Turismo, stagione positiva per le mete italiane: i dati

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L’estate 2023 è stata una stagione di segno positivo per il comparto turistico italiano; l’afflusso di visitatori testimonia una sostanziale ripresa del mercato, e conferma come l’Italia sia una delle mete più gettonate del Vecchio Continente.

L’analisi per aree e regioni

Nella cornice di un 2022 complessivamente positivo, e di un 2023 promettente (anche per via dell’autunno tardivo), si collocano ‘performance’ diverse, influenzate da fattori contingenti di vario tipo.

Sempre secondo le elaborazioni della Banca d’Italia, le regioni del Sud hanno evidenziato problemi strutturali, accentuati quest’anno dalla chiusura dell’aeroporto di Catania; in aggiunta, eventi climatici particolarmente intensi e violenti hanno messo in risalto la fragilità del territorio, a danno della capacità ricettiva.

Lo stesso è accaduto, in misura minore, anche in Emilia-Romagna, dove l’alluvione dello scorso maggio ha recato danno (più d’immagine che altro) a molte stazioni balneari della Riviera. In realtà, il turismo romagnolo ha assorbito il colpo, come evidenziano i dati diffusi dalla Regione; anche uno dei comuni più colpiti dall’alluvione, Cesenatico, ha registrato solo un lieve calo, compensando con gli arrivi di agosto il gap accumulato a maggio e giugno; merito anche delle numerose strutture ricettive presenti in città, molte delle quali disponibili sul portale specializzato cesenaticobellavita.it.

In Lombardia, così come in alcune regioni meridionali, si registra una crescente diffusione dei soggiorni ‘long staying’, ossia a lunga permanenza; il trend caratterizza già molte aree turistiche del bacino mediterraneo, tra cui la Grecia, e potrebbe orientare in maniera significativa lo sviluppo dell’offerta turistica nei prossimi anni, superando modelli poco concorrenziali.

I dati del Ministero del Turismo

Con un tasso di prenotazione delle strutture ricettive online al 43,3%” – ha dichiarato a riguardo la ministra Santanché – “siamo fieri di mantenere la nostra posizione come seconda destinazione preferita in Europa”.

Le prenotazioni aeree aumentate del 18% rispetto al 2022– ha aggiunto – “sono la testimonianza del costante e crescente interesse per l’Italia. Gli stranieri, soprattutto gli statunitensi e gli inglesi, trainano il flusso (+25% complessivo) e apprezzano in particolare l’ospitalità di qualità, che si dimostra fiore all’occhiello della nostra Nazione”.

I dati del Ministero evidenziano come l’Italia (43,3%), ad agosto 2023,”mantiene la sua posizione come seconda destinazione preferita davanti Spagna (42,8%) e Francia (30,6%) per tasso di prenotazione delle strutture ricettive presenti su piattaforme online”.

Da una nota stampa del MiTur si apprende, inoltre, che “nel mese di agosto le nostre città d’arte risultano essere, a livello europeo, le preferite dai turisti, registrando un tasso di prenotazione delle strutture ricettive online del 38,9%, davanti a Grecia (38,6%), Francia (33,4%) e Spagna (31,0%)”.

In realtà, è ancora presto per avere un quadro chiaro e dettagliato circa il reale afflusso turistico nel nostro paese, dal momento che la raccolta e l’elaborazione dei dati è particolarmente laboriosa. Il diffuso ottimismo si basa principalmente sulle previsioni degli esperti formulate alla vigilia della stagione turistica.

D’altro canto, i dati forniti dalla Banca d’Italia relativi al 2022 fotografano uno scenario complessivamente molto positivo; come riporta l’edizione online de Il Sole 24 Ore, lo scorso anno è aumentata la quota italiana sul valore globale del turismo internazionale, passando dal 3,9% del 2021 al 4,5% del 2022.

Un altro indicatore ‘reale’ di crescita è la spesa dei turisti stranieri in Italia: l’anno scorso il valore ha superato i 44 miliardi di euro, colmando di fatti il gap con il periodo precedente la pandemia da Covid-19. Tra i fattori che alimentano la ripresa del comparto turistico italiano sono molteplici: dal ritorno dei turisti da oltreoceano (principalmente statunitensi, che si riversano nelle città d’arte) al ritorno dei viaggi in aereo ai livelli pre-Covid 19.



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