulta articolata in 5 storiche famiglie che agiscono tra Enna, Barrafranca, Pietraperzia, Villarosa e Calascibetta. Alle predette risultano collegati alcuni gruppi attivi nei territori di Piazza Armerina, Aidone, Agira, Valguarnera Caropepe, Leonforte, Centuripe, Regalbuto, Troina e Catenanuova.

Confermati gli interessi nutriti dalla criminalità ennese riguardo al traffico e allo spaccio di stupefacenti ed anche alle estorsioni, come documentato dall’operazione “Caput Silente” del 2021 i cui esiti hanno evidenziato correlazioni tra esponenti ennesi e mafiosi limitrofi. Tale assunto, nel semestre in esame, sarebbe avvalorato dalle operazioni “Icaro e “Lepus”, concluse il 3 febbraio 2022 dalla Polizia di Stato a Enna e Leonforte, incentrate su due gruppi criminali che avrebbero gestito una fiorente attività di spaccio nei territori di Agira e di Leonforte mediante reciproci accordi per garantirsi il monopolio del traffico di stupefacenti. Le indagini hanno altresì documentato come il sodalizio capeggiato da un soggetto ritenuto “vicino” ad ambienti mafiosi catanesi e, in particolare, alla cosca etnea dei Carrateddi …si fosse riorganizzato e risultasse pienamente operante nel traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina; in aggiunta a ciò, si aveva modo di documentare come i vertici dell’organizzazione stessero tentando di imporre la propria egemonia sul territorio sul quale operavano, ivi compreso quello di Leonforte, mal tollerando l’ingerenza di altri soggetti che, spacciando in autonomia, condizionavano il mercato locale.”.

Il principale settore cardine dell’economia legale nella provincia di Enna è rappresentato dal comparto agro-pastorale che richiama le consorterie mafiose interessate all’indebita percezione di contributi comunitari per il sostegno allo sviluppo rurale. Le indagini condotte nel corso degli anni hanno documentato l’accaparramento di terreni agricoli finalizzato all’ottenimento di contributi per il sostegno allo sviluppo concessi dall’Unione Europea anche mediante intermediari e prestanomi. Infatti, il 30 maggio 2022, nell’ambito dell’operazione “Terzo tempo” la Guardia di finanza di Enna ha scoperto delle “interferenze” da parte di diversi soggetti nella gestione di beni aziendali che “avvalendosi delle condizioni di assoggettamento ed omertà derivanti dalla loro affiliazione o contiguità all’associazione mafiosa denominata cosa nostra” avrebbero mantenuto il controllo di aziende a loro confiscate tramite persone di fiducia “proprio tramite i dipendenti fidelizzati che i soggetti, ai quali erano stati sottoposti a confisca i beni, hanno continuato di fatto a gestire le aziende confiscate impartendo loro direttive arrivando, addirittura, sempre mediante questa anomala “collaborazione” a sottrarre beni strumentali delle aziende distraendoli in loro favore”. Le figure centrali dell’indagine contigue a cosa nostra, inoltre, “si avvalevano per esercitare tale ingerenza anche di altri soggetti collegati ad ambienti di criminalità mafiosa, sottoponevano a minacce ed intimidazioni gli altri lavoratori assunti dall’amministratore giudiziario nelle due imprese fino a costringerli a recedere dal rapporto di lavoro dopo pochi giorni dall’assunzione Il contesto investigativo è quello delle c.d. agromafie, in particolare relativo alla infiltrazione di esponenti mafiosi contigui all’organizzazione cosa nostra nelle attività economico produttive collegate all’agricoltura ed all’allevamento al fine di lucrare mediante soggetti compiacenti titolari solo apparenti di imprese agricole, contributi comunitari a sostegno dell’agricoltura e dell’allevamento quali attività economiche svantaggiate”.

Ancora, il 20 giugno 2022, la Guardia di finanza ennese nell’ambito dell’operazione “Ghost Credit” ha disarticolato un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale composta anche da imprenditori, intermediari e professionisti compiacenti. Il provvedimento emesso dalla Procura ha consentito il sequestro preventivo di beni per 1,5 milioni di euro acquisiti da un’impresa edile a fronte di lavori mai eseguiti. I crediti di imposta venivano poi commercializzati da una società di servizi ennese in favore di 47 imprenditori che, pagando il 30% del loro valore nominale, avrebbero così potuto indebitamente compensare i propri debiti nei confronti dello Stato.

Con riferimento ai provvedimenti ablatori, il 23 marzo 2022 la Guardia di finanza di Enna ha eseguito un decreto di confisca per un ammontare complessivo di oltre euro 450 mila euro, tra immobili e terreni, a carico di un soggetto ennese “indiziato di appartenere all’associazione di stampo mafioso denominata Cosa nostra operante nella provincia di Enna”.

Al fine di rafforzare le strategie di prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale non solo nel settore dell’edilizia, di ridurre i rischi di inquinamento nel mercato dell’economia legale e di tutelare le imprese impegnate nel processo di ripresa economica, il 29 aprile 2022 il Prefetto di Enna ha siglato uno specifico protocollo d’intesa con l’Albo nazionale gestori ambientali, la sezione regionale del medesimo albo e con le Camere di Commercio di Palermo ed Enna.

Si rappresenta infine che nel semestre è stato prorogato il commissariamento del Comune di Barrafranca.



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