Dalla relazione semestrale della DIA si rilevano 5 famiglie mafiose in provincia di Enna presenti in 14 comuni

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Nella giornata del 30 settembre è stata pubblicata sul sito del Senato della Repubblica la relazione semestrale della DIA presentata dal ministro dell’Interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del II semestre del 2021. L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a eclatanti manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria. Ciò appare una conferma di quanto era stato già previsto nelle ultime relazioni ed evidenzia la strategicità dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale tesa ad arginare il riutilizzo dei capitali illecitamente accumulati per evitare l’inquinamento dei mercati e dell’Ordine pubblico economico.

Una direttrice d’azione importantissima che ha consentito sino ad ora di ridurre drasticamente la capacità criminale delle mafie evitando effetti che altrimenti sarebbero stati disastrosi per il “sistema Paese”.

In particolare ci occupiamo del fenomeno in provincia di Enna.

Il territorio ennese, cuore rurale della Sicilia che da decenni soffre di una endemica depressione socio economica rappresenta area di interesse per le articolazioni di cosa nostra nissena, catanese e messinese. Particolarmente incisiva è l’ingerenza dei catanesi che approfittando della minore forza dei sodalizi locali e in assenza di una guida operativa riconosciuta in tale contesto infiltrano la provincia anche stringendo rapporti di collaborazione con la criminalità locale.

Cosa nostra nella provincia di Enna risulta articolata in 5 storiche famiglie che operano tra Enna, Barrafranca, Pietraperzia, Villarosa e Calascibetta. Alle predette risultano collegati dei gruppi nei territori di: Piazza Armerina, Aidone, Agira, Valguarnera Caropepe, Leonforte, Centuripe, Regalbuto, Troina e Catenanuova.

Gli interessi della criminalità si manifestano per lo più attraverso episodi di natura estorsiva, di infiltrazioni nel settore agropastorale e di gestione dei rifiuti, nonché mediante il traffico e spaccio di stupefacenti e da ultimo anche la coltivazione di Cannabis. Il 17 dicembre 2021 nell’ambito dell’approfondimento investigativo dell’operazione “Ultra” dello scorso semestre i Carabinieri di Enna e Catania hanno scoperto una ulteriore associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di droga che puntualmente “…provvedeva a coltivare i contatti con i canali di approvvigionamento dello stupefacente presenti nella città di Catania e di Palermo, intervenendo nelle fasi di contrattazione per la definizione del prezzo di cessione e finanziandone l’acquisto, sovrintendendo al trasporto della droga ed alle successive fasi distributive”. La stessa indagine, ha confermato come “… il territorio di Barrafranca costituisca un nevralgico crocevia del traffico di sostanze stupefacenti ed un punto di riferimento per l’intera provincia di Enna e per parte di quella nissena ciò grazie ai comprovati accordi tra i soggetti e dei correlati reati fine afferenti alla illecita detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti ed esponenti della criminalità mafiosa catanese, che li hanno costantemente riforniti di tali sostanze”.

Riguardo allo specifico illecito si ribadisce come sopra accennato che la provincia ennese ha dimostrato essere anche luogo di produzione di sostanze stupefacenti. Al riguardo, il 15 settembre 2021 veniva scoperta dai Carabinieri in località Centuripe una coltivazione di piantagione di Cannabis occultata tra alberi di olivo in un fondo abbandonato.

Sempre alta resta l’attenzione nel contrasto all’indebita percezione di contributi comunitari per il sostegno allo sviluppo rurale soprattutto nel comparto agro-pastorale che nella provincia come in tutto l’entroterra siciliano risulta essere l’unico fattore di traino per l’economia locale. Stante il perdurare della pandemia potrebbe essere ipotizzabile il tentativo delle consorterie di espandere l’infiltrazione del tessuto economico-produttivo approfittando della crisi di liquidità di molti imprenditori e cercando di condizionare le scelte degli Enti locali. In particolare la criminalità organizzata potrebbe intercettare i finanziamenti pubblici che sono stati e saranno ulteriormente erogati per il sostegno dello sviluppo economico al fine di assumere il controllo delle imprese in crisi del territorio. Si segnala che nel semestre continua ad essere commissariato il comune di Barrafranca poiché “all’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale”.

Anche nel semestre in esame rilevante risulta il numero dei danneggiamenti avvenuti nella provincia. Segnatamente sono stati compiuti 229 eventi di cui 71 a mezzo incendio. A tale riguardo il 4 dicembre 2021 nell’ambito dell’operazione “Nemesi” venivano indagati due allevatori di Pietraperzia per danneggiamenti seguiti da incendi commessi nei territori di Enna e Pietraperzia nel luglio scorso al fine di favorire l’utilizzo di quelle terre per i loro capi di bestiame. Gli stessi venivano tratti in arresto unitamente ad altri due allevatori poiché ritenuti responsabili di omicidio aggravato e distruzione di cadavere. L’assassinio avvenuto l’11 luglio 2020 sarebbe stato perpetrato probabilmente al di fuori di contesti mafiosi e per motivi di interesse.

Nel semestre l’analisi della documentazione presentata dalle imprese per l’iscrizione alla “white list” o per la partecipazione a gare pubbliche di appalto ha consentito di emettere alcuni provvedimenti interdittivi antimafia.

 


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