Il 20 febbraio proiezione del film “Gorgona” e incontro all’Urban Center di Enna

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Il 20 febbraio 2024 alle ore 18 l’Associazione Culturale Mondoperaio organizza presso l’Urban Center di Enna all’Ex Convento dei Cappuccini l’incontro “GORGONA” con proiezione aperta al pubblico dell’omonimo film documentario di Antonio Tibaldi, vincitore nel 2022 del premio come Migliore Documentario Italiano al Festival dei Popoli di Firenze. Il film arriva in Sicilia dopo un tour che ha toccato diverse città, cinema e centri culturali italiani.

L’incontro è organizzato in collaborazione con il Garage Arts Platform, con Bloom Distribuzione e con il Patrocinio del Comune di Enna.

Per l’occasione interverranno diversi ospiti di rilievo:

Carlo Mazzerbo, ex Direttore della Casa Circondariale di Livorno e della Sezione distaccata di Gorgona (Li);

Antonio Gelardi, già dirigente penitenziario, da ultimo Direttore della Casa Circondariale di Piazza Armerina (En) e Direttore reggente dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Catania;

Gabriella Di Franco, Direttrice della Casa Circondariale “L. Bodenza” di Enna;

Salvatore Laterra, Presidente Associazione Culturale Mondoperaio Enna;

Pierelisa Rizzo, giornalista corrispondente Ansa e volontaria presso la Casa Circondariale “L. Bodenza” di Enna.

Con questo incontro Mondoperaio conferma e approfondisce la propria azione sul tema della condizione dei detenuti dopo l’iniziativa di solidarietà “Raggio di Sole” ad inizio 2024 che ha visto l’associazione impegnata nella donazione di beni di prima necessità per i detenuti meno abbienti, in collaborazione con la Casa Circondariale “L. Bodenza” di Enna e con l’Associazione Maria Santissima della Catena.

“Gorgona” ritrae la vita all’interno dell’ultima colonia penale agricola presente in Europa, istituto che occupa l’intera isola ad alcune miglia da Livorno: un modello unico che vale la pena osservare e studiare attraverso la telecamera del regista, che con occhio neutro avvicina il pubblico ai detenuti dell’isola, alle persone che lavorano nel carcere, all’unica abitante ancora rimasta. Per venire ammessi in questo carcere unico al mondo servono precisi requisiti: nessun legame con la criminalità organizzata, niente problemi di tossicodipendenza e una pena definitiva sufficientemente lunga da permettere di costruire un percorso rieducativo.

L’occhio della telecamera conduce lo spettatore in un’immersione senza veli nella vita di cinque detenuti, tra il lavoro quotidiano, il rapporto con gli educatori e il loro difficile percorso, dentro un mondo dove la bellezza avvolge, come un sudario, i delitti e il dolore degli uomini. Con umanità profonda il regista restituisce gesti e luoghi di un’isola e della sua comunità, impegnata in un processo di rieducazione e trasformazione in accordo col tempo lento della natura e le forme delle relazioni tra esseri umani e mondo animale; uno sguardo di prossimità – come recita la motivazione della giuria per il conferimento del Miglior Documentario Italiano – che rinuncia al giudizio ponendosi in ascolto e sollevando domande su temi radicali come l’errore, la colpa, le responsabilità individuali e sociali e sulla possibilità di cucire i margini delle ferite.



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