Nello storico palazzo Chiaramonte di Enna la mostra “Il Mito e il Sacro”

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Quattro reperti archeologici del I secolo d.C. a tema sacro e mitologico arrivano a Enna in prestito dal Museo Nazionale Romano. Fino al 19 novembre la già ricca e prestigiosa esposizione di Palazzo Chiaramonte, complesso monumentale fra i più rappresentativi della città, si arricchisce della mostra “Il Mito e il Sacro” (vernissage domenica 25 giugno ore 18), esposizione fortemente voluta dal sindaco Maurizio Dipietro, frutto di una convenzione stipulata tra il Comune di Enna e il Museo Nazionale Romano (di cui fanno parte le Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e la Crypta Balbi) di cui è direttore Stephan Verger.

«L’inaugurazione della mostra a Palazzo Chiaramontedice il sindaco Maurizio Dipietrorappresenta il coronamento del percorso di recupero dello storico palazzo che, fino a poco tempo fa, era occupato dagli uffici finanziari del Comune. Un ulteriore prestigioso tassello della politica in tema di attività culturali e di valorizzazione dei beni monumentali che la mia amministrazione ha portato avanti in questi anni. Il “Palazzo della Cultura” della nostra città ospiterà, quindi, pezzi importanti del patrimonio culturale nazionale, in gran parte per la prima volta a disposizione della collettività e di quanti verranno a visitare il nostro territorio,  nella convinzione che gli investimenti in cultura rappresentano una concreta possibilità di crescita, sociale ed economica, per la nostra città».

IL MITO E IL SACRO

L’idea di ospitare alcuni reperti del Museo Nazionale Romano nelle sale espositive di Palazzo Chiaramonte nasce dall’intento di focalizzare l’attenzione sul mito di Kore e Demetra, ambientato in questo territorio. A Enna, dal 27 giugno al 19 novembre, saranno esposte tre lastre fittili di coronamento – due con figura di divinità (Cerere) risalenti al I secolo d.C., ed una di età Augustea sulla quale è rappresentato un rito eleusino – normalmente custodite nei caveau di Palazzo Massimo, ed un’urna cineraria marmorea proveniente dal Museo delle Terme di Diocleziano (databile tra la fine del I – II secolo d. C.) sulla quale è raffigurato il ratto di Proserpina.
Le lastre fittili con Cerere. I due elementi architettonici realizzati in terracotta rappresentano la dea Cerere. In entrambe la dea è  raffigurata con le braccia aperte e avvolte da un serpente. Le mani della divinità stringono elementi simbolici della terra (spighe, fiori e frutti), mentre la capigliatura è raccolta, ma con dei boccoli ricadenti sulle spalle. Nella parte superiore di uno dei reperti si osserva una teoria di ovuli delimitati da un listello piatto, mentre sull’altro si può osservare una teoria di palmette stilizzate.

La lastra fittile con il rito dei Misteri Eleusini. La scena presenta, in altorilievo, Demetra con una corona di spighe su capo e un fascio di spighe tra le braccia, seduta in un’ara circondata da un serpente. La divinità,  con il capo girato, è raffigurata nell’atto di interloquire con una figura femminile (forse la figlia Persefone) vestita con una tunica e che incede verso il centro della scena. Sulla destra un sacerdote offre cibo al serpente. La scena è delimitata nella parte superiore da una teoria di ovuli, mente in basso si rilevano elementi semicircolari.
L’urna con il ratto di Proserpina. L’altare cinerario marmoreo a cassa, di forma parallelepipeda, presenta sul fronte due riquadri delimitati da elementi vegetali tortili nascenti da un cespo, mentre in alto un festone di piccole foglie circoscrive l’area. Il riquadro inferiore è una tabula incorniciata da un listello piatto e da una gola rovesciata e doveva accogliere un’iscrizione, forse dipinta. Quello superiore, invece, ospita la rappresentazione del ratto di Proserpina: su una quadriga in corsa, guidata da un eroe alato, è rappresentato Plutone che afferra alla vita Proserpina, che tenta di divincolarsi. I fianchi dell’ara, delimitati posteriormente da lesene rudentate, sono decorati con alberi di alloro.

La mostra “Il Mito e il Sacro” include anche 13 opere di medio e grande formato del pittore catanese Benedetto Poma, il cui immaginario è spesso conteso tra l’antico e la Sicilia, che ad Enna incontra la mitologia e la sacralità. In particolare l’artista esporrà tre dipinti a tema sacro (“Le tre Marie”; “Una delle Madonne del Gagini”; e “Il crocifisso di Mariupol”) ed esposti nella stessa sala in cui saranno accolti i reperti del Museo Nazionale Romano si potranno ammirare  “Ade” (acrilico su tela, 100×100 cm ) e  “Proserpina” (acrilico su tela, 100 x100cm).

