Famiglie e imprese siciliane in rosso: è allarme usura

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Gli esorbitanti aumenti del settore energetico, gli strascichi economici dovuti al Covid e l’inflazione, sono soltanto alcuni dei motivi che spingono sempre di più verso l’indebitamento delle famiglie siciliane. I dati parlano di un +2,6% rispetto all’anno 2021.

Famiglie siciliane sempre più indebitate

Secondo i dati dell’istat e della Banca d’Italia, le famiglie siciliane nel corso del 2022 sono sempre più indebitate. Una situazione potenzialmente rischiosa soprattutto tenendo conto delle difficoltà nell’accedere a prodotti creditizi per ovviare alle difficoltà. Il rischio maggiore per queste famiglie è di arrivare addirittura a perdere la propria abitazione sopratutto per problemi debitori con le banche, ma anche debiti Equitalia (infatti anche Equitalia può pignorare la prima casa  anche se solo in particolari situazioni.)

In questo contesto le famiglie potrebbero diventare vittime sacrificali di usurai senza scrupoli. Questo quadro di grande emergenza è emerso dall’elaborazione effettuata dall’ufficio studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese CGIA di Mestre. In particolare il tasso di indebitamento medio delle famiglie siciliane è salito del 2,6% nel corso dell’anno solare 2022 rispetto a quanto emerso nel 2021. Complessivamente le famiglie hanno creato un buco debitorio di 31 miliardi e questo significa una media a famiglia di oltre 15.000 euro.

A Palermo e Catania le situazioni peggiori

L’elaborazione dei dati statistici ha permesso anche di evidenziare le zone della Sicilia in cui il debito delle famiglie risulta più marcato. In particolare desta preoccupazione la situazione di Palermo città e di tutta la provincia. In questa parte del territorio siculo la media per ogni famiglia sale al di sopra dei 18.000 euro. Le cose non vanno meglio per la città e la provincia di Catania con un totale di debiti che si avvicina agli 8 miliardi di euro e una media per ogni nucleo familiare che sfiora i 17.000 euro. Fin qui i dati in senso assoluto, ma ci sono situazioni allarmati anche tenendo conto degli incrementi percentuali del debito. La maglia nera in questo caso è la provincia di Enna con un balzo del 3,6% in un solo anno anche se il debito per ogni famiglia è di poco superiore ai 9.500 euro. C’è poi Trapani e provincia con un aumento su base annua dell’indice debitorio del 3,2%. A seguire le province di Agrigento a Caltanissetta che si stabilizzano intorno al 3%. Sotto questo punto di vista la provincia più virtuosa è quella di Messina con una percentuale del 1,4%. Come detto la media regionale è del 2,6%, che però è migliore rispetto a quella di tutta la nazione. Infatti in Italia i debiti delle famiglie nell’anno 2022 sono aumentati rispetto all’anno precedente in media del 3,5%.

Come valutare i debiti

La media nazionale per quanto riguarda la percentuale di aumento del debito per ogni famiglia è stata nel 2022 del 3,5% rispetto al 2021. C’è però da considerare che il maggior aumento del debito in termini percentuali e non solo si è avuto in tutte quelle zone più avanzate a livello economico e tecnologico. In pratica si potrebbe valutare questo aumento come un segnale positivo della ripresa economica. Infatti, le aziende e soprattutto le famiglie vista la ripresa hanno potuto contrarre nuovi debiti per acquistare beni di qualsiasi genere come la casa, una nuova auto, consentire al figlio di partecipare a un oneroso Master all’estero e molto altro. Questa chiave di lettura ha molto senso soprattutto se si tiene conto che il maggior indebitamento in questo biennio riguarda principalmente la zona nord dell’Italia che notoriamente è anche la più ricca. Dalla disamina della CGIA di Mestre  emerge dunque per il Nord una situazione più florida, mentre per il Sud c’è preoccupazione. Dall’Associazione fanno sapere che se da un lato c’è da prendere atto di una situazione debitoria migliore in termini assoluti per il Mezzogiorno, dall’altro c’è da rimarcare che questi debiti hanno un’incidenza percentuale maggiore perché c’è minor disponibilità economica da parte delle famiglie. Va inoltre tenuto conto che i debiti potrebbero essere potenzialmente letali soprattutto per quelle famiglie economicamente più vulnerabili che si trovano in una situazione di rischio povertà. Altro dato indiscutibile che emerge dall’analisi e che dal 2008 in poi tutte queste crisi economiche dovute al Covid e a tante altre situazioni hanno contribuito enormemente ad aumentare il divario tra i poveri e ricchi.

L’importanza di concedere liquidità a famiglie e imprese

Dando uno sguardo a tutto il contesto economico e in particolare al mondo del lavoro, il quadro non è certamente dei più rassicuranti. Dopo una forte ripresa dovuta anche ad alcuni strumenti messi a disposizione dallo Stato per le attività che erano state colpite dal Covid, oggi si registra un progressivo rallentamento che si va a sommare anche a un vero e proprio crollo del numero di prestiti e di mutui richiesti da famiglie e aziende. Questo secondo la CGIA di Mestre potrebbe essere un chiaro segnale di possibile riavvicinamento da parte di usurai nei confronti delle piccole e medie aziende, con principale riferimento a quelle a conduzione familiare. Nella disamina si tende a sottolineare come spesso in passato gli artigiani e i titolari di partita IVA si sono visti avvicinati da questi usurai che inizialmente si presentano come amici in grado di fare un aiuto anche con una piccola somma, salvo poi dimostrarsi dei veri e propri criminali. Secondo l’Associazione l’unico modo per evitare questo scenario e accompagnare aziende e famiglie in questa fase di grande difficoltà, è facilitare l’accesso al credito. Bisogna concedere liquidità e incentivare la possibilità di utilizzare il fondo per la prevenzione dell’usura.


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