Hub logistico addestrativo, il MDT chiede ai sindaci di Gangi, Nicosia e Sperlinga informazioni e valutazione rischi e benefici

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L’accordo firmato l’8 maggio tra il Ministero della Difesa e i sindaci dei Comuni di Gangi, Nicosia e Sperlinga per la realizzazione di un hub logistico addestrativo negli ultimi giorni è divenuto un punto discussione nella vita politico amministrativa dei comuni coinvolti. Prima i consiglieri di minoranza di Sperlinga e poi a seguire quelli di Nicosia hanno chiesto la convocazione dei rispettivi consigli comunali per chiarire tutti gli aspetti di questa vicenda.

Il Movimento per la Difesa dei territori ha inviato una nota ai sindaci e agli assessori dei comuni di Gangi, Nicosia e Sperlinga chiedendo informazioni e la valutazione di rischi e benefici per la realizzazione di questo hub logistico addestrativo dell’Esercito italiano.

Nella nota il presidente del MDT scrive: “Premesso che siamo coscienti delle potenziali ricadute economiche positive che un indotto di centinaia di militari (anche se per la stragrande maggioranza non stanziali) potrebbe portare ai nostri territori e che sappiamo che all’accordo seguiranno valutazioni ambientali e poi un protocollo e contratti specifici prima di diventare operativo, considerato che il poligono di tiro occuperà un’area di circa 33,5 Km2 a una distanza dal perimetro di 1 Km dal centro del Comune di Sperlinga (sulla destra) e di circa 4 Km dal centro dei Comuni di Gangi (in alto a sinistra) e Nicosia (in basso a destra), come da mappa in nella foto:

In questa prima istanza vi chiediamo di convocare un’assemblea pubblica per informare la cittadinanza sui dettagli dell’accordo da voi siglato con le forze armate, con particolare attenzione alle presenze giornaliere previste nell’arco dell’anno e il calendario e la tipologia delle attività programmate; E in particolare vi chiediamo se avete valutato con attenzione anche i potenziali svantaggi, quali ad esempio:

  1. Rumore: i poligoni di tiro possono generare un elevato livello di rumore, a causa degli spari delle armi da fuoco, nei periodi di esercitazione previsti. Questo rumore può essere fastidioso e disturbare la quiete e la tranquillità della zona circostante (rendendo ad esempio impossibili pascolo e allevamento fino ad alcuni chilometri di distanza dal poligono). Il costante rumore di spari in particolare può essere altamente stressante durante le sessioni di addestramento intensivo o notturno. Dalle nostre ricerche risulta che, senza condizioni atmosferiche perturbatrici, a 1500 metri di distanza gli spari di un semplice fucile da caccia hanno una intensità di circa 60 decibel (dB) (come il rumore di una strada trafficata) e a 4 Km di circa 50 dB, e ovviamente spari di mitra, cannoni e mortai, e scoppi di granate e altri esplosivi, generano un rumore di gran lunga superiore; questi ultimi ad 1 km di distanza (ovvero a Sperlinga), in condizioni ideali, possono produrre un rumore che varia da circa 130 a 160 decibel (dB). L’intensità di rumore ovviamente dipende dall’orografia del territorio, dalle caratteristiche del terreno, dal tipo di arma e dalla quantità di polvere da sparo utilizzata e diminuisce al crescere della distanza (6 dB per ogni raddoppio della distanza) e se ci sono ostacoli frapposti (una riduzione di 10-20 dB per una collina di 200 metri che scherma totalmente la linea di fuoco), ma il rumore percepito nelle tre cittadine non sarà sicuramente trascurabile.
  1. Sicurezza: anche se i poligoni di tiro militari sono progettati con misure di sicurezza adeguate per prevenire incidenti, esiste sempre il rischio di incidenti imprevisti o errori umani. Questi incidenti potenzialmente potrebbero comportare pericoli per la sicurezza delle persone che vivono nelle vicinanze del poligono.
  1. Inquinamento ambientale: l’uso di munizioni e armi da fuoco nei poligoni di tiro può comportare un inquinamento ambientale, in particolare per quanto riguarda i residui di piombo e altri metalli. Questi residui possono infiltrarsi nel terreno, nelle acque sotterranee o essere trasportati da vento e pioggia, inquinare i fiumi (in questo caso il fiume Salso), potenzialmente causando problemi ambientali e per la salute delle persone e degli animali.
  1. Valore immobiliare: la vicinanza a un poligono di tiro militare può influire negativamente sul valore delle proprietà immobiliari e le strutture ricettive nella zona circostante. Alcune persone potrebbero essere riluttanti ad acquistare o affittare una casa vicino a un poligono di tiro a causa del rumore, delle preoccupazioni per la sicurezza o dell’effetto negativo sull’ambiente.
  1. Limitazioni di accesso: oltre all’area perimetrata, a seconda delle politiche e delle norme di sicurezza, potrebbe essere imposto un accesso limitato alle aree circostanti i poligoni di tiro, durante le sessioni di addestramento. Questo potrebbe comportare restrizioni per i residenti locali, come limitazioni all’utilizzo di strade o aree ricreative nelle vicinanze. 

Vogliamo anche sottolineare che l’indotto economico generato da un poligono di tiro non è neanche lontanamente paragonabile a quello generato da una caserma. Anche se potenzialmente (da ciò che si evince dalle interviste) potrebbe ospitare fino a 800 militari, solo una cinquantina saranno stanziali, la stragrande maggioranza si eserciteranno per brevi periodi, della durata che va da un solo giorno a qualche settimana, inoltre di volta in volta per lo più si tratterà di gruppi di dimensione massima di un paio di centinaia di unità, che restando confinati nel poligono per la durata del campo avranno una piccolissima, se non nulla, ricaduta economica sui nostri territori.

Chiediamo altresì che la popolazione dei territori dei Comuni limitrofi di Sperlinga, Gangi e Nicosia venga resa parte attiva del processo decisionale prima di procedere con la stesura e la firma dell’accordo definitivo.

Infine, chiediamo che tipo di compensazioni, per mitigare gli effetti negativi e fornire benefici alle comunità locali (ad esempio potenziamento infrastrutture, opportunità lavorative, compensazioni economiche, bonifiche ambientali, riforestazioni per creare aree cuscinetto), e che limitazioni (ad esempio, se possibile, divieto di utilizzare alcune tipologie di armi pesanti o divieto di tenere esercitazioni con arma da fuoco notturne o in determinati periodi dell’anno, o la possibilità di recedere anticipatamente dall’accordo nel caso in cui divenga evidente una incompatibilità del poligono con il nostro territorio o non vengano rispettati gli accordi) sono stati previsti per il nostro territorio nell’eventualità di conclusione positiva dell’accordo.

In sintesi vi chiediamo di acquisire ogni tipo di informazione necessaria (ad esempio consultando altre comunità che convivono con poligoni militari) anche ai sensi dell’art. 10 del Trattato CEDU, e di dotarvi della consulenza di esperti terzi, per valutare attentamente pro e contro, e di non prendere in autonomia decisioni affrettate che potrebbero compromettere per il prossimo trentennio altri scenari di sviluppo futuro per i nostri territori, come ad esempio quello turistico paesaggistico ed enogastronomico, e danneggerebbero alcuni degli esistenti settori economici, come ad esempio l’allevamento ma anche il settore agroalimentare o anche la caccia”.



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