VERNISSAGE

La mostra “Il Mito e il Sacro” sarà inaugurata domenica 25 giugno alle ore 18 dal sindaco Maurizio Dipietro con l’archeologa Sara Colantonio, responsabile del Museo delle Terme di Diocleziano, e la restauratrice Silvia Borghini, accompagnatrice delle opere romane. L’evento inaugurale si concluderà con la messa in scena di “Alcesti” di Viola Lucio, con Serena Ferraiuolo diretta dalla regia di Zoe Pernici (produzione Tangram Teatro Torino), una trasposizione contemporanea del mito di Kore e del tema classico e mitologico e dell’aldilà, di cui l’attore e regista Moni Ovadia scrive: «E’ un monologo di inquietante intensità. L’incalzante scrittura di Viola Lucio  rivela una rara capacità di costruire il personaggio nel contraddittorio spettro dei suoi stati d’animo. Zoe Pernici è una regista dalla particolare sensibilità, non sovrascrive la regia, lavora sottraendo per dare all’attrice la possibilità di spaziare nei suoi registri espressivi. Serena Ferraiuolo è impeccabile, i suoi tempi indovinati. Sulla soglia della vecchiaia ho deciso di seguire le vicende e le avventure di questo piccolo “collettivo” di giovani donne che incarnano il futuro di un teatro possibile non solo perché è mio dovere, ma soprattutto un mio privilegio».

LA MOSTRA PERMANENTE

La mostra “Il Mito e il Sacro”, che inaugura una nuova collaborazione tra il Comune di Enna e il Museo Nazionale Romano destinata a continuare con altri prestiti di opere, è anche l’occasione  per inaugurare ufficialmente le sale espositive di Palazzo Chiaramonte destinato a museo civico della città ed elemento di peculiare importanza della rete museale cittadina. Palazzo Chiaramonte accoglie una collezione fatta di preziosi e antichissimi volumi confiscati ai conventi locali a fine ‘800 e da prestigiose collezioni private, come il Fondo dello scrittore Nino Savarese. Lo storico edificio, trasformato in Palazzo della Cultura lo scorso settembre, oggi completa la sua già ricca collezione con i beni provenienti dall’ex Monastero delle Carmelitane scalze, tra cui spiccano i preziosi argenti.

La Biblioteca comunale. Istituita nel 1867 con i beni confiscati alla Chiesa è composta dal patrimonio librario proveniente dai conventi locali. Si tratta di incunaboli, cinquecentine, edizioni del 1600, del 1700 e alcuni manoscritti. Negli anni molte donazioni di collezione private hanno arricchito la dotazione libraria, tanto che nel 1907 si arriverà a contare 10.000 volumi. Tra le donazioni più importanti sono da annoverare le collezioni private di Nino Savarese, Napoleone Colajanni e Pietro Farinato.  Oltre ai libri sono stati donati alla Biblioteca spartiti e libretti musicali di maestri come Francesco Paolo Neglia, Pietro Antonio Coppola e Francesco Chiaramonte.  Recentemente ai circa 80mila volumi della Biblioteca comunale si è aggiunta la raccolta dello storico dell’arte Rocco Lombardo, originario di Alì Terme ma naturalizzato ad Enna, che venuto a mancare prematuramente nel 2019 ha lasciato alla Biblioteca comunale della città che lo ha adottato oltre 2000 volumi.

Il Fondo antico della chiesa Madre consta di incunaboli, cinquecentine e seicentine, molti di natura religiosa, che spaziano tra i più svariati argomenti: dalla medicina alle scienze, dalla filosofia alle arti. Si tratta di libri di pregio, per la maggior parte rilegati con copertine originali in pergamena e pelle, molti dei quali recentemente oggetto di un restauro conservativo. Tra tutti spicca “Historia veridica dell’inespugnabile città di Castrogiovanni”, prezioso manoscritto di Padre Giovanni dei Cappuccini, redatto a metà del 1700, che può considerarsi a pieno titolo tra i primi storici della città di Enna. Il manoscritto del frate Cappuccino, arricchito da preziosi decori come era in uso al tempo, riassume la storia di Enna dalle origini al XVIII secolo, ma riferisce anche di usi e costumi, delle feste popolari e tramanda persino i cognomi delle famiglie nobiliari del periodo. Restaurato circa 10 anni fa a Palermo nei laboratori della Biblioteca centrale della Regione siciliana, oggi il prezioso manoscritto è esposto a Palazzo Chiaramonte ed è consultabile in versione digitale grazie ad un touch screen.

Nelle ultime tre sale del primo piano è a disposizione dei visitatori la collezione privata di Nino Savarese (Enna 1882 – Roma 1945) – tra i più importanti saggisti del ventennio fascista e amico intimo dell’artista bagherese Renato Guttuso – donata alla Biblioteca comunale di Enna, per volontà dello stesso scrittore, dalla moglie Maria Savoca. L’allestimento comprendente molti suoi manoscritti originali  – tra i quali La Gatteria, Le Novelle, Rossomanno e i relativi appunti -, e trentadue bozzetti inediti di Renato Guttuso, realizzati per la rivista “Lunario siciliano”. In questa esposizione emerge tutto il fascino dello stretto rapporto di stima e amicizia che legava Renato Guttuso a Nino Savarese. Quest’ultimo, attraverso le pubblicazioni di “Lunario siciliano” – coraggiosa avventura condivisa da noti intellettuali del tempo all’insegna della riscoperta delle tradizioni – diede risalto al mondo contadino siciliano all’indomani del varo della legge sul latifondo, illustrando il percorso di realizzazione dei borghi rurali e pubblicando i relativi progetti a cui facevano da corredo i disegni di Guttuso. Completano l’esposizione tutti i romanzi pubblicati dallo scrittore ennese, articoli di giornale, la corrispondenza tra i due intellettuali, documenti fotografici, la riproduzione del catalogo della prima mostra di Renato Guttuso alla galleria “Cometa” di Roma, di cui firma la prefazione proprio Savarese, e due quadri del pittore bagherese: “Ritratto di Nino Savarese” (olio su tela) e “Ritratto di Mario D’Anca” (1937, tempera su tavola).



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