Napoleone Colajanni “un gigante della politica”, il più illustre cittadino ennese

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Il 2 settembre del 1921, il medico condotto comunale Gaetano Granozzi, si recò  a casa di Napoleone Colajanni, sita nei pressi del quartiere della “giudecca”, a poche centinaia di metri da Piazza Balata, per soccorrere l’insigne uomo politico. Fu chiamato dalla moglie Carolina alle otto del mattino di quella limpida giornata estiva dopo che l’illustre concittadino accusò un improvviso malore. Lui, l’onorevole, era solito alzarsi all’alba per mettersi a lavorare in tranquillità nel suo studio. “Improvvisamente le forze gli vennero meno e, secondo una testimonianza  dell’epoca, si accasciò su una poltrona”. Appena il giovane medico Granozzi giunse al cospetto dell’infermo, il Colajanni esclamò: “Dottore, paralisi cardiaca, nulla da fare”, e reclinò la testa, dolcemente, per non svegliarsi più. Diagnosi fatta, all’istante, da lui stesso, in quanto come si sa, era anche medico.

Diciannovenne, era il 1866, s’iscrisse alla facoltà di medicina presso l’università di Genova, città dove qualche anno prima subì la reclusione, dopo che cadde prigioniero sull’Aspromonte nel 1862. Si era arruolato volontario, appena 15 enne, nel battaglione di Ciro Menotti, al grido di “Roma o morte”. Nel 1867, recatosi a Napoli per partecipare alla spedizione garibaldina conclusasi infelicemente a Mentana, rimase all’ombra del Vesuvio dopo che ottenne il passaggio dall’Università di Genova a quella partenopea. Qui si laurea in medicina nel 1871. Una nota biografica cita che “in quegli anni giovanili, trascorsi da studente universitario, venne arrestato nuovamente per cospirazione repubblicana, insieme ad altri garibaldini meridionali”. Immediatamente dopo la laurea, s’imbarca quale medico di bordo su una nave di linea transoceanica compiendo un lungo viaggio in Sud America traendo “interessanti spunti e osservazioni per i suoi studi antirazzisti e sugli emergenti problemi dell’emigrazione”. La prima esperienza politica la fece da amministratore nel suo comune, Castrogiovanni, dove fu assessore comunale nel 1879.

La prima candidatura politica, senza successo, la pose nel 1882. In quella esperienza, fu osteggiato dai poteri forti Venne osteggiato dalle forze governative, specialmente da Francesco Crispi, ma sostenuto da una crescente popolarità. Tenterà la scalata al Parlamento nelle successive elezioni del 1886 con buoni risultati, mancando però per un soffio l’elezione. Nel 1890 venne eletto deputato alla Camera e lo sarà ininterrottamente fino al 1921, anno della sua morte. Ma in verità, una breve interruzione nella sua vita politica da parlamentare la “subisce” per sua libera scelta. Nel 1892, infatti, rinunciò al mandato, si disse, per le difficoltà economiche in cui versava (le indennità parlamentari non erano quelle di oggi!), ma forse, anche, per una sua etica morale, che non gli consentiva di scendere a compromessi con i potentati politici di allora. Venne rieletto plebiscitariamente dai suoi concittadini il 20 dicembre dello stesso anno e così nelle successive legislature, fino alla morte. Solenni funerali si svolsero il 5 settembre di 98 anni fa, cui parteciparono le più alte cariche dello Stato, parlamentari e una moltitudine di concittadini. Il Consiglio Comunale proclamò il lutto cittadino. In sua memoria, la via dove si trova la casa natale porta il suo nome. A sette anni dalla sua scomparsa, il 2 settembre 1929, venne eretto, in suo onore, un monumento bronzeo, opera dello scultore Ximenes, collocato nella piazza allora chiamata di Santa Chiara, ribattezzata piazza Napoleone Colajanni. Ancora in vita, il 30 gennaio 1921, gli venne intitolato il Regio Liceo Ginnasio.

Napoleone Colajanni, il più illustre tra i cittadini ennesi, medico (mentre era in vita veniva chiama “ù dutturi”), sociologo, demografo, giornalista, scrittore saggista, deputato al parlamento del Regno, già fondatore del Partito Repubblicano Italiano, abbracciò le idee socialiste e fu definito “il gigante della politica”.

Salvatore Presti

(articolo pubblicato nel periodico “Enna in movimento” (2009) e, con ampio servizio fotografico documentale, su www. il campanileenna.it, ed infine nel libro dello stesso autore: “ENNA, Il filo della memoria”, Edizioni Nova Graf, Assoro, 2013).

 


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