L’Ordine dei Medici di Enna e il “Focus a distanza di tre anni dall’insorgenza della pandemia”

Condividi l'articolo su:

Cosa ci ha lasciato il Covid? Questa la domanda a cui hanno tentato di dare delle risposte illustri ospiti durante il convegno “Focus a distanza di tre anni dall’insorgenza della pandemia”, organizzato lo scorso 29 giugno dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Enna presieduto dal Dottore Renato Mancuso. Un convegno multidisciplinare per tentare di inquadrare in modo più esaustivo possibile le sequele cliniche ma non solo del long covid. Tra i relatori intervenuti il Professore Massimo Galli e il Professore Giovanni Rezza. Dopo gli onori di casa fatti dal Presidente Mancuso: che ha dichiarato: “Oggi abbiamo mantenuto un impegno preso lo scorso anno quando fummo tra i primi a parlare di long covid. In quell’occasione decidemmo di rivederci a distanza di un anno per fare il punto della situazione sul post pandemia e non è detto che questa sarà l’ultima edizione sull’argomento. L’intenzione era verificare cosa c’è oggi di nuovo, quali dati sono stati raccolti sul campo su una patologia ormai persistente, e in questo caso sconosciuta, che segue l’infezione acuta”. Prima di cominciare i lavori della mattinata i saluti dell’Assessore alla Regione, Elena Pagana e del management dell’Asp di Enna con il commissario straordinario Francesco Iudica e il direttore sanitario Emanuele Cassarà.

Tra gli appuntamenti più attesi della giornata la lectio magistralis, del Professore di Malattie infettive all’università statale di Milano e primario all’ospedale Sacco, Massimo Galli su “Covid19 versus Spagnola” che ha spiegato: “Siamo un Paese in cui abbiamo avuto una fortissima esperienza di casi e di vaccinati, almeno 50 milioni di italiani hanno fatto il ciclo iniziale di vaccinazione e 35 milioni hanno avuto l’infezione. Il che non vuol dire che, in prospettiva, siano protetti in maniera assoluta ma è altamente verosimile che l’impatto iniziale con i numerosissimi morti non potremo averlo più. Considerato anche il numero altissimo di italiani che ha fatto la Covid si è conferito una immunità mista, tra quella naturale e quella indotta, che ha una funzione protettiva importante. Resta il fatto che la capacità di mutare di questo virus, di ricombinarsi fa sì che le difese del vaccino e delle infezioni pregresse rispetto a nuove sia solo parziale e che quindi a ottobre potremmo ritrovarci a dover fronteggiare una nuova sfida”.

Il dopo covid – ha ribadito il Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anellidoveva essere un momento di ripresa e rilancio della salute individuale e della sanità pubblica invece assistiamo a tutte le conseguenze del Covid, ormai malattia endemica. Nelle ultime settimane – ricordiamo – abbiamo registrato 70 morti a settimana. Invece in merito al sistema sanità, avevamo pensato a un fattivo riconoscimento da parte delle Stato nei confronti degli operatori sanitari, oggi invece viviamo un profondo disagio legato alle carenze latenti di un sistema che dopo il covid sono esplose sotto gli occhi di tutti.

Il convegno ha avuto un carattere volutamente multidisciplinare in quanto il covid ha lasciato delle patologie multisistemiche, interessando più organi. Tra gli esperti intervenuti Salvatore Corrao, professore ordinario di Medicina interna Università dì Palermo: “Oggi abbiamo una letteratura scientifica che ci offre uno spaccato abbastanza preciso, sono stati svolti infatti importanti studi che hanno come casistiche 10 milioni di popolazioni osservate, 150 mila pazienti. Ormai è un dato assodato la tempesta citochimica dunque l’iper-infezione che si presenta nel covid può dare una lesione cardiaca durante il ricovero, caratterizzando la vita del paziente anche dopo. Abbiamo dati anche su quello che accade nei 24 mesi successivi all’infezione che vanno dalle aritmie a situazioni ischemiche ma anche miocarditi e pericarditi infiammatorie. I dati ci inducono a pensare che più grave è il quadro clinico iniziale maggiore saranno le conseguenze.

Giusi biondi, dirigente dell’unità operativa di Pneumologia dell’ Arnas Garibaldi di Catania: “ il long covid oggi nei pazienti con infezioni pregresse da Coronavirus ha delle sfumature diverse, per fortuna l’entità della patologia non è più la stessa né in termini numerici né come risposta immunitaria del paziente che è cambiata. Il problema che rimane tale e apre a nuovi quesiti è la presenza di pazienti che non rispondono come gli altri sia alle problematiche di carattere polmonare che cardiologico”.

Anche nell’ambito neurologico – come spiegato dal direttore di Neurologia dell’ Arnas Garibaldi di Catania, Luigi Sicurezzail long covid va analizzato soprattutto per quanto riguarda il sistema nervoso centrale e periferico. Ci sono infatti delle nuove molecole in fase di sperimentazione che potranno aiutarci nella gestione delle patologie acute come l’ictus cerebrale ischemico ma anche nello studio di nuove strategie terapeutiche”.



Condividi l'articolo su: