Operazione antimafia Stiela: sette arresti dei carabinieri a Valguarnera

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La mattina del 10 ottobre, i Carabinieri del Reparto Operativo Speciale (ROS), con il supporto dei Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Caltanissetta. Tale operazione è stata condotta in seguito a una richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) della Procura di Caltanissetta nei confronti di sette individui.

In particolare, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia in carcere per Sebastiano Gurgone (71 anni), Sebastiano Calcagno (34 anni), Giuseppe Scibona (70 anni) e Cristofero Scibona (45 anni), tutti residenti a Valguarnera Caropepe. Questi individui sono gravemente indiziati dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante della disponibilità di armi, ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Nello stesso provvedimento, Antonino Martorana (51 anni), indagato per riciclaggio, Filippo Greco (63 anni), indagato per assistenza agli associati, e Rosario Catalano (84 anni), indagato per usura, sono stati posti agli arresti domiciliari.

Le misure cautelari sono il risultato di una complessa indagine condotta dai Carabinieri del ROS in collaborazione con la D.D.A. di Caltanissetta per due anni, focalizzata sul territorio della provincia di Enna, in particolare nella “Valle del Dittaino,” una zona nota come il principale polo produttivo dell’ennese ed oggetto dell’interesse della criminalità mafiosa, come già stabilito in passate sentenze definitive.

L’indagine ha portato a gravi indizi riguardo alla riorganizzazione di Cosa Nostra, in particolare della famiglia di Enna, dopo la scarcerazione di Sebastiano Gurgone nell’aprile del 2019. Gurgone aveva dichiarato di essere un uomo d’onore e aveva assunto un ruolo di leadership nel sodalizio mafioso operante nella zona, ruolo condiviso con i suoi stretti collaboratori, ovvero Sebastiano Calcagno, Cristofero Scibona e Giuseppe Scibona, quest’ultimo nipote e cognato del defunto Domenico Calcagno, una figura di spicco della Cosa Nostra ennese assassinata nel 2003 a causa di dissidi interni all’organizzazione.

L’indagine ha rivelato anche una presunta estorsione ai danni di importanti imprese della Valle del Dittaino, costantemente vessate per estorcere somme di denaro, confermando l’assoggettamento continuo di alcuni operatori economici nella zona. Sebastiano Gurgone, dopo la sua liberazione, avrebbe adottato strategie per riscuotere il “pizzo” con il coinvolgimento di Sebastiano Calcagno, Cristofero Scibona e Giuseppe Scibona. Il gruppo di Gurgone aveva accesso a armi, alcune delle quali erano in loro possesso da anni e che erano precedentemente appartenute a Domenico Calcagno.

In un presunto caso di estorsione, Antonino Martorana è stato accusato di riciclaggio, in quanto avrebbe contribuito a nascondere l’origine illegale di una parte dei fondi estorti emettendo una fattura per un servizio mai effettuato a favore di un imprenditore vittima dell’estorsione.

Il Giudice per le Indagini Preliminari ha riconosciuto la gravità delle prove raccolte anche contro Filippo Greco, che pur non facendo parte dell’associazione mafiosa, avrebbe fornito assistenza a Sebastiano Gurgone, inclusa la mediazione tra Gurgone e il proprietario di un esercizio commerciale a Valguarnera Caropepe. Rosario Catalano, già condannato in passato per associazione mafiosa, è stato indagato per usura continuata nei confronti dell’esercente menzionato.

Durante l’esecuzione dell’ordinanza cautelare, la polizia giudiziaria ha effettuato perquisizioni sia su iniziativa propria che su delega della D.D.A. di Caltanissetta.



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